L'OPINIONE – La trasparenza voluta dall'Organo Giudicante ha consentito (a noi, ma soprattutto a voi) di farsi un'idea sull'eterna vicenda Bracciali-Starace. La nostra è in cantiere, ma la daremo dopo la lettura del dispositivo. La certezza: ci vuole una sentenza la più rigorosa possibile. 

ROMA – “Cosa avremo ancora da dirci?”. E' iniziata così, con una battuta dell'avvocato FIT Massimo Proto, l'ennesima giornata dedicata al processo Bracciali-Starace. Tra primo e secondo grado, le parti si sono studiate fino alla noia e la resa dei conti è sempre più vicina. Il prossimo 10 ottobre, alle ore 10, Alfredo Biagini e i componenti Mario Procaccini e Luigi Supino leggeranno la sentenza e capiremo subito se la vicenda sportiva si chiuderà qui oppure ci sarà un ulteriore ricorso al Collegio di Garanzia del CONI. La novità del del Processo d'Appello ha riguardato la trasparenza voluta dalla Corte: come saprete, hanno accolto l'istanza di TennisBest e ci hanno consentito di assistere ai lavori. Per noi è stato un lavoro delicato ma di grande importanza, perché il nostro racconto (abbiamo pesato ogni parola con l'obiettivo di essere più chiari, onesti e trasparenti possibili) consentirà ai lettori di farsi un'idea in piena autonomia. Dopo ogni intervento, Alfredo Biagini faceva mettere a verbale una sintesi di quanto espresso. Una sintesi, appunto, funzionale alla decisione che maturerà in settimana (il Collegio si radunerà almeno due volte prima di sabato prossimo). Noi abbiamo provato ad andare oltre, raccontandovi il clima che si respirava in aula e cercando di cogliere i dettagli più significativi. In questa sede non daremo opinioni specifiche sul merito per una semplice questione di rispetto: delle parti, ma soprattutto del Collegio Giudicante. Biagini, Supino e Procaccini hanno l'autorevolezza e l'esperienza necessaria per giudicare senza farsi condizionare da un articolo giornalistico, ma riteniamo che in questo momento non sia opportuno esprimere un parere. Ce l'abbiamo, ed è anche piuttosto chiaro: lo daremo dopo la lettura del dispositivo e siamo curiosi di confrontare le nostre sensazioni (e le previsioni) con quello che effettivamente dirà la sentenza.


INDAGINE NON INDIMENTICABILE

L'ultima udienza è stata serrata ma serena. Azzerate le frecciate polemiche delle due udienze passate, c'è stato addirittura spazio per qualche battuta. Il ritardo di Chiappero a causa del volo (l'udienza avrebbe dovuto iniziare alle 13, è scattata alle 13.55), qualche battuta tra avvocati sull'efficacia (o meno) delle arringhe quando le sentenze sarebbero già scritte e un'asserzione scherzosa di Guido Cipriani: quando una richiesta della difesa Bracciali è stata definitiva “eccentrica”, è intervenuto dicendo: “Solo sul piano squisitamente tecnico, eh!”. Note di colore a parte, dopo aver ascoltato gli interventi di merito, ci sentiamo di sottoscrivere ancor di più quanto detto da Federico Ferrero su TennisBest Podcast: "Dal punto di vista della prova non penso che diventerà un processo modello per la parte accusatoria. I fatti sono abbastanza chiari, ma gli inquirenti non hanno avuto la capacità di raccogliere i dati sufficienti per togliere ogni dubbio". L'impressione è che a Cremona non abbiano raccolto tutto il possibile e fatto tutte le verifiche del caso: ad esempio, non ci spieghiamo come mai non abbiano prelevato i dispositivi elettronici di Bracciali (ma anche di Starace), unitamente alla verifica dei conti correnti. Per intenderci, la tracciabilità del denaro è la prima cosa richiesta dalla Tennis Integrity Unit quando avvia un'indagine. L'intera indagine, dunque, è partita da un materiale enorme sul piano quantitativo ma senza la prova “oltre ogni ragionevole dubbio” invocata dalle difese. Tutto questo ha reso (e renderà) più complicato il lavoro degli Organi Giudicanti, costretti a interpretare una serie di indizi. In due parole: a sentire gli avvocati, Bracciali e Starace sono due esempi di assoluta correttezza e del tutto innocenti. A sentire i procuratori, le prove sarebbero addirittura sovrabbondanti e sufficienti per una condanna in sede penale. A chi credere?


UNA SENTENZA SCIENTIFICA

Per fortuna non è compito nostro. Non abbiamo potuto assistere al processo di primo grado, quindi non possiamo valutarne lo svolgimento. L'appello ci è sembrato ottimamente condotto: il Collegio ha dato massima disponibilità alle parti, ha accettato le richieste di testimoni, periti e non ha posto limiti alle rispettive esigenze. Abbiamo avuto la sensazione di assistere a un “vero” contradditorio in cui Biagini ha bloccato sul nascere alcune derive polemiche. E' stato importante anche il ruolo di Procaccini e Supino: parlano poco, ma sono due persone molto empatiche. Attenti, scrupolosi e sempre sorridenti hanno certamente contribuito a creare un clima sereno, fondamentale per una vicenda così delicata. Perché, non va dimenticato, qui c'è in ballo il futuro di due persone che hanno dedicato una vita intera al tennis e – al netto di quella che sarà la sentenza finale – hanno già iniziato a pagare, vivendo un anno particolarmente duro. Come abbiamo già scritto, lo esprimono in modi diversi ma l'apprensione è tanta. Soltanto Robocop sarebbe rimasto impassibile a fine udienza, quando hanno rilasciato le loro dichiarazioni spontanee. Non tanto per il contenuto, ma per il modo. Tuttavia, mai come adesso, ci vuole una sentenza-Robocop che analizzi nel modo più scientifico possibile gli elementi a disposizione.