AUSTRALIAN OPEN. Delusione per Lleyton Hewitt, battuto in tre set da Janko Tipsarevic. Era il suo 17esimo Australian Open. Forse non l’ultimo, ma è tempo di un cambio della guardia.
Lleyton Hewitt ha ceduto in tre set a Janko Tipsarevic
 
Di Riccardo Bisti – 14 gennaio 2013

 
Non è ancora giunto, forse, il momento di alzare bandiera bianca. Qualche spettatore della Rod Laver Arena, tuttavia, avrà sentito le labbra tremolanti quando Janko Tipsarevic ha chiuso il match contro Lleyton Hewitt, l’uomo coraggioso che per un decennio ha evitato il baratro al tennis australiano. Adesso si stanno riprendendo: dietro a Bernard Tomic spingono alcuni giovani acerbi ma interessanti. Ma il vecchio leone merita rispetto, e gli australiani conoscono il significato di questa parola. Hanno dedicato a tre campioni viventi (Rod Laver, Ken Rosewall e Pat Rafter) i campi centrali dei loro tre tornei più importanti, senza dimenticare la Margaret Court Arena. Figurarsi se non sosterranno Rusty fino all’ultima palla. “Le prime sensazioni? Frustrazione e delusione” ha detto Lleyon dopo il 7-6 7-5 6-3 che lo rispedisce a casa. E pensare che era reduce dal bel successo all’esibizione di Kooyong e aveva dichiarato di non colpire così bene la palla da tanto tempo. Non c’è neanche l’alibi dell’età, perché Tipsarevic ha appena tre anni meno di lui. Semplicemente, in questo momento, è in grado di raggiungere picchi che per lui sono diventati tabù. “Ho giocato un buon match: colpivo bene, mi muovevo bene…semplicemente lui ha giocato meglio i punti importanti. C’è stata grande qualità, ma Janko ha estratto dal cilindro dei colpi eccezionali”. Secondo Hewitt, il serbo ha giocato sovraritmo, a un livello che gli sarà impossibile tenere a lungo. “Ha giocato al meglio, su questo non c’è dubbio”.
 
La partita sarebbe potuta cambiare nei primi due set. Nel primo, Hewitt ha cancellato una palla break sul 5-5 e poi si è trovato 0-30 nel dodicesimo game, con Tipsarevic al servizio. Ma il serbo è rimasto a galla ed è volato 4-0 nel tie-break, poi chiuso 7-4. Perdere quel set è stata una iattura, eppure Lleyton aveva preso il comando del gioco, volando 3-0 nel secondo (con doppio break). Ma lì c’è stato lo “spacco”: Tipsarevic ha vinto 10 dei successivi 12 game e ha messo in ghiaccio la partita. Tempo fa, il serbo ha detto che il segreto della sua crescita è la rinnovata capacità di giocare in difesa. Oggi tutti sanno attaccare, ma sanno anche difendere. Allora si è dovuto adeguare. E’ questo il problema di Hewitt: nei primi anni di carriera, era uno dei pochi contrattaccanti di lusso. Oggi non è più l’unico e ne paga le conseguenze. Se poi aggiungiamo il calvario degli ultimi quattro anni, in cui si è sottoposto a cinque interventi chirurgici, il quadro è completo. Per lui era il 17esimo Australian Open consecutivo. Nei suoi occhi, colmi di sana incazzatura, non c’era ancora lo sguardo della resa. In fondo è coetaneo di Roger Federer, che andrà avanti fino al 2016. Non sappiamo se l’ex moccioso di Adelaide farà altrettanto, ma lo vediamo in campo l’anno prossimo, e forse quello dopo ancora. Chissà che non si faccia tentare dal desiderio di giocare 20 Australian Open di fila. Infortuni a parte, è stato molto bravo a gestirsi: neanche quando era numero 1 ha giocato molti tornei. Compirà 32 anni il prossimo 24 gennaio: gli sarebbe piaciuto festeggiarli in campo, magari durante una semifinale contro Djokovic, invece si dovrà accontentare della moglie Bec e dei tre figli.
  
L'Australian Open è il cruccio di una grande carriera. Ha sempre fatto fatica, anche negli anni d’oro. C’è andato vicino nel 2005, ma quell’anno era scritto che dovesse vincere Marat Safin. L’impresa in semifinale contro Roger Federer non poteva restare incompiuta. Ne fece le spese il povero Lleyton, in quella che resta (e resterà) la sua ultima finale Slam. “Non ditemi che devo giocare contro Hewitt nella sessione serale!” aveva detto Tipsarevic qualche giorno fa. Quello che doveva essere un incubo, si è trasformato in una dolce passerella. Il serbo, uomo di rara intelligenza, non ha ecceduto nell’esultanza. Sapeva di essere l’antieroe e ha tenuto il ruolo con apprezzabile dignità. Al secondo turno se la vedrà con lo slovacco Lukas Lacko, ex promessa mai pienamente mantenuta. Tornerà nell’anonimato, su uno Show Court secondario. Rasserenato dal fatto di non essere stato il becchino di Hewitt: l’australiano ha ancora intenzione di lottare insieme a noi.