Una lunga chiacchierata con il 28enne sardo, coach di Laura Siegemund. Dalla vita da allenatore all’avventura nella bolla australiana

Antonio Zucca è uno dei più giovani coach del circuito. La sua carriera da allenatore è iniziata quasi per caso, quando fece da sparring partner a Laura Siegemund agli Internazionali d’Italia 2016. Da lì ha man mano scalato i ranghi, diventando una figura sempre più importante per lei. Dall’Australia ci ha raccontato come sta andando la sua esperienza e il rapporto con la tedesca.

La quarantena è andata bene. Ci siamo potuti allenare regolarmente nelle 5 ore quotidiane a nostra disposizione.” Una quarantena così lunga è stato qualcosa di mai affrontato prima:“Non è stato semplice stare parecchio tempo nella stanza d’hotel. Queste però erano le regole”.

Bilancio tutto sommato positivo nell’avventura australiana per Siegemund:“In queste settimane il suo livello di gioco è stato ottimo.” Nella prima settimana di gioco ha centrato il terzo turno a Melbourne 2, cedendo solo alla numero due del mondo, Simona Halep. “Nei primi due match vinti (contro Niculescu e Aiava, ndr), non ha giocato benissimo. Mentre, contro Halep ha avuto qualche chance, sopratutto nel secondo set, ma non le ha sfruttate“. Sorteggio decisamente sfortunato all’Australian Open, che l’ha vista cedere all’esordio contro Serena Williams:”Nel match contro Serena è stata dura, non le ha dato scampo.” Proprio la fuoriclasse statunitense lo ha impressionato: “Serena è in grandissima condizione. Parlando con altri colleghi, mi hanno detto che non si ricordavano di averla mai vista così in forma a inizio anno“

Nel tabellone di doppio la tedesca non è riuscita a replicare il titolo conquistato agli Us Open 2020, cedendo agli ottavi contro una delle coppie più forti del circuito, Mertens/Sabalenka: “Insieme a Zvonareva (con la quale ha vinto a Flushing Meadows, ndr) giocherà più tornei possibili, sopratutto quelli più importanti. Ma la priorità resta il singolare, dove si trova nella top 50 (numero 48 WTA, ndr)”.

La nuova stagione non si era aperta nei migliori dei modi a causa della preparazione svolta a mezzo servizio:”La preparazione l’abbiamo svolta a Stoccarda, allenandoci insieme a Jennifer Brady per due settimane. Purtroppo a causa di un problema alla schiena, accusato durante il Roland Garros, non è mai riuscita a servire negli allenamenti. Per il resto abbiamo lavorato bene”. Nessun proposito in particolare per il resto della stagione:“L’obiettivo è quello di giocare più partite possibili, in modo da prendere coscienza con i suoi mezzi.

Il 28enne sardo si sta adattando alla carriera da allenatore:“La vita da coach è molto stressante. Sei costretto a stare lontano da casa per molto tempo.” Il rapporto con Laura è davvero speciale: “Si allena sempre al 100%, cercando di fare quello che le chiedo. La nostra relazione mi aiuta tanto nelle trasferte, specialmente ai tempi del Covid-19 e delle quarantene”.

Il portotorrese ha giocato sino al 2017 a livello futures, raggiungendo il best ranking al numero 1066 poco prima di iniziare la carriera da coach. Vivendo quotidianamente con una giocatrice top 50 WTA, si è reso conto della differenza nella cura dei dettagli tra quello che era il suo metodo di allenamento e quello di un giocatore di alto livello:”C’è un mondo di differenza. L’intensità dei loro allenamenti è molto più alta rispetto a come li affrontavo io. A questo livello curano molto di più i dettagli (riscaldamento, prevenzione e studio dell’avversario). Per arrivare in alto è necessario essere meticolosi”.

In chiusura si è detto orgoglioso di aver intrapreso questo percorso:“Le soddisfazioni e le gioie vissute nella mia breve carriera da coach sono state impagabili. Sono molto fiero di aver scelto questa nuova strada”.