La finale di Davis parte a fari spenti. Serbia e Repubblica Ceca hanno già vinto di recente, e l’interesse sembra circoscritto ai due paesi. Ma c'è il dubbio-Tipsarevic… 
Il team della Repubblica Ceca, guidato ad interim da Vladimir Safarik

Di Riccardo Bisti – 13 novembre 2013

 
I 15.500 spettatori che affolleranno la Belgrade Arena non saranno d’accordo, ma sarà una finale di Coppa Davis in tono minore. Se è vero che ci sarà il giocatore del momento, quel Novak Djokovic che non perde da 22 partite, non c’è una vera storia da raccontare. Serbia e Repubblica Ceca sono meritatamente in finale, ma sono l’emblema di due piccole realtà con la fortuna di avere grandi campioni (anche se frutto di una scuola, soprattutto la Repubblica Ceca). L’interesse globale per questa finale non è un granchè, forse perché arriva subito dopo le ATP World Tour Finals, o semplicemente perché il pubblico ha bisogno di una pausa dopo 10 mesi a tutta birra. Sarebbe stato diverso se ci fosse stata una squadra a caccia del primo successo (l’Argentina), oppure che non vince da tempo (Francia, Stati Uniti o Australia). La geografia del tennis è cambiata ed è un bene, ma tra gli effetti collaterali c’è il rischio che la finale interessi soltanto ai paesi interessati. Si è visto due settimane fa per la finale di Fed Cup, sarà così anche stavolta. La Serbia ha già scritto la sua storia tre anni fa, quando vinse la sua prima insalatiera battendo la Francia in questo stesso impianto, grazie al punto decisivo firmato da Viktor Troicki. Oggi il serbo è fermo a causa di una squalifica per doping che potrebbe addirittura tenerlo fuori dall’impianto (in occasione della semifinale contro il Canada non lo hanno fatto entrare). La Repubblica Ceca è campione in carica, imbattuta da sette partite: Vladimir Safarik, capitano ad interim vista l’assenza di Jaroslav Navratil (ricoverato a causa di un’embolia polmonare, è stato dimesso in queste ore), starà facendo gli scongiuri pensando al fatto che il team di Fed Cup è stato sconfitto dopo sette vittorie consecutive. Quello di Davis cercherà di battere le superstizioni e arrivare a quota otto.
 
La grande speranza, per i cechi, risiede nelle cattive condizioni di Janko Tipsarevic. Il numero 2 serbo è dolorante a un piede, tanto da essersi ritirato dopo appena tre game al torneo di Valencia. “Sono ancora in fase di recupero – ha ammesso Tipsarevic, vincitore del punto decisivo contro il Canada – vengo da due settimane difficili. Ho provato ad allenarmi un po’, non ho provato dolore, ma prenderemo una decisione definitiva mercoledì sera”. In caso di forfait, la lista dei possibili sostituti è piuttosto lunga. Filip Krajinovic, Boris Pashanski, lo stesso Ilija Bozoljac e il giovane Dusan Lajovic. Quest’ultimo sembra essere il più indicato. “Tuttavia, se avrò la possibilità di giocare anche soltanto una partita, sarò in squadra – ha concluso Tipsarevic – abbiamo ancora un giorno per prendere la decisione definitiva”. I regolamenti, infatti, consentono ai capitano di cambiare formazione fino a un’ora prima del sorteggio. Da parte dei cechi, c’è la comodità di trovarsi nella posizione di underdogs. Quando la squadra avversaria può contare sul giocatore del momento, non hai nulla da perdere. Il successo passerà necessariamente dal doppio, dove Berdych e Stepanek sono quasi imbattibili: in 14 doppi giocati in Davis, ne hanno vinti 13. Hanno perso soltanto contro Lopez e Verdasco nella finale del 2009. Saranno favoriti, anche se Zimonjic-Bozoljac hanno trovato una buona alchimia, tanto da battere i gemelli Bryan a Boise. Il progetto ceco, dunque, passa dal doppio e dai singolari contro il numero 2 serbo, chiunque esso sia. Il match-clou sarà Djokovic-Berdych, ma i precedenti dicono 14-2 per Nole (e 12-0 sul duro). Gli unici successi di Berdych risalgono a Wimbledon 2010 e a Roma 2013. Un po’ poco per pensare di fare il miracolo.
 
“Ogni punto sarà molto importante – ha detto Berdych – ma non dobbiamo dimenticare che ne basteranno tre. Direi che il più importante sarà il doppio. In passato è stato fondamentale e credo che lo sarà anche stavolta”. Senza contare la motivazione extra di un eventuale successo da dedicare al capitano assente. Insomma, “la” storia manca ma potrebbe crearsi durante il weekend. Il bello della Davis sta proprio nella sua imprevedibilità. In fondo, chi avrebbe mai pensato, alla vigilia delle rispettive finali, che giocatori come Boetsch, Escudè, Youzhny o Steeb avrebbero potuto diventare eroi? “Molti giocatori sono già in vacanza, lo so – ha detto Berdych – ma sono convinto che cambierebbero volentieri la loro posizione pur di giocare una finale di Coppa Davis”. Chissà che qualche personaggio non possa diventare un eroe a sorpresa. In fondo, la Davis ci ha spesso saputo sorprendere.