L'Italia non ha nemmeno una squadra ai mondiali per "Young Seniors" (over 35, 40 e 45): l'assenza fa emergere i problemi del settore veterani della Federtennis, fra difficoltà di comunicazione e decisioni discutibili. "Basterebbe permettere a chi vuole di organizzarsi e andare di tasca propria", dice l'ex calciatore Stefano Torrisi, oggi tennista del circuito Senior dell'ITF. Invece…Israele torna in gara dopo 15 anni, e c’è anche il debutto assoluto del Mozambico, dopo 6 ore di auto e un volo aereo da Maputo. Coppa Davis? No, i campionati mondiali a squadre “Young Senior”, l’etichetta coniata dall’ITF per indicare le categorie over 35, over 40 e over 45, maschili e femminili. Una competizione alla quale la Federazione Internazionale tiene talmente tanto da avergli dedicato la copertina della sua newsletter settimanale, spedendo la Fed Cup in seconda fila. L’edizione 2017 è in corso a Città del Capo, in Sudafrica, e rappresenta uno degli appuntamenti fondamentali del circuito dei “seniors”, il tour mondiale per veterani comandato dall’ITF, che conta su un sacco di tornei sparsi per il mondo – una dozzina anche nel nostro paese – e annovera anche tanti giocatori italiani, dagli over 35 agli over 85, compreso qualche ex professionista e più di un nome capace di arrivare in vetta alle classifiche mondiali. Per questo, fa un certo effetto scoprire che fra le 85 squadre provenienti da 25 nazioni diverse, in Sudafrica non ce n’è nemmeno una dell’Italia. “Un vero dispiacere”, commenta da Praga – dove risiede – il 45enne Stefano Torrisi, uno che prima di buttarsi nel circuito senior dell’ITF lo sport l’ha vissuto da professionista nel mondo del calcio (ha giocato a lungo in Serie A, fra Reggiana, Torino, Parma, Bologna e Reggina, oltre che all’Atletico Madrid e all’Olympique Marsiglia; e vanta anche una presenza in nazionale), e dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2007 ha ripreso in mano la racchetta, abbandonata intorno ai 13 anni a favore del pallone. In poco tempo ha raggiunto la classifica nazionale di 3.1, ha vinto tre campionati italiani over 40 in doppio con l’ex top-200 Paolo Pambianco, e oggi è uno dei tanti azzurri che frequentano il tour dei Senior. Bastano quattro chiacchiere per capire che fra i veterani è diffusa l’idea che la Federazione Italiana Tennis non presti la giusta attenzione alla loro attività, malgrado il numero totale di “vet” italiani (dall’over 35 in poi) stia per sfondare quota cinquantamila. “Siamo un gruppo di tennisti dilettanti che nello sport ha già dato – racconta Torrisi – e ci divertiamo a giocare questi tornei per passione, per cercare un po’ di emozioni che ci aiutino a stare bene e a sentirci importanti. Ma ai mondiali a squadre, fra difficoltà di comunicazione e decisioni che non condividiamo, non ci viene data la possibilità di partecipare”.L’ESEMPIO DELLA GERMANIA (E NON SOLO)
Lo zero di quest’anno a Città del Capo lascia il segno, ma non è che i precedenti fossero incoraggianti. Nel 2015 ad Antalya (Turchia) l’Italia era rappresentata appena da due squadre, lo scorso anno a Umago (Croazia) da una sola. E stavolta non c’è nemmeno quella. Il problema che emerge non è tanto la scelta – buona o cattiva che sia, ma da rispettare – della Federazione di non organizzare delle squadre da inviare ai mondiali e finanziare, quanto quella di non offrire a dei privati la possibilità di andarci pagando la trasferta di tasca propria. “Quando la Federazione decide di finanziare delle squadre, come è capitato qualche volta negli ultimi anni, lo fa per puntare al titolo. E così abbiamo visto andare a rappresentare le nostre categorie dei giocatori che non disputano mai nemmeno un torneo senior”. Un po’ come se ai mondiali over 35 di quest’anno fossero andati Lorenzi, Volandri e Starace: avrebbero vinto il titolo a mani basse, ma il movimento dei veterani è un’altra cosa. “Giochiamo per divertirci, e stiamo solo chiedendo di poterlo fare. Se la Federazione decide di non mandare squadre a proprie spese, mi sembrerebbe logico dare a chi vuole la possibilità di organizzarsi per andare a difendere i colori italiani”. Funziona così anche in altri paesi: la Germania, per citarne uno, ha un gruppo di privati che organizzano le squadre e si pagano le trasferte. E a tutti sta bene così. “Dovrebbero solo darci l’ok. Io ci ho provato, inoltrando la richiesta al nostro referente, ma non se c’è fatto nulla. Un anno ci è stato risposto che eravamo troppo ‘scarsi’, mentre quello successivo che avevano già organizzato un team. Poi è successo che i giocatori che sarebbero dovuti andare ai mondiali erano impegnati con le fasi finali dei Campionati di Serie A2 e B, in Italia, e quando abbiamo chiesto di poterli sostituire ci è stato detto che ormai eravamo fuori tempo massimo. E quest’anno non c’è nemmeno una squadra. Il movimento senior muove un sacco di persone, e come ogni tesserato anche i veterani rappresentano un introito per la FIT. Abbiamo degli obblighi che rispettiamo: tesseramenti, visita medica, tasse di iscrizione ai tornei. Eppure ci vengono negate delle possibilità che non costerebbero nulla. Il tennis italiano non sono solamente i professionisti: dietro c’è un movimento di base che sostiene tutte le altre attività”.PROTAGONISTI SENZA VOCE
Al di là dei problemi organizzativi, non è difficile intuire che prima ancora ci siano delle difficoltà di dialogo fra le parti. “Noi alimentiamo questo sport, com’è possibile che non abbiamo voce? Manca un dialogo, non ci hanno mai ascoltato”. Ci hanno provato sul serio, chiedendo anche un incontro con qualche responsabile federale dell’attività veterani, per provare a capire e chiarire certe dinamiche. “Abbiamo fissato un appuntamento lo scorso anno a Milano Marittima, in occasione del torneo ITF più importante d’Italia, ma da parte della Federazione non si è presentato nessuno. Non vogliamo fare alcuna polemica, ma solamente farci sentire. Sappiamo che c’è un consiglio che si occupa dell’attività dei veterani, ma da chi e come è composto? Quando si riunisce? Nessuno sa nulla. Conosciamo solo una persona che funge da referente. Ci piacerebbe far vedere che ci siamo anche noi e intavolare una discussione, per provare a sfruttare certe possibilità. Noi chiediamo solamente di poter partecipare a una competizione stupenda come i mondiali, che riunisce gente come noi da ogni parte del mondo. Siamo disposti a pagarci anche le magliette della nazionale. Penso possa essere un piacere anche per la Federazione vedere gente che si impegna per rappresentare l’Italia in giro per il mondo. Non chiediamo di essere spesati per rappresentare l’Italia, ma di poter spendere dei soldi di tasca nostra per portare la bandiera italiana in competizioni dove altrimenti non ce n’è traccia. A me vedere un mondiale senza l’Italia provoca un grande dispiacere. Specie se non ci vorrebbe nulla per portarcela”. Evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo.
MONDIALI YOUNG SENIORS: TUTTI I PARTECIPANTI
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