Dicembre, tempo di vacanze anche per i forzati della racchetta. A parte qualche esibizione e le fasi finali delle gare a squadre, è il mese dedicato alla preparazione. Negli anni 90 c'era il riempitivo della Grand Slam Cup, mentre dal 2014 al 2016 si è svolta la pompatissima International Premier Tennis League (IPTL). Quest'anno, a parte qualche spiffero della stampa indiana, silenzio assoluto. È stato Nick Kyrgios, rispondendo via Twitter ai suoi sostenitori, a informare che la competizione era terminata. Messa in una cassetto. Sepolta. A mettere KO l'evento sono state le difficoltà finanziarie. Tuttavia, sembra che Mahesh Bhupathi, ideatore dell'evento, sarebbe al lavoro per farlo rinascere, sia pure in forma ridotta. L'obiettivo sarebbe di farlo giocare in India, paese natale di Bhupathi e in grande crescita organizzativa, con il varo di alcuni tornei Challenger e la nascita della prova ATP di Pune (che prenderà il posto di Chennai). In un tweet di qualche giorno fa, il noto giornalista del New York Times Cristopher Clarey ha avvalorato questa tesi, dicendo che però si tratta di un'operazione piuttosto complicata. Oltre a ingaggi da urlo, l'IPTL aveva una serie di novità regolamentari che avevano attirato una certa curiosità.
DIFFICOLTÀ FINANZIARIE
Tra queste, lo shot clock e un forma di punteggio ridotto, oltre a una serie di elementi votati allo spettacolo come la musica, i DJ, le panchine con tutta la squadra a bordocampo, senza dimenticare la possibilità di effettuare sostituzioni a partita in corso. Dopo due discrete edizioni (soprattutto la prima), lo scorso anno arrivarono in extremis le rinunce di Roger Federer e Serena Williams e una riduzione a quattro franchigie e sole tre tappe. “Volevamo avere Serena e Federer, ma abbiamo avuto qualche difficoltà finanziaria – disse Bhupathi alla stampa locale – Serena è stata solidale e sarebbe venuta volentieri, ma non siamo riusciti a organizzarci”. In sua assenza, nell'impianto di Singapore si presentarono meno di 1.000 spettatori: scenario deprimente, tenendo conto di una capienza di 12.000 posti. Secondo alcune indiscrezioni, L'evento avrebbe sommato una montagna di debiti a cui Bhupathi non sarebbe stato in grado di far fronte. Pare che lo stesso avrebbe grosse difficoltà con alcuni paesi, dove oggi non sarebbe gradito per la voragine finanziaria, fonte di mancati pagamenti sia per i giocatori che per tante persone coinvolte nello staff. Tuttavia c'è proprio Bhupathi dietro il nuovo progetto, più leggero e focalizzato sull'India. E non sorprende che abbia scelto di riprovarci nell'unico paese dove vanta ancora una buona immagine, non fosse per i grandi risultati da giocatore e per l'attuale ruolo di capitano di Coppa Davis.