AUSTRALIAN OPEN – Il serbo domina Ferrer in 89 minuti e vola in finale. Le semifinali femminili sono durate di più! “Il segreto? Evitare di dargli chance”.
L’espressione di David Ferrer dopo la stretta di mano dice tutto
 
Di Riccardo Bisti – 24 gennaio 2013

 
Ci sono tanti modi per descrivere il modo in cui Novak Djokovic ha umiliato David Ferrer. E’ stato potente, efficace, spietato…e metteva anche un po’ paura. Anche il diretto interessato ha dovuto riconoscere la bontà della sua prestazione. “Si, è stata una delle migliori della mia carriera” ha detto dopo il 6-2 6-2 6-1 maturato in meno di un’ora e mezzo. La vittoria in tre set ci stava, soprattutto dopo le tante difficoltà incontrate da Ferrer nei quarti contro Almagro, ma non così netta. Paradossalmente, il murciano avrebbe offerto uno spettacolo migliore. Col suo tennis aggressivo avrebbe tirato più vincenti. Ferrer è uno splendido ribattitore, ma non ha il “punch” per mettere Djokovic in un angolo. Il problema è che questo Djokovic ha una risposta per tutti. Sono bastati appena 89 minuti per certificare la realtà: quando manca Rafa Nadal, il tennis è un affare a tre. Ferrer ha fatto il miracolo stando davanti al resto del mondo, ma rispetto ai migliori c’è un abisso difficilmente colmabile. Forse sulla terra battuta, dove ha anche superato Murray al Roland Garros…ma sulle altre superfici non c’è nulla da fare. Non c’è nulla da fare per nessun altro, specie se Del Potro si fa sorprendere da Chardy, Berdych e Tsonga si confermano inferiori e tutti gli altri sono ancora distanti, a partire dai giovani (Tomic e Raonic sculacciati da Federer, Dimitrov non pervenuto). Contro Ferrer, Djokovic ha messo in atto uno spettacolo di balistica. Gli ha strappato il servizio in sette occasioni, ha tirato 30 vincenti (a 11), 6 ace (a 1) e ha vinto 85 punti (contro 41). In tutta la partita, ha commesso 16 errori, la metà esatta di Ferrer. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
 
Ferrer è sceso in campo con le solite armi: tenacia a pazienza, nella speranza di restare in campo il più a lungo possibile. Ma ogni volta che lo scambio superava i due colpi, Djokovic faceva correre lo spagnolo come un disperato. Giocava al gatto col topo. Una superiorità impressionante che ha spedito Ferrer in stato confusionale, tanto da fargli sbagliare un cambio di campo sul 5-1 nel secondo. Sembrava un pugile suonato e impotente. “Ehi, in semifinale non è mai facile – ha puntualizzato Djokovic – giochi sempre contro i migliori al mondo. Bisogna essere concentrati su ogni colpo e non dargli opportunità. Se concedi una chance a Ferrer, lui sa come prenderla”. In effetti è vero: per informazioni, chiedere ad Almagro. Ma Djokovic è stato spietato. “Non ho la pretesa di giocare sempre al top, ma stavo bene mentalmente. Ho la testa libera e spero di giocare bene anche in finale”. In precedenza, Ferrer aveva battuto Djokovic cinque volte, ma mai in uno Slam. Sin dal primo punto, non si è mai avuta la sensazione che potesse farcela. “Nole ha giocato molto bene, no? Oggi non ho avuto chance. Posso solo dire che Novak mi è stato superiore in ogni momento”. Djokovic ha un’arma in più: è molto tranquillo e rilassato. Non capita tutti i giorni che un finalista Slam torni in campo un’ora dopo la semifinale, vestito da dottore per “soccorrere” Henri Leconte durante un doppio senior. “La diagnosi, confermata da un mio assistente, è che è completamente pazzo”.
 
Qualcuno pensa che le quasi quattro ore impiegate per battere Almagro abbiano condizionato la prestazione di Ferrer, ma non è così. Avrebbe anche potuto usufruire di un bye, ma avrebbe perso ugualmente. “In questo momento avverto grandi sensazioni sul campo da tennis”, dice il serbo. In effetti è parso molto creativo: non si è limitato a picchiare, ma ha usato lo slice, si è avventurato a rete, ha cercato gli angoli più arditi. Un break nel quinto game lo ha mandato in fuga, come Pantani quando si alzava sui pedali. Il secondo break arrivava con un doppio fallo di Ferrer, sempre più demoralizzato. L’unico problema di Nole sono state…le lenti a contatto. A un certo punto ha sgranato gli occhi e si è messo un collirio a un cambio di campo. Ma ci vedeva benissimo: il campo di Ferrer sembrava grande come una pista d’aeroporto. Lo scambio più bello è arrivato in avvio di terzo set: 32 schiaffi, terminati con un errore di Ferrer, che ha consegnato a Djokovic l’ennesima palla break. Ovviamente trasformata. David ha ceduto di testa solo nell’ultimo game, quando ha commesso tre errori consecutivi come se volesse mettere fine al massacro. Avere pietà di sé. Djokovic ha fatto sapere che darà un’occhiata alla semifinale tra Federer e Murray. “Ma certo. Io amo il tennis. Il tennis è la mia vita”. Chissà se lo pensa davvero oppure ha pensieri contorti come quelli di Andre Agassi, rivelati a scoppio ritardato nella sua autobiografia. “Io non sono solo un giocatore. Sono un fan di questo sport. Mi piace vedere grandi partite, e gli incontri tra Federer e Murray sono sempre speciali”. Se lo pensa davvero, gli applausi sono doppi.

Lo show di Novak Djokovic