Un match altalenante e a tratti molto bello ha visto prevalere il quasi 38 enne svizzero sul ragazzino terribile danese. E stanotte Stan, campione in equilibrio fra due epoche (e diverse taglie) sfiderà Sinner
«Chissà se ce la fa?!». Questo il quesito serpeggiato tra i numerosi astanti del meraviglioso campo 2 di Indian Wells, alla vista di un Holger Rune che a passo svelto spariva sotto gli spalti del grande impianto dopo un set giocato di corsa e infarcito di errori gratuiti. Ma niente da fare: quel tram era passato maledettamente in orario, e in capo a una manciata di minuti, il danese riappariva tra le righe col viso più aggrottato che mai. Nessuno sa se il biondo dell’Hovedstaden gli sia corso appresso, quel che è certo é che lo sferragliante mezzo era sgusciato via senza di lui recando a bordo la prima frazione del match contro Wawrinka.
Stando così le cose, meglio mettersi l’anima in pace e tentare la risalita da una buca grande tanto quanto un set mal giocato. Tracciando traiettorie diagonali miste a smorzate lungolinea, il ritrovato Holger ha ripreso il filo dell’intera faccenda e, complice un Wawrinka particolarmente ispirato, ha dato fuoco alle polveri regalando al mondo sprazzi di grandissimo tennis. Addirittura celestiale, allorché sul 3 pari il più anziano e il più giovane del circuito si sono tirati di tutto, colmando, per una buona mezz’ora, i reciproci gap dovuti a ragioni di età, piuttosto che di preziosa esperienza. Col vento in poppa lo svizzero è addirittura giunto in pizzo a un matchpoint sul 5-3 del secondo set, prima di gettare tutto alle ortiche per via di un diritto appena più lungo della riga di fondo. Sciorinando spettacolo a piene mani, i due si sono issati fino a un tiratissimo tie-break, uno spaccato di coraggio in cui l’irrequieto danese ha preso rischi dettati dalla bella gioventù, vincendo in rimonta un set che sembrava andato. Il terzo iniziava con i tratti della resa dei conti. Una risoluzione finale tra passato e futuro giocata al presente nel meraviglioso Tennis Garden della bassa California. Una disfida a tutto campo in cui tra una bellezza e l’altra, la vecchia guardia guadagnava un break sul 5 pari. Servendo per il match, questa volta non tradiva indecisioni e con uno squillo di tromba centrava quattro punti in successione portando a 550 i match vinti in carriera. Tutto a dispetto di 37 primavere ben portate e dei rotoletti in zona epa che fanno di lui una figura a mezza via tra il giocatore della domenica, vicino all’uomo della strada, e il grande campione, cresciuto all’ombra di Roger Federer, anche lui foriero del sogno di eterna giovinezza.