Del Potro schianta Murray alla distanza e va in semifinale a Indian Wells L’argentino è finalmente tornato ai livelli pre-infortunio? Adesso sfida Novak Djokovic. 
Juan Martin Del Potro è attualmente numero 7 ATP
 
Di Riccardo Bisti – 16 marzo 2013

 
Chissà se Juan Martin Del Potro era motivato dall’elezione del Papa argentino (ha già fatto sapere di volerlo incontrare a Roma), o  aveva voglia di vendicare il connazionale Carlos Berlocq, battuto da Andy Murray al turno precedente con tanto di lamentele…per i grugniti. Più difficilmente aveva ragioni di astio per la vecchia storia delle Falkland-Malvinas, visto che nè lui nè Andy Murray erano nati ai tempi della guerra…e nemmeno quando ci fu la “Mano de Dios” di Diego Armando Maradona a Messico 86. Qualunque sia la ragione, Palito era super-motivato e ha schiantato alla distanza lo scozzese nei quarti di Indian Wells, assicurandosi la semifinale contro Novak Djokovic e “salvando” la seconda posizione di Roger Federer. Ogni volta che Del Potro gioca bene e batte un big, ci si domanda se è davvero tornato ai livelli pre-infortunio, a quel 2009 in cui vinse lo Us Open e sembrava pronto addirittura per la leadership. In una delle tante interviste durante lo stop, disse che aveva pensato concretamente al numero 1. Sarà questa la volta buona? Gli indizi ci sono tutti. Dopo un 2011 “depotenziato”, ha iniziato a raccogliere scalpi importanti. Contro i Fab Four le sconfitte superano le vittorie, ma ha battuto Federer (due volte), Djokovic (nella finalina olimpica) e adesso Murray, sconfitto 6-7 6-3 6-1 nel miglior quarto di finale del torneo. La notizia non sta tanto nel risultato finale: Del Potro adora il cemento all’aperto, è il suo habitat. Ci sta che possa battere tutti, Murray compreso. La sorpresa sta nel modo in cui si è sviluppata la partita, con Murray distrutto fisicamente dopo il primo set. Proprio lui, che si è costruito un fisico da culturista e ha fatto di esplosività e resistenza un marchio di fabbrica.
 
Il primo set si è giocato sul filo del rasoio, con due sole palle break cancellate da Murray. Il momento chiave è arrivato nel tie-break. Sul 5-4 Murray, i due hanno giocato uno scambio di 43 colpi in cui Del Potro ha fatto il tergicristallo, correndo da una parte all’altra per contenere la progressione di Murray. Lo ha perso, e due punti dopo cedeva il primo set. Sembrava la resa, il prodromo a un classico 7-6 6-3. Invece il match è completamente rovesciato, con lo scozzese sulle gambe già al rientro in campo. Del Potro si aggiudicava i primi nove punti del secondo set e prendeva il comando. Teneva bene i suoi turni di servizio e allungava il match al terzo. A quel punto ti aspetti la reazione di Murray. “Si sarà ripreso dopo un set di vacanza, no?”. Invece il crollo si faceva ancora più netto. Del Potro prendeva subito un break di vantaggio e sul 2-1 fronteggiava (e annullava) le uniche due palle break concesse. A quel punto Murray alzava bandiera bianca, rimandando a Miami i sogni di gloria. E’ stato più bravo Del Potro o meno bravo Murray? La verità sta nel mezzo. A furia di giocare partite e arrivare in fondo ai tornei, l’argentino ha ritrovato fiducia, quella “confidence” di cui i tennisti non possono fare a meno. E il suo tennis è sempre lo stesso, potente e a tratti ingiocabile. Altre 4-5 vittorie contro i Fab Four, e l’elite potrebbe diventare anche affar suo. Da parte sua, Murray era forse un po’ imballato. A febbraio si è sottoposto a un carico di allenamenti che darà i suoi frutti più in là, magari sulla terra rossa. Lui stesso ha detto di sentirsi pronto a fare grandi cose al Roland Garros. Il crollo fisico si può spiegare anche così.
 
In semifinale sarà dunque Del Potro-Djokovic. In precedenza, il serbo aveva lasciato quattro giochi a un disastroso Tsonga, cucinato in appena 54 minuti con un severo 6-3 6-1. Un break al quinto gioco mandava avanti Djokovic, alla 22esima vittoria consecutiva. Come i grandi campioni, dopo un inizio zoppicante (i match contro Fognini e Dimitrov), sta trovando il suo miglior tennis con l’andare dei turni. Per la verità, non ha avuto bisogno di chissà quali sforzi contro uno Tsonga un po’ dolorante al ginocchio. “Ho giocato con attenzione, senza pensare ai problemi del mio avversario – ha detto Djokovic – ho fatto quello che dovevo, servendo e colpendo molto bene. Quando ne ho avuto bisogno, gli ho impedito di tornare nel match". Il serbo va a caccia del 14esimo Masters 1000 in carriera: sarebbe il terzo a Indian Wells dopo quelli del 2008 e del 2011. Tsonga non ha cercato scuse. “Ho commesso troppi errori. Per me era dura tenere la palla in campo, e non perchè lui mi metteva sotto pressione. Non so come spiegarlo, non avevo alcuna sensazione positiva. Sbagliavo tutto. Il lato positivo? Ho vinto alcune buone partite e ho raggiunto almeno i quarti, prima volta in questo torneo”.
 
ATP MASTERS 1000 INDIAN WELLS – QUARTI DI FINALE
Tomas Berdych b. Kevin Anderson 6-4 6-4
Rafael Nadal b. Roger Federer 6-4 6-2
Novak Djokovic b. Jo Wilfried Tsonga 6-3 6-1
Juan Martin Del Potro b. Andy Murray 6-7 6-3 6-1
 
SEMIFINALI
Tomas Berdych vs. Rafael Nadal
Novak Djokovic vs. Juan Martin Del Potro