Le preoccupanti prospettive del tennis spagnolo: l'età media dei loro top-100 si è alzata a 30 anni e i ricambi non sembrano all'altezza. L'incapacità di rinnovarsi, la federazione, l'eccezionalità del presente. Va meglio tra le donne. Speranza Munar, suggestione Boluda… 

La Spagna è il paese con più top-100 ATP. E' quello ad aver vinto più Coppe Davis nel 21esimo secolo (cinque). Ed è il paese che ha dato i natali a uno dei più grandi sempre: Rafael Nadal. Da 30 anni, il modello spagnolo impressiona per la capacità di produrre giocatori a gettito continuo. Da Emilio Sanchez ad oggi, sono sempre rimasti ai vertici. Eppure, dando un'occhiata ai numeri, le vacche grasse stanno per terminare. L'età media dei top-100 spagnoli si è notevolmente alzata, fino a raggiungere i 30 anni. Situazione ben diversa rispetto al 1995 (quando era di 25 anni) e del 2005 (24 anni). Oggi il presente è ancora buono, anche se in molti pensano che Nadal non vincerà più un solo Slam. Ma il futuro preoccupa, poiché non si vedono ricambi all'altezza. In questo momento, il ranking ITF riservato agli Under 18 vede soltanto due baby spagnoli tra i top-100: Alvaro Lopez San Martin (N. 14) e Eduard Guell Bartrina (n. 97). Ad oggi, il più giovane spagnolo tra i top-100 è Pablo Carreno Busta, n.60 ATP. E' un discreto giocatore,ma sembra buono soprattutto sulla terra battuta. A 24 anni, il ragazzo di Oviedo non è certo una promessa. Niente a che fare con Nadal, ma nemmeno con Ferrer, Verdasco, Lopez, Almagro. Vanta un buon record, poiché ha vinto tutte le finali challenger giocate (10) ma nel circuito ATP ha colto appena due semifinali. L'assenza di ricambi è evidente se studiamo i primi 300 ATP, dove soggiornano appena quattro spagnoli sotto i 25 anni. Il dato è inquietante perché nel 1995 erano sedici, nel 2005 nove. Significa che il serbatoio si è ridotto del 75%. Oltre alla qualità, insomma, manca anche la quantità. Nessuno si aspetta il nuovo Nadal, anche perché Rafa ha un background unico e difficilmente ripetibile.


SEMPRE MENO TESSERATI

Toni Nadal ha tante peculiarità: di certo non è timido. Lo zio-coach di Rafael non le manda a dire. “Purtroppo il tennis spagnolo non si è rinnovato abbastanza. Il giovane più competitivo è Pablo Carreno Busta e ha già 24 anni. E' un problema. Dobbiamo adattarci al tennis di oggi, che sta diventando sempre più veloce. Quelli che governano il nostro sport devono fare qualcosa. E' vero che i top-players sono il frutto del lavoro individuale di ogni coach, ma la catena di giocatori che si è formata negli ultimi anni è giunta al termine”. Secondo Toni, il tennis è stato preso in mano dai grandi battitori e dai tennisti aggressivi. Lo stile difensivo, da contrattaccanti, tipico degli spagnoli, sembra ormai passato di moda. Tuttavia non può essere l'unica ragione della (probabile?) crisi, anche perché tanti spagnoli hanno saputo diventare forti anche sul cemento. Nel 2011, una profonda crisi economica ha colpito l'economia spagnola. Il numero dei tesserati è lentamente calato: nel 2006 avevano superato i 100.000, mentre gli ultimi dati disponibili (2013) parlano di 89.830 tesserati alla RFET, organismo oggetto di infinite polemiche. Bisogna smontare una teoria: difficilmente il giovane spagnolo prende in mano una racchetta perché è tifoso di Rafael Nadal. Molto più probabile che scenda in cortile a giocare a calcio dopo aver ammirato il Barcellona di Leo Messi. Per giocare a tennis, il fattore economico è preponderante rispetto a quello emotivo. La RFET è nell'occhio del ciclone per i modi in cui ha utilizzato alcuni fondi. Il Consiglio Superiore dello Sport sta cercando di capire che fine hanno fatto i 700.000 euro che la RFET ha pagato a due enti privati, uno dei quali era controllato da Josè Lus Escanuela, il presidente che si è dimesso a luglio a seguito della polemica su Gala Leòn, nominata capitano di Coppa Davis e destituita ancora prima di cominciare. Un quotidiano spagnolo, la Voz de Galicia, sostiene di aver visionato i libri contabili della RFET, scoprendo che tra il 2012 e il 2013 erano stati spesi 12.000 euro…in caramelle! Durante il Roland Garros, persino Rafael Nadal si era espresso negativamente sulla federazione, spiegando che non aveva aiutato né i giovani né i giocatori affermati. “Abbiamo fatto tutto senza il loro supporto – ha detto Nadal – un anno ho giocato Wimbledon Junior e ho dovuto pagarmi di tasca mia il viaggio, l'hotel, quasi tutto…”.


VA MEGLIO TRA LE DONNE

Feliciano Lopez, il più anziano della generazione d'oro con i suoi 34 anni, condivide le affermazioni di Rafa, ma è convinto che la loro generazione sia stata irripetibile. “Non ci sarà più una generazione come la nostra – ha detto – non mancheranno gli ottimi giocatori e gli exploit, ma come fai a riproporre una realtà con cinque Davis in dieci anni e la presenza costante di almeno una dozzina di top-100? Ciò che conta è il talento, ancor più del lavoro di una federazione. Guardate cosa è successo alla Svezia: erano pieni di giocatori, oggi non hanno nessuno”. La Spagna non rischia la deriva svedese, anche se il futuro non potrà essere sostenuto dal volenteroso Pablo Carreno Busta. Secondo alcuni addetti ai lavori, il nome più futuribile è quello di Jaume Munar. Non è caso proviene da Palma de Maiorca ed è un “protetto” di Rafa Nadal. In cambio della sua presenza ad Amburgo (e un bonifico di 500.000 euro), Rafa ha preteso che Jaume, classe 1997, avesse una wild card. Ha perso al secondo turno da Bolelli, mostrando le qualità che lo scorso anno lo hanno portato in finale al Roland Garros junior. Non ci sembra abbia le stimmate del numero 1, anche perché gli manca qualcosa sul piano fisico. Le cose vanno meglio tra le donne, con Carla Suarez Navarro e – soprattutto – Garbine Muguruza. Lei può davvero diventare una numero 1. E poi c'è un ricambio importante in arrivo: Paula Badosa, già vincitrice del Roland Garros Junior. E tra gli uomini? Lo scenario più romantico vorrebbe l'esplosione di Carlos Boluda-Purkiss, l'unico tennista della storia a vincere per due anni di fila Les Petits As di Tarbes, venendo frettolosamente etichettato come il “Nuovo Nadal”. Pressioni, sconfitte e infortuni lo avevano portato dai campi da tennis al lettino dello psicologo. Oggi ha 22 anni e ha ritrovato la sua strada con coach Oscar Burrieza. Cacciati i pensieri di ritiro, oggi ha una fidanzata che lo sostiene alla grande, la cita a ogni intervista, e sta vivendo la sua migliore stagione. E' numero 411 ATP, lontanissimo da dove aveva sognato. Ma senza pressioni, chissà…