US OPEN DONNE – Williams e Azarenka sembrano decisamente avanti rispetto al resto del gruppo. Oggi come oggi, è difficile ipotizzare una finale diversa. Ma per il resto può succedere di tutto.
Na Li è una delle pochissime giocatrici in grado di mettere (davvero) in difficoltà Williams e Azarenka
Di Riccardo Bisti – 20 agosto 2013
Difficile uscire dal duopolio. Il torneo di Cincinnati ha trasmesso la sensazione che Serena Williams e Victoria Azarenka abbiano creato un solco importante sul resto del gruppo. Maria Sharapova si è infilata in un guaio con l’assunzione e il licenziamento di Jimmy Connors, mentre Agnieszka Radwanska non convince fino in fondo. Le altre non sono in grado di essere competitive, almeno non con continuità. E allora l’americana e la bielorussa sono le super-favorite dello Us Open 2013. La novità è che Cincinnati ha assottigliato il divario, anche se difficilmente Serena giocherà così male a Flushing. Ma se c’è una giocatrice che può batterla è proprio la Azarenka. Due delle quattro sconfitte stagionali sono arrivate contro Vika, in altrettante finali. E poi c’è il ricordo del match-clou di 12 mesi fa, quando Serena si salvò per un pelo. Traduzione: salvo sorprese, dovrebbero giocare un torneo per conto loro, mentre le altre lotteranno per un piazzamento di rilievo. Ed è molto complicato individuare anche soltanto la terza, quarta e quinta favorita. Maria Sharapova va sempre inserita, perchè ha un carisma notevole e difficilmente perde contro le più deboli. Se si è rimessa in sesto fisicamente (si parla di problemi alla spalla), può tranquillamente ambire a un posto in semifinale. Anche la Radwanska può dire la sua, anche se bisognerà vedere come reagirà alla morte del nonno. Sarà provata o avrà una carica ulteriore? A costo di sembrare banali, dunque, seguiamo la classifica WTA nello stabilire le prime quattro favorite. Molto complicato scegliere l’outsider di lusso. I nomi sono tanti, ma proviamo a dare fiducia a Na Li, rinvigorita negli ultimi due mesi dopo un periodo di appannamento. A Cincinnati ci è piaciuta. Per il resto, ci sono un mucchio di giocatrici che possono perdere al primo turno così come ambire ai quarti. Dovrebbe essere un torneo molto interessante.
1) SERENA WILLIAMS
Se sta bene domina. Se è all’80-85% vince lo stesso. Può avere qualche problema soltanto se la percentuale si abbassa, come accaduto a Cincinnati. Ma difficilmente Serena stecca negli Slam. La debacle in Australia non conta granchè perchè non stava bene. Per questo, starà attenta a evitare di ripetere lo scivolone di Wimbledon, quando ha perso con la Lisicki. Quando accelera con servizio, dritto e rovescio, non c’è nessuna in grado di starle dietro. Soltanto una Azarenka al top. Vuole aggiudicarsi il 17esimo Slam per avvicinarsi ulteriormente ai 18 di Evert e Navratilova.
2) VICTORIA AZARENKA
Vika rappresenta il sottile confine tra carisma e personalità. La bielorussa ha meno carisma della Sharapova, ma (a differenza di Masha) non soffre la rivalità con Serena Williams. Lo ha dimostrato nel 2013, ma anche quando ci perdeva non si arrendeva mai. Possiede un’enorme fiducia nei propri mezzi e questo le ha consentito di limare il distacco, fino a diventare l’unica a metterla in difficoltà. “Serena sarà la favorita perchè si gioca negli Stati Uniti ed è la numero 1. Io sarò la seconda o terza favorita, ma non importa. Di sicuro la vittoria a Cincinnati mi ha regalato una gran fiducia”. Appunto. Vuole dimostrare di poter vincere uno Slam anche fuori dall’Australia.
