Foto Ray Giubilo

Novak Djokovic sa sempre come avviare lo scambio” : parola di Ken Rosewall!

Chiamati a esprimersi in tema di tattica, gli ex campioni mostrano sempre invidiabili capacità di sintesi e in poche sillabe svelano ciò che altrimenti rimarrebbe oscuro. Alludo naturalmente a personaggi autentici come l’australiano, padroni della materia e scevri dal tritare facili giudizi solo perché ex di qualcosa. 

Così, ciò che potrebbe apparire l’uovo di Colombo, in realtà coglie l’essenza di un tennis alla Djokovic, che non lascia nulla al caso e fa del primo colpo un passaggio vitale nelle diverse chiavi di lettura. Una fase sulla quale il serbo ha lavorato ulteriormente negli ultimi due anni, consapevole del fatto che non è più tempo di scambi prolungati ma di schemi più snelli e meno ingombranti.

Per farlo, l’ex bimbo di Belgrado ha messo insieme una una sobria massa muscolare, lo stretto necessario  a rendere più incisivi i fondamentali, soprattutto quelli in  abbrivio di punti. 

Eccoci dunque al Djokovic dei giorni nostri, lo stesso che, fedele alla scelta adottata, ha carezzato l’altro ieri l’idea di vittoria giostrando al meglio l’avvio del gioco seguito da soluzioni tattiche contenute ampiamente al di sotto dei dieci scambi

Sorte ha voluto che anche quest’anno a far da contraltare, ci fosse, il campionario illimitato di Carlos Alcaraz, capace di fornire all’iberico mosse e contro mosse di potenza inaudita esplose da ogni parte del campo. Un tennista, lo spagnolo della Murcia, patito anch’esso dell’avvio ben ragionato, qualità con cui domenica ha tenuto il serbo sotto scacco. Per lui, l’ottavo titolo in Church Road deve attendere l’anno che verrà e non sarà un tabù, perché accorciando i tempi e  usando le pause il serbo ha guadagnato almeno un paio d’anni  di carriera ad alti livelli. E se l’ultimo dei fab four  rappresenta ancora l’attualità del tennis moderno lo spagnolo, insieme a Sinner e pochi altri, sono già in odor di futuro e del primo colpo stanno  facendo una scienza ad alto voltaggio.