Fa discutere il nuovo spot di SuperTennis, in cui si sottolinea la presunta superiorità dei maestri formati dalla FIT rispetto agli altri. DI RICCARDO BISTI 
Il nuovo spot in onda su SuperTennis

Di Riccardo Bisti – 4 aprile 2012


“Signora, cambierebbe il Maestro certificato FIT di suo figlio con due insegnanti qualsiasi?”. “No no, ci teniamo il Maestro certificato FIT. Segue un metodo scientifico, sa come allenare mio figlio e come farlo crescere sano”. Recita così il nuovo spot in onda su SuperTennis. 32 secondi dal tono scherzoso, in cui è stato ripreso il concept utilizzato una ventina d’anni fa per i detersivi Dash, dove una signora rifiutava due fustini “qualsiasi” per tenersi il proprio. Ma allora si parlava di detersivi, mentre qui si tratta di risorse umane. Da qualche tempo, la FIT sta conducendo una campagna piuttosto decisa per mettere in chiaro un concetto: in Italia, l’insegnamento del tennis deve essere di esclusiva competenza dei maestri formati dalla Federazione, con buona pace degli altri enti di promozione e sviluppo. Sull’argomento c’è stato un vivace dibattito a seguito della “Sentenza Pistolesi” del dicembre 2010, quando il TAR del Lazio definì illegittimi alcuni articoli del Regolamento dei Tecnici, perché andavano contro i "Principi dettati dal legislatore comunitario e da quello nazionale in tema di diritto al lavoro, nonché di libertà di iniziativa economica, di associazione, di insegnamento, che nella specie risultano palesemente violati”. La Federtennis ha immediatamente presentato ricorso presso il Consiglio di Stato, che prima ha sospeso la sentenza del TAR e poi l’ha cancellata lo scorso gennaio senza entrare troppo nel merito. In breve, il ricorso di Pistolesi al TAR era inammissibile perché avrebbe dovuto svolgersi tutto nell’ambito della giustizia sportiva senza chiamare in causa quella ordinaria. L’autonomia della giustizia sportiva è sancita dagli articoli 2 e 18 della Costituzione Italiana.
 
Oltre alla vicenda personale di Pistolesi (le sue presunte offese a Binaghi, recepite dal medico Pierfrancesco Parra e dall’osteopata Max Tosello, foriere di una squalifica di 18 mesi e di una sanzione di 10.000 euro), si discuteva della legittimità dell’insegnamento nei circoli affiliati. Il TAR del Lazio aveva “aperto” le porte a tutti, giacchè non esisterebbero motivi per impedire l’insegnamento a chi non ha la certificazione FIT. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza, sottolineando che tali normative sono vigenti addirittura dal 1992 e non dal 2010. La Federtennis aveva recepito la sentenza del TAR triplicando la quota di affiliazione per tutti i club che non si affidavano esclusivamente a personale FIT, e dimezzando le quote d’iscrizione per tutti i maestri che operano in via esclusiva per la Federazione. Incassata la sentenza favorevole, ha comunque mantenuto le distinzioni, riducendo a 80 euro la tassa di affiliazione per “Gli Affiliati che nell'ambito della sola disciplina del tennis non si affiliano ad altri Enti od Organizzazioni che non abbiano in essere convenzioni con la FIT, e che non consentono sui propri campi la disputa di manifestazioni che non sono approvate dalla FIT, garantendo quindi alla FIT, o ad Enti con la stessa convenzionati, l'esclusiva per la gestione dell'attività del tennis”. Novità che invogliano circoli e maestri a restare esclusivamente sotto l’ala protettrice della Federtennis, tanto che un paio di enti e associazioni (PTR e AICS) hanno raggiunto un accordo bilaterale con la stessa FIT. Grazie a questi accordi, gli associati PTR e AICS potranno ottenere qualifiche FIT e operare senza problemi nei circa 3.000 club affiliati.
 
Con la situazione ormai definita, la Federazione si è rivolta all’agenzia di comunicazione ADV Peyote, la stessa che ha realizzato lo spot sul Progetto Campi Veloci e i vari sketch natalizi, per realizzare uno spot che ha già fatto arrabbiare i numerosi maestri in possesso di altre qualifiche. Il senso è chiaro: il maestro FIT è più bravo, quindi bisogna affidarsi a lui. La pubblicità comparativa è legittima, ma la sensazione è che gli “insegnanti qualsiasi” siano quasi derisi, anche perché lo spot termina con gli stessi (due gemelli) che passano mestamente il tappeto su un campo in terra battuta. Chi osserva lo spot è portato a credere che il “metodo scientifico” della FIT (la cui validità non è messa in discussione) sia il migliore possibile per l’insegnamento. Ma non è la stessa cosa che equiparare le tariffe di due compagnie telefoniche. E allora come si valuta il “metodo” di coach internazionali come Alberto Castellani e Claudio Pistolesi? Gente che ha allenato fior di professionisti, portandoli ai massimi livelli. Oppure quello delle centinaia di maestri UISP che insegnano a ragazzi e adulti, facendosi apprezzare per le loro qualità? Dopo aver visto lo spot, cosa può pensare il genitore di un allievo di un maestro UISP (o di qualsiasi altra associazione)? Di aver perso tempo e soldi? L’impressione è che lo spot non abbia centrato il punto. Sarebbe stato forse più corretto porre l’accento su un aspetto regolamentare (nei circoli affiliati possono insegnare solo i maestri FIT: se non succede potete incorrere in sanzioni) piuttosto che citare gli “insegnanti qualsiasi”. Con questo spot, più che esaltare il proprio metodo, si rischia di svilire quello degli altri.