Domenica 6 marzo 2016, chi scrive ha trascorso 15 minuti in compagnia di Marco Cecchinato. Il siciliano aveva appena vinto il suo match d'esordio in Coppa Davis (a risultato acquisito, contro la Svizzera). Una semplice intervista, come tante. Un'intervista che non è mai stata pubblicata perché pochi giorni dopo sarebbe scoppiato il caso scommesse con protagonista proprio il siciliano. Una storia che ne ha disintegrato il 2016 agonistico, costringendolo a ripartire dal basso. Vi abbiamo già relazionato, particolari compresi, sul merito della questione e dei tre gradi di giudizio della Giustizia Sportiva: Tribunale Federale, Corte Federale di Appello e Collegio di Garanzia CONI. In sintesi, il palermitano l'ha sfangata per un vizio di procedura del Tribunale Federale, che non rispettò i 90 giorni di tempo che sono il tempo limite tra l'inizio delle indagini e la pubblicazione della sentenza. Non rispettare questo termine provoca l'estinzione dell'intero procedimento. Il cavillo è stato individuato da Alberto Amadio, avvocato riminese che in passato aveva già assistito Daniele Bracciali. L'irregolarità fu evidenziata in terzo grado, mentre in primo e in secondo l'azzurro era stato squalificato per 18 e 12 mesi, con tanto di sanzioni accessorie. Di questo procedimento si ricorda l'incredibile errore della Procura Federale, che non sottopose all'attenzione degli organi giudicanti il fatto che Cecchinato avesse scommesso su partite di tennis (pratica vietata, anche se si dedicava soprattutto al calcio). L'anomalia fu rilevata dalla Corte Federale di Appello, che però non poté in alcun modo intervenire.
UNA MOTIVAZIONE TUTTA NUOVA
Per conoscere il dettaglio delle accuse a Cecchinato, vi rimandiamo agli articoli di allora: pare evidente che la richiesta di radiazione fosse del tutto spropositata. Insieme ad Antonio Campo e Riccardo Accardi, aveva commesso una serie di leggerezze che probabilmente avevano varcato il confine dei regolamenti, ma non c'erano tracce di particolari disegni criminosi. E il match perso a Mohammedia contro Kamil Majchrzak? Ognuno può farsi la sua idea, ma mancava la prova della combine. Abbiamo ritrovato Cecchinato un anno e mezzo dopo, al Challenger di Milano. Esaurita la collaborazione con Cristian Brandi, aveva intrapreso un percorso tutto nuovo con Simone Vagnozzi e diceva – deciso – di aver imparato la lezione (d'altra parte, lui stesso aveva inviato una lettera di pentimento agli organi giudicanti, pur smentendo le accuse più gravi). La lunga premessa serve per riprendere alcune affermazioni dell'intervista del marzo 2016, quando disse che avrebbe messo la firma per trascorrere una carriera tra i top-100 ATP e senza particolari problemi fisici. Non esattamente ambizioni straordinarie. Osservando il Cecchinato attuale, c'è la sensazione che i fatti del 2016 lo abbiano profondamente cambiato. Lo ha dimostrato a Monaco di Baviera, dove ha vinto il derby contro Fabio Fognini, intascando il primo successo contro un top-20 ATP. Il 5-7 6-3 6-2 al BMW Open vale ancora di più se relazionato al contesto. “Ceck” era reduce dalla vittoria al torneo ATP di Budapest, foriero di popolarità, qualche distrazione e best ranking (n.59 ATP). Da parte sua, Fognini aveva avuto una decina di giorni di preparazione e Monaco è un torneo “amico”; dove è stato finalista nel 2014 e semifinalista l'anno scorso. Invece ha giocato così così e si è arreso alla distanza contro un Cecchinato super-motivato. Ecco, la motivazione: ha sorpreso lo spirito con cui è sceso in campo ad appena 48 ore dal successo più importante. Neanche una traccia di appagamento, sostenuta da una crescita tecnica impressionante.
MIGLIORAMENTI IMPRESSIONANTI
A costo di essere ripetitivi, vanno sottolineati i progressi in 3-4 aree del suo gioco che hanno proposto un giocatore tutto nuovo. Il rovescio è un colpo robusto, con cui non va più in difficoltà. Il servizio in kick punge, soprattutto da sinistra. La palla viaggia a dovere con il dritto, e il braccio non ha perso in sensibilità: il frequente utilizzo della palla corta, già mostrato a Budapest, gli ha dato una grossa mano anche contro Fognini, che pure non è secondo a nessuno nel gioco di tocco. Il siciliano partiva forte (3-0), poi Fognini raccoglieva cinque giochi consecutivi. Cecchinato trovava il 5-5, ma l'allungo decisivo era di Fognini. Si pensava che il match avesse preso una piega definitiva. Invece il ligure perdeva le misure nei game di risposta e non otteneva più nulla (salvo due palle break quando il match era quasi compromesso, sul 4-1 nel terzo), mentre Cecchinato trasmetteva una fiducia enorme. La “confidence” accumulata a Budapest lo ha caricato a mille. Alla fine, il successo è meritato e sembra che il palermitano sia pronto per un ulteriore salto di qualità, l'ingresso in pianta stabile tra i top-50 ATP. Ha vinto appena 11 partite nel circuito ATP e deve dimostrare ancora molto lontano dalla terra battuta, ma l'impressione è che sia scattato il click decisivo. C'è la base più importante: una crescita tecnica davvero notevole. Per un posto nei quarti se la vedrà con Marton Fucsovics: si può fare, a patto di mantenere la dovuta concentrazione, come peraltro si era augurato lo stesso Marco subito dopo il successo a Budapest. Gli errori si possono commettere: ciò che conta è imparare e farne tesoro. Sembra proprio che Marco Cecchinato lo abbia fatto.