US OPEN – Sara Errani si regala una grande impresa: batte Venus Williams, zittisce il pubblico e ora sogna i quarti. Adesso non troverà Simona Halep, bensì Mirjana Lucic.

Di Alessandro Mastroluca – 30 agosto 2014

 
Excalibur. L'impresa di Sara Errani che zittisce l'Arthur Ashe si nutre dello stesso indistruttibile acciaio in cui era forgiata la spada di Re Artù. Nella capacità di riprendere questa strana partita, si spiegano e si dispiegano le ragioni che l'hanno spinta a chiamare così la sua racchetta. Ha firmato forse la più grande magia del tennis italiano a New York, battendo Venus con l'inusuale punteggio di 6-0 0-6 7-6 anche se quel dito sulla bocca a silenziare un pubblico prevedibilmente schierato per la Venere in campo per se stessa e contro la malattia stona un po' con l'impresa. Stona perché a parti invertite, se la partita si fosse giocata sul Centrale del Foro Italico, le reazioni sarebbero state assolutamente speculari, stona perché proprio sul Centrale di Roma, quest'anno nella finale contro Serena, Sarita ha avuto dalla sua un pubblico partigiano e tifosi che hanno più volte insultato pesantemente la numero 1 del mondo che però si è limitata a qualche occhiataccia. Stona perché non è la prima volta quest'anno che Sara dà l'impressione di sentirsi “accerchiata”, di vedere intorno più nemici che alleati. “Ovviamente ero molto nervosa al tie-break, non ho mai sentito un pubblico così. Ovviamente era tutto per lei, non so perché l'ho fatto” ha commentato. E il gesto, ancorché adrenalinico e per certi aspetti comprensibile,  rimane una reazione stilisticamente rivedibile. “Già da dopo la partita con la Rodionova – ha spiegato Errani – con Pablo in allenamento mi sono concentrata per spingere, per essere aggressiva soprattutto col dritto”, colpo di cui si era molto lamentata dopo il match di secondo turno. “Su questo Centrale velocissimo, contro una giocatrice come Venus, era l'unica strada. Ho giocato bene, se vuoi vincere contro Venus devi giocar bene per forza. Era da Parigi e Roma che non provavo sensazioni così, ma certo sulla terra mi viene più facile”.
 
SEMBRA TUTTO TROPPO FACILE
Sarita scende in campo convinta di poter fare il colpaccio, convinta di potersi regalare un giorno da leonessa a New York. Serve con buona costanza, certo alle sue solite velocità medie, ma le percentuali sono alte e le traiettorie insidiose, velenose, soprattutto quando la palla viaggia a uscire da destra. “Penso di essere riuscita a variare bene il servizio – ha analizzato l'azzurra – per me è un aspetto molto positivo”. Attacca, prende la rete senza paura, sancisce due break con due volée vincenti e approfitta di una Venus più diesel che mai, che in tutto il primo set mette in campo il 30% di prime e regala 18 errori gratuiti. 18, come i “bagel” subiti dalla maggiore delle sorelle Williams in carriera, il primo dal 2010 (contro Jankovic): questo è il primo, però, che le rifila una tennista italiana. Errani, che non aveva vinto nemmeno un set nei precedenti tre confronti diretti, che non aveva mai vinto più di tre game a set, interrompe la serie negativa nella maniera più sensazionale che potesse immaginare. Ma la storia prende una deviazione brusca in apertura di secondo set. La partita cambia completamente. Venus reagisce, comincia a tirare vincenti da ogni parte del campo, il pubblico si esalta e sembra spingerla a reagire dopo il primo KO. In un amen è di nuovo 6-0, stavolta per l'americana. La simmetria è perfetta: 18 errori nel primo set, 18 vincenti nel secondo. È il terzo “bagel” stagionale che subisce la romagnola dopo quelli contro Serena in finale a Roma e da Halep a Doha. Non succede spesso nel tennis femminile di vedere due “ciambelle” di segno opposto nella stessa partita. È già accaduto a Venus, però, sempre agli Us Open, nel 2009 contro Kim Clijsters. Anche allora, la cinque volte campionessa di Wimbledon uscì sconfitta (la belga vinse 6-0 0-6 6-4).
 
A DUE PUNTI DALLA SCONFITTA
Errani vince così la seconda partita in carriera dopo aver subito un 6-0 (l'altra contro Petrova a Dubai l'anno scorso). È la terza italiana che batte Venus Williams dopo Silvia Farina e Flavia Pennetta. L'hanno aiutata cuore e spirito che l'hanno spinta a non mollare dopo essersi trovata sotto 5-3 e a due punti dalla sconfitta. Sarita vince tutti gli scambi prolungati, porta a casa anche il più lungo del match, un braccio di ferro da 24 colpi chiuso con un perfetto lungolinea di rovescio che le consegna due palle break nel terzo game: Venus si salva ma firma la resa alla terza occasione con un doppio fallo. Ma l'azzurra si fa controbreakare da 30-0. Venus allunga 5-3, ma perde di nuovo il servizio con un dritto largo di poco. Nel decimo game Sarita estrae dal suo completissimo repertorio tattico una volée da applausi e forza al tiebreak. Venus neutralizza il primo allungo, da 2-0 a 2-2, ma Errani gioca un'altra volée smorzata delle sue e l'americana non riesce nel generoso tentativo di recupero.
 
E LA HALEP SI TOGLIE DI MEZZO…
Venus Williams perde lucidità e brillantezza atletica, sbaglia 4 rovesci nei primi 7 punti. È sulla diagonale sinistra che soffre di più soprattutto sulle palle alte e cariche di rotazione dell'azzurra, che sale 5-3 ma sbaglia una risposta a una seconda innocua poi gioca una palla corta che corta lo è solo di nome: 5-5. Sara però, ha riservato il meglio del suo repertorio per il finale. Vince il punto del torneo, uno scambio infinito, senza respiro, attacca la profondità, chiama Venus a rete e chiude al volo per il 6-5. In quel momento, l'adrenalina l'ha spinta a zittire il pubblico. L'ultimo vincente, un cross di dritto in contropiede, è il preludio di un sogno. Perché agli ottavi non avrà Simona Halep, bensì Mirjana Lucic, semifinalista a Wimbledon 1999, quando riuscì a battere anche Monica Seles. Scappata da un padre violento, sposata con un italiano, Daniele Baroni, che l'ha convinta a tornare in campo, da quel giorno non era più arrivata alla seconda settimana di uno Slam. “Non conoscevo la sua storia – ammette Sara Errani in conferenza stampa – ma ricordo di averla vista da Bollettieri quando avevo 12 anni”. A New York, Lucic ha ritrovato la sua personale strada per la felicità, è partita dalle qualificazioni e completato la più grande sorpresa di questa edizione. “Adesso ho un matrimonio felice, gioco a tennis solo perché amo questo sport – ha raccontato Lucic, commossa fino alle lacrime in conferenza stampa – Questo è senza dubbio il giorno più bello della mia vita”.