L'Argentina sta vivendo un momento difficile, ma se dovessero recuperare Del Potro hanno trovato un numero 2 molto valido: Leonardo “Yacarè” Mayer, folle appassionato di pesca. Coetaneo di Fognini, quest'anno ha trovato la definitiva maturazione.

Di Riccardo Bisti – 17 settembre 2014

 

Secondo Renè Stammbach, presidente della federtennis svizzera, il tennis è una ruota che gira. Ogni nazione ha i suoi momenti buoni e quelli cattivi. Per l'Argentina, dopo un picco impressionante nei primi anni del millennio, è un periodo durissimo. Lo scorso weekend hanno mantenuto la permanenza nel World Group di Coppa Davis, battendo per un soffio Israele nel campo neutro di Sunrise, sede scelta dall'ITF per ragioni di sicurezza. Sotto 2-1 dopo il doppio, gli argentini privi di Juan Martin Del Potro si sono salvati grazie ai successi di Leonardo Mayer e Carlos Berlocq. Fondamentale il successo di Mayer, autoritario nel battere Dudi Sela in un match molto delicato sul piano mentale. Nella speranza che il nuovo capitano riesca a convincere Del Potro a giocare nel 2015, il correntino è l'unico giocatore di livello. Carlos Berlocq è un terraiolo puro e ha più di 30 anni, Federico Delbonis non sta mantenendo le promesse di qualche anno fa, e tutti gli altri sono un gradino dietro: Schwartzman e Gonzalez sono gli altri top-100. Juan Monaco ha già raggiunto il picco della sua carriera, e all'orizzonte non si vedono fenomeni. Per questo, in ottica futura, è fondamentale il rendimento dello “Yacarè”, come è soprannominato Leo Mayer. Quest'anno ha vinto il torneo di Amburgo ed è stabile tra i top-30. Mayer è un grande appassionato di pesca. Passione che rasenta il fanatismo. Quando si trova a casa, nel weekend, si alza al mattino presto e va a pescare. A volta lo accompagna la fidanzata Milagros, a volte il cognato, a volte qualche amico. Parte alle 6, e se i compagni non anno voglia non c'è problema. Va da solo. “D'estate posso starci anche tutto il giorno, finchè c'è luce. Torno alle 8 di sera, stanchissimo ma contento”. Di certo non ha paura di lavorare. Quando c'è da mettersi in campo, lavora di mattino con il padre e di pomeriggio con il fratello. “Anche più di cinque ore a serie” racconta. A Sunrise c'erano diversi negozi di pesca e lui si è dedicato allo shopping selvaggio. “Ce n'era uno dove potevi provare barche e canne da pesca in un lago artificiale. Roba da pazzi”.


L'AIUTO DELLO PSICOLOGO
Cresciuto in una piccola città, a due passi dal confine col Paraguay, si è trasferito a Buenos Aires e ha faticato ad adeguarsi. Il rumore, il traffico, i ritmi frenetici non facevano per lui. E tutto questo si è trasferito sul suo tennis. Piano piano si è adattato, grazie a coach Leo Alonso e allo psicologo Juan Josè Grande. Secondo Mayer, il suo lavoro è stato importante almeno quanto quello tecnico e fisico. “Prima soffrivo molto, perchè la vita a Corrientes era molto diversa. Adesso ho imparato a vivere anche qui”. Aggressivo sul campo da tennis, con un ottimo servizio e un buon dritto, Mayer è molto sensibile fuori. “Preferisce stare in Argentina che all'estero – dice lo psicologo – ma un tennista deve abituarsi ai viaggi e a tutto il resto, come stare lontano dagli amici e senza asado”. Adesso non soffre più per una sconfitta, sa che fa parte del gioco. E' un processo di maturazione, naturale, che non ha bisogno di ricette.


TESTE DI SERIE NEL 2015

Come ogni pescatore, il buon Leonardo racconta qualche storia di troppo. “A volte devi mentire per forza. C'è sempre qualcuno che prende un pesce più grande e in qualche modo devi fare come lui. Io acchiappo il pesce e poi lo rimando in acqua, è semplicemente un hobby”. Quando va a pescare, non sempre è accompagnato da affetti e amici. Insieme a lui va sempre Nelson, un bulldog inglese di un anno e mezzo che gli stato regalato da un amico. “D'estate lo porto in barca con me, è l'angelo della casa, spesso dorme nel letto con noi. Mi piace molto, lo porto sempre in macchina con me”. Ma adesso non può più accontentarsi di catturare i pesci: deve infilare gli avversari e tenere lassù un cima un paese di grande tradizione come l'Argentina. Quest'anno ne ha messi nella rete 26 su 40 partite, raggiungendo anche un'altra finale, a Vina del Mar. Ex ottimo junior, tira un buon rovescio a una mano ma è col servizio e il dritto che fa danni nel campo avversario. Se l'Argentina ritroverà Del Potro, sa bene che dovrà affidarsi a lui per essere competitiva. In virtù dei risultati del passato, l'albiceleste sarà testa di serie nel 2015. Un privilegio che, se sfruttato, potrebbe dare grandi soddisfazioni alla più forte nazione che non ha mai vinto l'Insalatiera.