…Se ti chiami Rafael Nadal. Lo spagnolo centra un’altra grande impresa, trionfando a Cincinnati su John Isner. E’ il 26esimo Masters 1000 in carriera. A New York sarà il favorito numero 1.
Rafael Nadal non aveva mai vinto a Cincinnati. Per lui è il 59esimo titolo in carriera
Di Riccardo Bisti – 19 agosto 2013
Puoi vincere una partita senza avere una solla palla break? Certo, ma solo se ti chiami Rafael Nadal. Cincinnati ha segnato l’ennesima grande impresa dello spagnolo, capace di rinverdire i fasti di Pat Rafter, Andre Agassi ed Andy Roddick, gli ultimi a centrare l'accoppiata Canada-Ohio. Impresa piuttosto difficile: i tornei si giocano uno dopo l’altro e non c’è tempo per recuperare. Per Nadal era ancora più difficile, perché il cemento americano non gli è mai stato (troppo) amico. Nella sua seconda carriera, invece, è diventato la sua superficie preferita. Nel 2013 ha infilato uno strepitoso tris tra Indian Wells, Montreal e Cincinnati. Non ha ancora perso una partita e sarà il favorito numero 1 allo Us Open al via tra sette giorni. Nadal ha superato un ottimo John Isner, che ha dimostrato di non essere soltanto un bombardiere. Craig Boynton gli aveva insegnato a non pensare soltanto al suo tennis, ma dare un’occhiata anche a quello che fanno gli avversari; Michael Sell, ex allenatore di Monica Seles, lo ha messo sotto sul piano fisico e gli ha fatto capire che il rendimento è direttamente proporzionale alla qualità dei movimenti. Long John non ha nulla da rimproverarsi dopo il 7-6 7-6 che ha regalato a Nadal il 26esimo Masters 1000 in carriera, record assoluto e sempre più irraggiungibile. E’ stato l’unico ad avere palle break ed ha vinto alcuni punti in fase difensiva, mostrando progressi eccezionali per un lungagnone come lui. Ma nei punti importanti, come sempre, è emersa la qualità del più forte.
Sotto il sole di mezzogiorno e mezzo, imposto dalla CBS, i due hanno trovato un Campo Centrale semivuoto che però si è rapidamente riempito fino a raggiungere il sold-out. Nadal aveva speso un po' meno durante il torneo, ma sapeva che avrebbe dovuto giocare bene. I precedenti con Isner erano 3-0, ma l’americano è stato uno dei due giocatori (su 60 partite, l’altro è Novak Djokovic) a portarlo al quinto set al Roland Garros. Era il primo turno del 2011 e per lo spagnolo fu un grande spavento, tanto da fargli dire alla vigilia: “Io posso giocare bene, con attenzione e aggressività, ma l’esito della partita dipende dal mio avversario”. Forse ha esagerato, ma ha reso bene l’idea delle vette che può raggiungere il tennis di Isner. Il servizio è il migliore del circuito, probabilmente il più efficace dai tempi di Goran Ivanisevic, ma il dritto è diventato un’arma impropria. Quando riesce a piazzarsi bene con i piedi, la soluzione lungolinea è impressionante. Al massimo dei giri, lasciava fermo uno scattista come Nadal. Ma trovava il vincente anche da posizioni più complicate. Con il rovescio sempre più solido (ne sa qualcosa Del Potro) e una rapidità di gambe sempre più da tennista e sempre meno da pivot, può essere considerato tra i top 5-6 favoriti per lo Us Open. A patto che riesca a gestire la pressione derivata dallo status di numero 1 americano.
La partita non ha detto granchè sul piano tecnico. Sapevamo benissimo quali colpi e quali tattiche avremmo visto. Nadal cercava allungare lo scambio in attesa di sfondare con il drittone. Ed era divertente vederlo ingegnarsi per rispondere alle prime di Isner. In certi casi, è finito letteralmente in braccio ai giudici di linea. Da parte sua, l’americano cercava di ottenere il massimo col servizio (e lo ha fatto: ottima percentuale di prime palle e nessuna palla break concessa) e trovare un varco, possibilmente alla sinistra di Nadal, quando lo scambio superava i 2-3 colpi. La partita avrebbe potuto girare sul 6-5 Isner nel primo set, quando l'americano si è trovato 15-40 sul servizio di Rafa: nel momento del bisogno, lo spagnolo ha trovato un servizio vincente e un ace. Scampato il pericolo, ha giocato un tie-break colmo d’attenzione, cancellando un altro setpoint e chiudendo 10-8. La differenza tra Nadal e Del Potro si è vista tutta, a distanza di 24 ore, contro il solito avversario, in una situazione simile. Al contrario di Raonic a Montreal, Isner ha continuato a lottare e ha avuto un’altra chance sul 3-3 nel secondo, quando è salito 30-40 sul servizio di Rafa. Ancora una volta, il campione di Manacor ha dato fondo alle risorse. Si è presentato a rete e ha giocato una delicata volèe smorzata su un passante velenoso. Chissà come l’avrebbe giocata Djokovic….un’altra discesa a rete, nel punto successivo, lo manteneva avanti. Scampato il pericolo, Rafa è stato a due punti dal match sul 5-4 ma Isner ha tirato fuori le ultime energie. Le fatiche di una settimana vissuta intensamente, tuttavia, sono emerse negli ultimi game. Nel tie-break è stato abbandonato dalla prima di servizio, forse non ci credeva più. O semplicemente è subentrato un pizzico di appagamento.
E adesso? Che Us Open ci aspetta? Ci sarà tempo per fare pronostici e stabilire griglie di partenza. Nel frattempo registriamo la risalita di Nadal al numero 2 ATP, il che gli garantirà di essere dalla parte opposta del tabellone rispetto a Djokovic. Non è un dettaglio. In attesa di sapere da che parte finirà Andy Murray e in quale spicchio il numero 7 (!) Roger Federer, non c’è dubbio che Rafa sia il favorito. Da un paio di settimane, il sostantivo “ginocchio” è scomparso dalle conferenze stampa e dagli articoli su di lui. Se la situazione persisterà, a Flushing può battere tutti. E fare il suo personalissimo 13 in schedina. Nel frattempo si gode il primato dei Masters 1000, sempre più scintillante. Che campione.
MASTERS 1000 CINCINNATI – FINALE
Rafael Nadal (SPA) b. John Isner (USA) 7-6 7-6
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 26
Roger Federer – 21
Andre Agassi – 17
Novak Djokovic – 13
Pete Sampras – 11
Thomas Muster – 8
Andy Murray – 8
Michael Chang – 7
Andy Roddick – 5
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marat Safin – 5
Marcelo Rios – 5
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