“Ho vissuto raccolto tante sconfitte consecutive. Per me è difficile parlare quando mi sento giù, nessuno vuole ascoltarmi. Non penso che in questo mondo ci sia solidarietà per il perdente. L’unica cosa che devi fare è diventare una vincente. Se sei una vincente, puoi condividere con gli altri le ‘tragedie’ che stai vivendo. Non ho bisogno di piangere. Se perdo la partita mi rialzo, vado ad allenarmi e vinco. Nel 2015 ho pensato al ritiro perché perdevo una partita dopo l’altra, ma quest’anno sono tornata. Oggi posso condividere con voi questa storia dalla prospettiva di una vincitrice. Avete la pazienza di ascoltarmi perché adesso sono una vincitrice. Se fossi una perdente, voi non sareste qui. La maggior parte dei giornalisti sarebbero lontani”. Sono le parole di Shuai Zhang, miglior giocatrice cinese, dopo la vittoria contro Simona Halep a Pechino. Uno sfogo, più che una dichiarazione. La Zhang ha raccontato quello che succede ai tennisti quando perdono una partita. Lontani dall’attenzione, non hanno la possibilità di parlare, raccontare le loro emozioni. Una presa di posizione comprensibile, ma è ovvio che i giornalisti (per questioni di tempi e di spazi a disposizione) non possono stare dietro a tutti. La sua vicenda resta comunque interessante, vuoi per la frase “da titolo” (“In questo mondo non c’è pietà per gli sconfitti”), vuoi perché ha centrato i quarti in uno dei tornei più importanti dell’anno, forse il più importante per una giocatrice cinese.
UN ANNO FA, LA SCELTA DI RITIRARSI. MA POI…
Come nove mesi fa in Australia, ha battuto Simona Halep. Lo ha fatto ancora più nettamente rispetto ad allora, con un severo 6-0 6-3. “Ho giocato meglio perché avevo più fiducia, poi siamo al China Open, il mio torneo preferito”. E’ stata aiutata dai 6 doppi falli e 23 errori gratuiti della Halep, ma resta un risultato importante. A maggior ragione pensando a dove si trovava un anno fa: perse al primo turno, era scesa al numero 191 WTA e aveva deciso di ritirarsi. La sua famiglia la convinse a giocare un ultimo torneo, all’Australian Open. Dal niente, mise insieme sette vittorie consecutive (tre nelle qualificazioni e quattro nel main draw, compresa quella sulla Halep). Da lì, ha deciso di andare avanti. Oggi è numero 36 WTA ed è già certa di raggiungere il best ranking: comunque vada, lunedì sarà numero 28, meglio della 30esima posizione raggiunta due anni fa. “L’anno scorso ero molto triste. Lavoravo duramente ma non vincevo mai, non riuscivo neanche a giocare bene. Ma quest’anno è cambiato tutto, ho ritrovato fiducia. Quando voglio giocare l’incrociato, la palla va dove dico io. E lo stesso per il lungolinea. Ho il controllo di quello che succede in campo”. Curiosamente, nei quarti sfiderà Johanna Konta, la stessa da cui aveva perso all’Australian Open. Allora arrivò distrutta e appagata, stavolta vorrà portare a casa il risultato. E continuare a stare, per una volta, dalla parte dei vincenti. Quelli di cui ognuno vuole conoscere il parere.
“In questo mondo non c’è pietà per gli sconfitti”
Nonostante la splendida vittoria contro Simona Halep e il best ranking appena conquistato, Shuai Zhang si concede un piccolo sfogo. “Sono qui e posso raccontare la mia storia solo perché ho vinto, altrimenti voi non sareste qui”. Un anno fa aveva deciso di ritirarsi, ma la convinsero a giocare un ultimo torneo. Ed è successo che…