POLEMICA – Se il Board ATP rifiuterà le proposte di aumento di montepremi, il torneo californiano tornerà ai soldi offerti nel 2011. “I tornei europei non vogliono crescere”.
Raymond Moore (primo a sx) minaccia di abbassare il montepremi di Indian Wells

Di Riccardo Bisti – 13 febbraio 2013


Il dibattito sui montepremi è sempre più acceso. Qualche mese fa, il Masters 1000 di Indian Wells aveva proposto un maxi-aumento, dichiarandosi disposto a offrire 1.600.000 dollari in più rispetto al 2012 (800.000 dollari per il maschile, altrettanti per il femminile). La proposta, tuttavia, era stata respinta dal Board ATP riunitosi a Londra durante le ATP World Tour Finals. I tre rappresentanti dei giocatori avevano votato a favore, quelli dei tornei…contro. Il capo Brad Drewett, poco prima di scoprire di avere la SLA, si astenne. Il rifiuto ha mandato su tutte le furie Raymond Moore, presidente del torneo. Nei giorni scorsi ha rilasciato una lunga intervista al Desert Sun, in cui ha minacciato di riportare il montepremi ai livelli del 2011, togliendo 1 milione di dollari. Ufficialmente, l’ATP disse che le proposte di Indian Wells non erano in linea con le norme approvate da giocatori e tornei, ideate per garantire una distribuzione uniforme dei montepremi. Indian Wells aveva garantito un aumento soltanto a chi arrivava ai quarti, in modo da garantire lo stesso prize-money a uomini e donne (nel 2011 era accaduto che Caroline Wozniacki, vincitrice del singolare femminile, intascasse 700.000 dollari contro i 611.000 di Novak Djokovic). La proposta di Indian Wells 2013 garantiva un incremento del 29% rispetto al 2012, un incremento superiore del 20% rispetto al minimo richiesto dall’ATP. Come detto, l’opposizione è arrivata dai rappresentanti dei direttori dei tornei: Mark Webster, Gavin Forbes e Charles Smith. “Il loro voto è pura politica, siamo sconvolti – ha detto Moore – non vogliono che un torneo possa distanziare tutti gli altri. E’ chiaro”. Anche Roger Federer si sarebbe interessato alla vicenda, inviando una lettera a Drewett per prendere le difese di Indian Wells.

Secondo Moore, uno dei più fieri oppositori è Mark Webster: “Perché i tornei europei non vogliono progredire al di là di quello che possono fare. C’è totale anti-competitività. I giocatori chiedono sempre più soldi: Webster mi ha detto che i tornei hanno deciso di non aumentare. Secondo lui, se dai un dito ai giocatori loro si prendono un braccio. Insomma, è un “noi” contro “loro”. I tornei non vogliono andare oltre gli obblighi minimi”. Nel 2012, Indian Wells è già stato il Masters 1000 più ricco. La differenza di montepremi è molto netta con i tornei europei. Il più ricco è Madrid, la cui offerta è 1.600.000 dollari inferiore. Il Consiglio ATP tornerà a votare la prossima settimana: in caso di rifiuto, Moore ridurrà il montepremi a 4.500.000. “Ma non sono ottimista – dice – Rispetteremo le regole ATP come buoni cittadini, ma questo non significa che ci vadano bene. Se voteranno contro ci adegueremo al minimo richiesto, offrendo 760.000 dollari ai vincitori (anziché 1 milione) a 8.000 dollari ai perdenti al primo turno (anziché 11.000)”. La polemica riguarda anche il torneo di doppio: l’ATP prevede una ripartizione che destina l’80% ai singolaristi e il 20% ai doppisti. Moore, invece, vorrebbe garantire una spartizione tra 82 e 18. La proposta dell’ATP prevede una proposta di premio di 275.000 dollari per la coppia vincitore, mentre i semifinalisti e i quartofinalisti del singolare intascherebbero rispettivamente 200.000 e 100.000 euro. Moore vorrebbe destinarne 240.000. “Ho chiesto a Mark Young, CEO ATP per l’America, se mi stava prendendo in giro. Com’è possibile che la coppia vincitrice prenda più dei semifinalisti in singolare?”.

Si è espresso anche Justin Gimelstob, rappresentante dei giocatori, il quale si augura che la vicenda possa trovare una soluzione. “Fino ad ora il processo è stato deludente. I giocatori hanno sempre pensato che gli aumenti di montepremi superiori al minimo fossero una buona cosa, soprattutto in un torneo come Indian Wells, dove il guadagno sarebbe distribuito turno dopo turno. Ho sempre creduto che la logica potesse prevalere, e che l’offerta del torneo possa essere non solo accettata, ma accolta con un ringraziamento”. Gimelstob ha votato a favore, così come David Edges e Giorgio Di Palermo, gli altri due rappresentanti dei giocatori. Alcune fonti sostengono che il torneo di Miami non sia felice delle proposte di Indian Wells, perchè così crescerebbe il divario. Attualmente Indian Wells offre 700.000 dollari in più di Miami, e nel 2013 l’evento della Florida dovrà fare a meno di Roger Federer. Che il problema sia tutto qui?