Di Marco Caldara – Foto Getty Images
John Isner e David Ferrer, David Ferrer e John Isner. Da ormai cinque anni l'Heineken Open di Auckland è un affare a due fra il gigante statunitense e il top 5 spagnolo. Il primo ha vinto nel 2010, il secondo tre volte fra 2011 e 2013, prima che long John tornasse a prendersi il titolo. Il pivot di Greensboro ce l'ha fatta nella notte italiana, grazie alla vittoria in finale per 7-6 7-6 sul taiwanese Yen-Hsun Lu, lo stesso che ieri aveva tolto di mezzo Ferrer, conquistando la sua prima finale in carriera. Ma il grande rendimento nei tie-break è stata l'arma in più del davisman a stelle e strisce, capace nel corso del torneo di vincerne sei dei sette disputati, regalando la miglior conclusione possibile a un cammino non brillantissimo. In tutti i suoi primi tre incontri neozelandesi Isner ha lasciato per strada un set (a Lacko, Kohlschreiber e Bautista-Agut), mentre oggi ci è andato molto vicino, chiudendo il secondo tie-break per 9 punti a 7, dopo che Lu, autore di un buon match, ha clamorosamente mancato la volèe che gli avrebbe consegnato un prezioso set-point. "Sapevo che sarebbe stato un match complicato – ha detto Isner – ma sono riuscito a giocare il mio miglior tennis della settimana, contro un avversario che fino all'ultimo non ha mollato di un centimetro. Fatta eccezione per le dieci palle-break mancate, sono molto contento di come ho giocato e dell'esito della finale".
La vittoria di Auckland gli consegna il suo ottavo titolo in carriera, il quinto sul cemento all'aperto. Il modo migliore per iniziare una stagione che per il numero uno americano si annuncia importantissima. Nel 2012 battè sia Djokovic che Federer in due appuntamenti importanti, si spinse sino all'ottava posizione della classifica, e sembrava pronto per salire sempre più su sino ai top cinque. Ma lo scorso anno ha subìto un brusco calo di rendimento, scivolando addirittura fuori dai primi 20, prima che la vittoria ad Atlanta e le finali di Washington e Cincinnati gli permettessero di riprendere fiato. Ora è giunto il momento di tentare nuovamente la scalata, magari già a partire dagli Australian Open. Arriverà più stanco di molti, ma ha un tabellone più che dignitoso (anche se l'esordio con Klizan non è dei migliori), e soprattutto si presenterà con il morale a mille. "Non mi sarei mai aspettato di vincere ad Auckland. Sono arrivato qui un po' scarico dopo il duro lavoro invernale, e senza grandi sensazioni. Ma match dopo match il mio livello di gioco è cresciuto, sino a permettermi il successo. A volta va così: le vittorie – conclude – arrivano quando meno te le aspetti".
A rendergli omaggio anche lo sconfitto, Yen-Hsun Lu, leader assoluto della classifica all-time dei vincitori dei tornei Challenger (con la bellezza di 20 titoli) ma solo alla prima finale in carriera nel circuito maggiore. L'ex numero 33 del mondo ha lottato con le unghie e con i denti, cancellando tutte le dieci palle-break concesse fra primo (3) e secondo set (7), ma nei momenti più importanti è un po' mancato, pagando dazio alla maggiore esperienza (e al servizio) di Isner, capace di sparare 23 ace in due set, 79 nel corso della settimana. "Ha servito in maniera incredibile con ogni genere di angolazione – ha ammesso – ma c'era da saperlo. C'è stato un momento, nell'arco del match, nel quale non sono proprio mai riuscito a leggere la sua battuta. Ma anche quando trovavo la direzione giusta, rispondere era comunque difficilissimo. Ho un po' di rammarico per l'inzio del match, quando ho mancato la mia unica palla-break, che avrebbe potuto significare molto, ma sono comunque più che soddisfatto per la mia settimana. Spero di poter proseguire così anche nei prossimi tornei".