Il serbo soffre nel primo set, poi gestisce senza problemi la pratica Tsonga. Si giocherà il primo posto contro Murray. Nole ha mostrato alcuni inusuali tuffi alla Becker.
Djokovic ha rischiato di farsi male in un paio di tuffi, ma ne è uscito illeso
Di Riccardo Bisti – 6 novembre 2012
Tutti pensavano che il Girone A delle ATP World Tour Finals sarebbe stato il più duro, il più equilibrato. Per ora, i risultati smentiscono la teoria. Andy Murray e Novak Djokovic non hanno passeggiato, ma hanno battuto rispettivamente Tomas Berdych e Jo Wilfried Tsonga. Nel match serale, il serbo si è imposto 7-6 6-3 e non ha segni di difficoltà fisica dopo che a Parigi aveva detto di non essere al 100%. Gli unici problemi glieli ha dati Tsonga, autore di un ottimo primo set. Si tratta pur sempre del finalista in carica. Nel primo set, il francese non ha concesso nulla e ha avuto tre palle break. Non le ha sfruttate ed è stato punito nei primi punti del tie-break, quando il serbo è volato 4-1 con splendide giocate sotto rete, inusuali per un baseliner come lui. “Il primo set avrebbe potuto andare diversamente – ha ammesso Djokovic – ad essere onesti, lui ha giocato meglio. Ho fronteggiato alcune palle break e non ne ho avute. Ma sono riuscito a giocare bene, restare concentrato e lottare”. Sullo slancio, Djokovic ha strappato il servizio a Tsonga in avvio di secondo set ed è planato rapidamente verso la vittoria. Finalmente rilassato, ha iniziato a comandare gli scambi, commettendo appena cinque errori in tutto il secondo set. Tsonga continuava a cercare la rete, ma ormai i buoi erano scappati. Nel nono game è arrivato un altro break, foriero della 71esima vittoria stagionale per il serbo. Un successo che gli consente di raggiungere David Ferrer: lui e lo spagnolo sono quelli ad aver vinto più partite nel 2012. Da quando ha perso la finale dello Us Open contro Murray, il serbo ha perso soltanto a Bercy contro Querrey. Ma è un risultato che lascia il tempo che trova.
Mercoledì affronterà Murray in uno dei classici del tennis moderno. C'è in palio la leadership del Girone. “Contro Andy è sempre una grande sfida – ha ammesso Djokovic – lui ha ottenuto grandi successi a Londra, poi gioca di fronte al suo pubblico. Ma ci conosciamo bene, sono sicuro che offriremo un bel tennis. Di certo sarà un match dispendioso sul piano fisico”. Per fortuna degli esteti, la loro rivalità è migliorata sul piano dello spettacolo. Dopo diversi episodi mediocri, la semifinale dell’Australian Open e le finali di New York e Shanghai hanno offerto belle emozioni. Più muscolari che tecniche, ma tant'è. Da parte sua, Tsonga si conferma poco competitivo quando deve affrontare i migliori. Quest’anno ha giocato 14 partite contro i primi 10 e ne ha perse 13. Gli manca qualcosa, e proprio per questo si è affidato alle cure di Roger Rasheed. Ma ci vuole un po’ di tempo per assimilarle. “Ho avuto un mucchio di occasioni nel primo set – ha detto – ma ho perso ancora una volta. Penso che la differenza sia stata tutta lì. Lui ha sfruttato ogni chance, mentre io ho perso i punti importanti. Il prossimo match sarà decisivo: se voglio restare in gara devo vincere. Lascerò tutto sul campo”. Tsonga è un giocatore funambolico, ma stavolta è stato Djokovic ad effettuare i colpi più spettacolari. Si è anche tuffato in un paio di occasioni. “Alcune palle erano fuori portata, così ho provato a tuffarmi. Di solito non lo faccio, non passo molto tempo sotto rete”. Che sia questa la nuova ricetta vincente di Nole?
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