WIMBLEDON – Due anni fa, bloccata da un infortunio, Garbine Muguruza si allenava da seduta. Oggi è in finale ai Championships, laddove bisogna vestirsi di un bianco immacolato. Proprio come il suo nome di battesimo. 

“Dicono che il mio nome, in basco, significhi “Immacolata” o qualcosa del genere”. Eccolo lì, il segno del destino. Garbine Muguruza è diventata grande nel torneo più bianco di tutti. L'unico dove le norme sono sempre più dure. Quest'anno hanno fatto storie per un reggiseno di Eugenie Bouchard, due anni fa per una suola di Roger Federer. Dimenticano, forse, che John McEnroe giocò i match più belli di sempre con una bandana rosso fuoco. Ma queste cose, la dolce Garbine non le sa. Nel 1980 non era ancora nei pensieri dei genitori. Papà Josè Antonio è un basco che nel 1978, per motivi di lavoro (possiede un'azienda di metalli), si è trasferito in Venezuela. Lì ha conosciuto Scarlet Blanco, si sono sposati e hanno messo al mondo due figli maschi. Una decina d'anni dopo, quando forse non se l'aspettavano nemmeno loro, è nata Garbine. Intorno alla metà degli anni 90, la fotografia stava diventando un bene di massa: per carità, non c'era il digitale e nemmeno l'utilizzo sfrenato di oggi. Ma sufficiente per lasciare qualche traccia della prima Garbine. Aveva due anni, zampettava dietro ai fratelli maggiori su un campo in cemento e le misero in mano la prima racchetta. “Era più grande di me!” ricorda la ragazza che, battendo 6-2 3-6 6-3 Agnieszka Radwanska, ha riportato la Spagna in finale a Wimbledon. L'ultima a riuscirci era stata Conchita Martinez, che nel 1994 vinse addirittura il torneo impedendo il decimo sigillo di Martina Navratilova. Conchita è stato un fantasma nella carriera di Garbine, così come Arantxa Sanchez. Per tutte le spagnole di nuova generazione, il paragone con due campionesse del genere era impietoso. Ma Conchita, sua capitana di Fed Cup (assente a Wimbledon perché impegnata nell'assemblare il team di Coppa Davis) ha saputo sostenerla, con consigli preziosi e mai invadenti. Per la crescita quotidiana c'è l'ex pro Alejo Mancisidor, anima festaiola che oggi ha tra le mani un diamante.


MU-MU, MUGURUZA COME MUSTER

Sabato pomeriggio, Garbine metterà piede sul Centre Court e si sottoporrà a rituali secolari. Qualcuno porterà il suo borsone, mentre lei entrerà in campo con un mazzo di fiori in mano. Difficile sapere cosa le passerà per la testa. Forse ricorderà il 2013, quando ha perso mezza stagione per un grave infortunio a una caviglia. Non aveva neanche 20 anni, una gran voglia di spaccare il mondo, ma si è bloccata. I miglioramenti c'erano, ma lenti. Troppo lenti. Allora pensò bene di allenarsi…da seduta. C'è un video di 35 secondi che lo testimonia: smash e volèe di dritto, giusto per non perdere il feeling con la racchetta. Garbine Muguruza come Thomas Muster, che 25 anni prima tirava il dritto sulla sedia a rotelle dopo che un ubriaco gli aveva frantumato il ginocchio. La gloria dell'austriaco è partita da lì, oggi possiamo dire lo stesso per la spagnola. Eppure sono diversissimi: lui era un guerriero, lei esprime uno sguardo dolce che cozza con quell'andatura un po' così, da pistolero, che ricorda quelle di Gabriela Sabatini o Juan Martin Del Potro. Forse non è un caso che Garbine sia esplosa quest'anno: finalmente ha scelto il paese da rappresentare. Per anni, ha sfogliato la margherita tra la Spagna del papà e il Venezuela della mamma. L'ha vissuta male, glielo chiedevano a ogni intervista e si percepiva l'imbarazzo. “So che mi creerò qualche nemico e che la decisione segnerà tutta la mia carriera”. Alla fine ha scelto la Spagna, dove si è trasferita all'età di 6 anni e si è formata presso l'accademia di Sergi Bruguera, dove poi ha conosciuto Alejo Mancisidor.


 
PER L'AMORE C'E' TEMPO

Nel paese natale ci sono rimasti male, ma in Spagna ha molte più opportunità, specie di allenamento (mentre i venezuelani le avrebbero dato più soldi). Adesso spera soltanto di non dover fare un'altra scelta se mai dovessero arrivare le indipendenze di Catalogna e Paesi Baschi. “Mamma mia, spero di non arrivare a questo punto! Per adesso fatemi scegliere il continente” scherzava quando la vicenda era ancora in bilico. A Wimbledon, il suo tennis super aggressivo ha trovato la quadra: Garbine non ha veri punti deboli ed è migliorata con il rovescio. Le è riuscito quello che era mancato alla Keys: restare con la testa nel match nei momenti difficili: nel penultimo punto è stata aiutata da un folle “challenge” della Radwanska, chiesto dal suo angolo. La palla di Garbine era buona, e pochi istanti dopo si è sdraiata sull'erba. Adesso l'interesse attorno a lei crescerà, fin quasi a diventare morboso. Ma niente paura: c'è già abituata. Tra una lenticchia e l'altra (il suo piatto preferito) ha già conosciuto i media spagnoli e le domande che non c'entrano nulla col tennis, come ad esempio quelle sull'amore. Lei è single e lo resterà ancora un po'. “L'amore è un tema molto complicato. In adolescenza capita di avere delle cotte, ma una relazione richiede grandi sacrifici. L'amore deconcentra, è impossibile che non accada. Credo che rinvierò questo argomento di qualche anno” ha detto la ragazzuola che aveva un debole per Marat Safin. Adesso il mondo scoprirà che Garbine non ama andare in discoteca, le piace stare in casa, cucinare qualche dolce (“So che non va bene perchè fanno ingrassare, ma è un hobby”) guardare film o serie TV. Tempo fa lavorava con uno psicologo, oggi ha smesso e a inizio anno non si autocandidava per il Masters di Singapore. “Non puoi mica prenderti un impegno del genere a inizio stagione” diceva a un gruppo di bambini che l'avevano tempestata di domande durante un evento promozionale. Per abbracciare il Rosewater Dish dovrà scalare la montagna Serena Williams, ancora in corsa per il Grand Slam. Ma forse è contenta così. “Il mio idolo? Senza dubbio Serena – lo diceva in tempi non sospetti – la vedo in TV da quando sono piccola”. L'ha già battuta, l'anno scorso a Parigi, mentre Maria Sharapova è sempre stata la sua bestia nera. “Ci ho sempre perso, non mi trovo col suo gioco”. Forse abbiamo trovato la prima giocatrice che preferisce sfidare Serena piuttosto che Masha. Sull'erba immacolata può succedere anche questo.

 

WIMBLEDON DONNE – Semifinali

Serena Williams (USA) b. Maria Sharapova (RUS) 6-2 6-4

Garbine Muguruza (SPA) b. Agnieszka Radwanska (POL) 6-2 3-6 6-3