3) AGNIESZKA RADWANSKA
Vuole cancellare l’onta dell’anno scorso, quando fu “scherzata” da Roberta Vinci negli ottavi. Inoltre vorrà onorare al meglio la scomparsa del nonno, cui doveva essere legatissima se ha abbandonato Cincinnati per correre al suo funerale. “Aga” sta giocando bene, a 23 anni sta per raggiungere la maturità agonistica e non siamo d’accordo con gli allibratori, che pagano un suo successo 27 volte la giocata, mentre per la Sharapova sono a 15. A Toronto ha opposto un’accanita resistenza a Serena Williams ed ha trovato una notevole continuità: quest’anno ha “sbagliato” pochissimi tornei e negli Slam non ha mai perso prima dei quarti, con il picco della semifinale a Wimbledon.
4) MARIA SHARAPOVA
La parola d’ordine è “orgoglio”. A Masha non è mai mancato. Altrimenti avrebbe smesso di giocare quando l’hanno operata alla spalla. Dovrà dare fondo a ogni energia, perchè si presenta in pessime condizioni: appena un match dopo Wimbledon e il periodo “buttato via” con Jimmy Connors. Ma lo Us Open è uno dei suoi tornei preferiti e il cemento si adatta perfettamente al suo gioco. Molto dipenderà dalla sua testa. Se è ancora distratta dalle vicende extra-campo rischia di uscire nei primi turni. Altrimenti è la solita Masha che può mettere paura.
5) NA LI
Quando meno te l’aspetti, la cinese infila il colpaccio. In Canada e a Cincinnati non ha fatto sfracelli come l’anno scorso, ma è tornata a mostrarsi dopo che era un po’ uscita dai radar sebbene avesse giocato bene a Wimbledon. La cinese ha vinto il Roland Garros, ma la storia insegna che la sua migliore superficie è il cemento. Allo Us Open non è mai andata oltre i quarti, ma stavolta si presenterà nelle condizioni ideali: con il giusto stato di forma e senza nulla da perdere. A Cincinnati ha tenuto bene contro Serena Williams, andando a servire per il set sia nel primo che nel secondo. Vuol dire che gli ultimi suggerimenti di Carlos Rodriguez (una maggiore aggressività e spinta verso la rete) sono stati recepiti. Con un buon tabellone, può dire la sua.
LE OUTSIDER
Come possiamo ignorare Sara Errani, semifinalista nel 2012? Per Sarita non sarà facile ripetersi, ma una “stecca” totale ci stupirebbe. Anche Roberta Vinci avrebbe le armi per dire la sua. Quest’anno ha fallito un mucchio di opportunità: chissà che non decida di rifarsi con gli interessi proprio a New York. Uscendo da Casa Italia, vanno tenute d’occhio le serbe. In particolare, Jelena Jankovic sta attraversando un ottimo momento ed è quasi tornata tra le prime 10. Non va dimenticato che ha giocato una finale in questo torneo. Chi lo ha addirittura vinto è Samantha Stosur, che con la vittoria a Carlsbad aveva illuso un po’ tutti. Poi si è disunita e si è addirittura separata dal coach. Per questo è difficile darle credito, almeno per la vittoria finale. Dopo Wimbledon si sono un po’ perse le tracce di Sabine Lisicki, mentre sono emerse un paio di giovani: Sloane Stephens può fare grandi cose e forse è già pronta. Il successo contro la Sharapova le dà di diritto un posto tra le outsider, così come Sorana Cirstea, splendida finalista a Toronto. Impossibile dimenticare le altre top-10: Caroline Wozniacki è in lenta ripresa, ma gioca un tennis (ancora) troppo difensivo. Petra Kvitova avrebbe tutto per sfondare, ma paga una condizione fisica pietosa e una discontinuità impressionante. E’ giusto segnalare anche Dominika Cibulkova (vincitrice a Stanford) e la talentuosa Jamie Hampton, anche se forse gli americani puntano più sulla potente Madison Keys. A proposito di giovani, lo scorso anno si celebrò l’incoronazione di Laura Robson (vittorie su Clijsters e Li): saprà fare danni anche quest’anno? Dietro alla prime due c’è un’ammucchiata sconvolgente. Difficile, molto difficile, puntare decisi su un nome.
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