FED CUP – Nell’incantevole cornice del Museo della Città di Rimini si è tenuto il sorteggio. Apriranno Errani-Hampton, poi Vinci-Lepchenko. Italia favorita, però… 
Il team americano trascorrerà la vigilia…mangiando un gelato
(Foto Ray Giubilo – FIT / La foto in home page è di Giorgio Salvatori)

 
Dall’inviato a Rimini, Riccardo Bisti – 8 febbraio 2013

 
Era il 1978 quando Fabrizio De Andrè cantava “Rimini”, una delle sue canzoni più complesse e di difficile lettura. I due protagonisti, Teresa e Colombo, si pentono delle loro scelte e guardano al passato con nostalgia, sapendo di non poter tornare più indietro. Non ha potuto tornare indietro nemmeno Simone Cantarini, geniale pittore del 17esimo secolo che fu ucciso (non si sa bene come…) ad appena 36 anni di età. Al primo piano del Museo della Città di Rimini c’è una suggestiva galleria con le sue opere. Alcune sono da brividi. E' situata in fondo a un lungo corridoio, sulla destra. A sinistra c’è la Sala del Giudizio Universale, dove troneggia un affresco in cui gli Apostoli affiancano Gesù, mentre dall’alto gli angeli mandano palme e corone agli eletti e cacciano all’inferno i dannati. Chissà se Corrado Barazzutti e Mary Joe Fernandez ne conoscono il significato. Di sicuro sono consapevoli del fatto che domenica sera qualcuno riderà tra palme e corone, mentre l’altro affogherà nell’inferno tennistico (rappresentato dai Play-Off per non sprofondare nel World Group II, la Serie B della Fed Cup). Ed è possibile che qualcuno possa pentirsi delle sue scelte, proprio come i Teresa e i Colombo raccontati da De Andrè. In clima così suggestivo, quasi surreale, si è svolto il sorteggio di Italia-Stati Uniti, primo truno della Fed Cup 2013. Per l’Italia può essere una gustosa appendice dopo la vittoria in Coppa Davis, mentre gli States sperano che possa essere la nascita di un nuovo ciclo, fatto di tenniste giovani e finalmente competitive senza la zavorra Williams. Il team italiano era scontato, con Sara Errani e Roberta Vinci in singolo e nell’eventuale doppio (anche se sono state annunciate le due riserve, Karin Knapp e Nastassja Burnett). Il grande dubbio era rappresentato dalla seconda singolarista statunitense: dando per scontato l’impiego di Varvara Lepchenko (n. 21 WTA e vincitrice sulla Schiavone al Roland Garros), ci si domandava se Mary Joe avesse optato per Jamie Hampton, mettendo in campo due esordienti assolute, oppure puntare su una Melanie Oudin in ripresa ma che è stata convocata all’ultimo, rispondendo a una telefonata giunta alle 23 dopo il forfait di Sloane Stephens.
 
Ha scelto la prima opzione e la notizia – in fondo – sta tutta lì, non certo nell’ordine di gioco della prima giornata solennemente celebrato dal giudice arbitro Soren Friemel, lo stesso che aveva diretto Italia-Croazia di Coppa Davis. Le prime a scendere in campo saranno Sara Errani e Jamie Hampton, seguite da Roberta Vinci e Varvara Lepchenko. “Siamo leggermente favorite – ci ha detto Sara Errani – ma guai a sottovalutare le americane. Sono giocatrici forti e soprattutto in forma, quindi sarà dura anche con loro”. In merito al match contro la Hampton, “Sarita” non pensa al fatto che per l’americana sarà l’esordio. “Di sicuro avrà tanta voglia di fare bene. E’ una giocatrice potente, dotata di un buon servizio e aggressiva da fondo. Ti può mettere pressione, posso avere qualche difficoltà per quello. Vedremo. Di sicuro non avrò nessun problema sul piano fisico, nemmeno per il fatto di dover giocare due match in un giorno. Nei tornei io e Roberta giochiamo sempre singolo e doppio insieme, siamo preparate”. Per lei, occhi celesti che avrebbero sicuramente ispirato Cantarini, sarà la prima volta in un match ufficiale così vicino a casa. Massa Lombarda, in provincia di Ravenna, dista meno di 100 chilometri da Rimini e il pubblico sarà tutto per lei. La Nuova Italia, priva di Schiavone e Pennetta (che però potrebbero rientrare), non può fare a meno di lei.
 
Dichiarazioni a parte, l’Italia è chiaramente favorita. Sette giorni fa, Andreas Seppi disse che Italia-Croazia sarebbe potuta finire 5-0 per noi o 5-0 per loro senza che nessuno gridasse allo scandalo. In teoria, può andare così anche stavolta. La Hampton è un gradino sotto, ma il tennis che ha disegnato a Melbourne pone sull’attenti. Se dovesse giocare così anche a Rimini…chissà. Capitan Barazzutti, come sempre, predica calma. Tiene un basso profilo e si rifuta di parlare di un’eventuale semifinale contro Repubblica Ceca o Australia. “Non dobbiamo parlare del dopo, ma restare concentrati su questa partita. L’obiettivo è vincere, il precedente risultato in Coppa Davis non cambia niente”. Le americane non parlano molto, non passano inosservate ma quasi. Si sono presentate puntualissime, alle 12 in punto, mentre il team azzurro è arrivato con una decina di minuti di ritardo. Armate di cellulari e macchine fotografiche, le americane si sono dette affascinate dall’affresco attribuito a Giovanni da Rimini. “Abbiamo lavorato bene e siamo pronte – ha detto Mary Joe Fernandez, che per stemperare la tensione ha aggiunto – prepareremo la partita mangiando un bel gelato”. Durante la cerimonia-sorteggio, cui erano presenti Nicola Pietrangeli, Lea Pericoli, il vicepresidente ITF Juan Margets, il presidente USTA Dave Haggerty, l’avvocato Michele Brunetti (spesso Presidente delle Assemblee FIT) e altri personaggi più o meno noti, si è quasi avvertita la sensazione che le americane si sentissero in vacanza-premio. Starà a loro dimostrare che non è così, in un 105 Stadium che si annuncia pieno e colorato. Non potrebbe essere altrimenti, anche se alla fine qualcuno piangerà. E magari affogherà il dispiacere guardando il mare d'inverno, ascoltandosi "Rimini" di Fabrizio De Andrè.