di Cristian SonzogniDavis Amara
Peggio
di così, la trasferta in Israele non poteva andare
di Cristian Sonzogni
Davis Amara
Peggio
di così, la trasferta in Israele non poteva andare. Sconfitta per
3-0
in due giorni, l’Italia del tennis resterà almeno per un
altro anno
in serie B. E alla luce di quello che s’è visto a Tel Aviv, non si
può
non affermare che non lo meriti. Perché attenuanti ce ne sono, ma si
doveva
comunque vincere, o come minimo lottare. Invece nulla. Con Volandri che
si era chiamato fuori e Bracciali mezzo rotto, Andreas Seppi
è tornato
a vedere i fantasmi di inizio anno, sotterrando la sua prestazione contro
David ‘Dudi’ Sela sotto una valanga di errori col diritto
(soprattutto
in avanzamento con la palla bassa). Nonostante questo Andreas si era trovato
avanti per 3-1 al quinto, poi è letteralmente andato in tilt fornendo una
prestazione inspiegabile e sconfortante. E’ stato il match che
probabilmente
ha deciso il confronto intero. Perché in seguito un dignitoso
Simone
Bolelli (nella foto) ha provato a reggere contro Okun, ma il rivale
ha trovato una giornata particolarmente ispirata e non gli ha lasciato
il minimo spazio. Il 21enne emiliano era all’esordio, ci sta anche che
abbia subito un minimo d’emozione, ma non è stato travolto ed
è il meno
colpevole per questa disfatta, anche se ci sono sempre dei limiti ben definiti
sui quali lavorare (risposta, mobilità, rovescio). Nel doppio dovevamo
uscire sconfitti, e così è stato anche se pure qui
c’è da dire qualcosa.
Bracciali e Starace insieme non giocano praticamente mai.
Eppure
sono entrambi del Blue Team, eppure sono i due migliori doppisti azzurri
in questo momento. E’ vero che le loro programmazioni spesso divergono,
ma solo di recente i due avevano giocato qualche match e non si può
pretendere
i miracoli in una specialità che fa dell’affiatamento un colpo in
più,
alla pari di diritto e rovescio. Di fronte a Erlich e Ram, sesta coppia
al mondo, i nostri hanno retto bene per tre set, hanno sprecato un margine
di 3-0 nel secondo, e nel tie-break del terzo si sono trovati avanti 5-4
con due servizi a disposizione. Poi un punto balordo e un doppio fallo
di Bracciali hanno consegnato il matchpoint a Israele, prologo alla chiusura
dell’intero incontro. Si diceva alla vigilia che la trasferta era
insidiosa,
ma mai ci saremmo aspettati un tracollo del genere. Ora c’è da
fare qualche
riflessione, sia da parte dei giocatori, sia da parte della Fit. Va bene
che il movimento è in crescita, va bene che ci sono margini di
miglioramento
e qualche giovane interessante su cui puntare. Ma in realtà il grande
tennis,
sia quello della Davis o quello del Grande Slam, in campo maschile ci boccia
sistematicamente da troppi anni. La base c’è, ma mancano i
trascinatori.
Senza scomodare i Panatta e i Barazzutti, mancano anche solo i Gaudenzi,
i Furlan e i Camporese, che in Davis possano buttare il cuore oltre
l’ostacolo.
E sono questi i giocatori da costruire prima ancora di trovare i campioni.
Ora dobbiamo ‘solo’ evitare il secondo gruppo, ovvero la serie C,
battendo
il Lussemburgo in trasferta dal 20 al 22 luglio. Francamente, anche impegnandoci
in senso opposto, perdere sarebbe dura. Ma nel caso Muller giochi e vinca
da solo tre match, avremmo comunque un altro salvagente chiamato Macedonia.
Solo che a quel punto saremmo davvero alla frutta.
Garbin di nuovo numero
1
Da qualche settimana lo dicevamo. Ora è
ufficiale: Tathiana Garbin è la nuova numero 1 d’Italia,
numero
23 al mondo contro la 24esima piazza di Francesca Schiavone. Sette anni
dopo la mestrina è di nuovo la più forte dello Stivale secondo il
ranking.
Un risultato che corona una stagione per il momento straordinaria, un risultato
ottenuto però grazie anche al momento non proprio felice della Schiavone,
che deve chiarirsi le idee per ripartire verso il tennis di vertice. A
pochi giorni da Italia-Cina, c’è un nuovo duello in casa azzurra,
ma noi
vorremmo vederlo trasferito almeno una decina di posti più su, altrimenti
rischia di non avere troppo senso.
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