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“Combattere la corruzione – ha detto David Haggerty, presidente dell’ITF – è una sfida cruciale per la salute del nostro sport. Questo nuovo accordo darà ancora più slancio alle attuali misure di protezione”. Dopo lo scandalo di un paio d’anni fa, attraverso la TIU gli organi che governano il tennis hanno investito sia in tecnologia sia in personale, lavorando anche a un miglior percorso di formazione per i giocatori e per gli ufficiali di gara, ma il fenomeno del match-fixing resta molto diffuso, anche perché ci sono davvero pochi sport al mondo che come il tennis garantiscono contenuti (e quindi potenziali scommesse, o combine) per praticamente 24 ore al giorno, per dodici mesi all’anno e in tutto il mondo. Da qui l’idea di studiare un sistema che possa monitorare il tutto, sviluppato da una società nata con la mission di fornire servizi informatici. Poi, dopo lo scandalo match-fixing che nel 2006 ha colpito la Bundesliga di calcio, entrata nel mirino della Mafia del Balcani, Sportradar si è dedicata anche ai servizi di controllo, e oggi lavora per oltre 70 Federazioni in tutto il mondo. A controllare il Fraud Detection System ci sono una serie di persone di base a Londra, in un ufficio dove è riuscito a mettere piede Simon Briggs, giornalista del Telegraph, per capire un po’ meglio il funzionamento del sistema. Ovviamente, come sempre avviene quando ci sono di mezzo TIU e scommesse, è tutto secretato, ma qualche informazione è emersa. “Se una quota si muove in un modo che secondo noi non ha senso – ha spiegato uno dei responsabili – dobbiamo cercare di capire il perché, quindi controlliamo le notizie, i social media e via dicendo. Capita di avere anche dei giornalisti freelance sul posto. Se poi decidiamo di approfondire un determinato caso, facciamo direttamente delle ricerche sul giocatore e sul suo mondo: conoscenze e possibili connessioni”.
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Nel complesso, dopo le varie indagini, meno dell’1% degli incontri che fanno scattare l’allarme vengono segnalati alle varie federazioni sportive. “Partiamo sempre dalla speranza – ha spiegato ancora uno dei responsabili, celato dietro l’anonimato – di provare che non è successo nulla di illegale. È un passaggio molto importante: non dobbiamo mai partire prevenuti, altrimenti rischiamo di arrivare a delle conclusioni affrettate”. Per il momento l’accordo con Sportradar non riguarda la TIU, ma solamente l’ITF (quindi né l’ATP né la WTA, e nemmeno i tornei del Grande Slam), perché i tre quarti degli incontri professionistici di una stagione vengono giocati nell’ITF Pro Circuit, ragion per cui il maggior numero di match sospetti appartiene proprio a quei livelli. Tuttavia, questo non significa che la proporzione fra match giocati e potenziali combine sia maggiore a livello Futures, e il problema riguarda l’intero mondo del tennis professionistico. O almeno quello maschile, visto che i dati raccolti negli ultimi anni dicono che solamente il 13% degli incontri sospetti riguardano il circuito femminile, perché le donne sono meno facili da corrompere e in generale più restie a commettere crimini di qualsiasi natura. Dal 2019, il Fraud Detection System sarà al lavoro anche per gli incontri del nuovo Transition Tour, che andrà ad apportare un’ulteriore divisione alla prima fascia del tennis internazionale, con l’obiettivo di ridurre il numero di atleti in grado di definirsi a tutti gli effetti dei professionisti. Gli organi che governano lo sport si augurano che, come conseguenza, possa calare l’ammontare delle scommesse rivolte ai piani più bassi del mondo del tennis, ma l’equazione non è affatto scontata. Per il momento è difficile capire come andrà realmente.