Abbiamo testato la nuova Wilson Pro Staff RF 97 Autograph, la racchetta di Roger Federer. Ecco un’anteprima della prova. La recensione completa sul numero di settembre de Il Tennis Italiano, quando arriverà nei negozi … di ROBERTA LAMAGNI
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di Roberta Lamagni

 

La curiosità è grande, quando dal cellophane rigorosamente nero che custodisce il “tesoro”, finalmente estraiamo la Wilson Pro Staff RF 97 Autograph. Altrimenti detto, il nuovo scettro di Sua Maestà Roger Federer.

All’ennesimo aggiornamento di un attrezzo che per anni ha subito solo lievi variazioni, salvo passare da un piatto di 90 pollici quadrati a 97, nel 2014, quest’ultima versione porta all’estremo il culto della personalità, attribuendo al volto iconico di Roger la migliore garanzia di qualità.

Autografo del campione appena sopra il manico e ripetuto nella gola, accanto al volto. Quello che colpisce a una prima presa, ancora prima di scenderci in campo, è l’accuratezza dei dettagli. Marca e modello emergono dal fusto, che nella parte “bassa” è composto da un nero opaco, raffinatamente ruvido, trasmettendo una piacevole esperienza tattile.

 

 

L’incordatura è quella del vero campione, Champions Choice nella sua declinazione federeriana, ovvero montato reverse, come si dice in gergo, con Natural Gut sulle verticali e Luxilon Alu Power Rough sulle orizzontali.

In campo siamo in 4: 4 giocatori di 4 categorie diverse, con caratteristiche molto differenti.

 

 

Da ex B1 che ora si “diverte” dietro a una scrivania, quindi con una tecnica discreta e allenamento pressoché nullo, quello che posso percepire credo interessi al vasto pubblico dei grandi appassionati.  

Non appena in mano, il telaio trasmette una richiesta di forza. Il peso è importante, 340 grammi – le caratteristiche tecniche di questa nuova “Federer” rispecchiano esattamente la precedente – e anche se il bilanciamento è decisamente arretrato, questa scelta per le mie braccia la rende solo parzialmente giocabile.

 

Mi spiego meglio. Colpita ad altezza anche, davanti al corpo (per farlo spesso occorre dunque una buona preparazione) sembra di maneggiare un violino: la palla esce veloce e pesante.

L’impatto è pieno e davvero molto piacevole, del resto il budello si fa sentire. In questa situazione anche il topspin è piuttosto agevole… in questa situazione, però.

 

Su palle alte o, ancora peggio, su palle molto basse, spostare la testa e velocizzare il movimento per renderlo efficace è impegnativo, quasi proibitivo per braccia poco allenate.

Il back invece è universalmente godurioso; la rasoiata è un raggio laser e non occorre saperlo padroneggiare alla perfezione per giocarlo con efficacia.

Il servizio può rivelarsi “fiacchetto” come micidiale, a seconda della velocità di esecuzione che si è in grado di esprimere

 

Ma queste sono solo alcune impressioni. Troverete una recensione più completa, con i pareri di tutto il team di Tennis Italiano e foto di backstage sul numero di SETTEMBRE. Vi aspettiamo!