Per la terza volta nella storia, una giornata del Roland Garros è completamente saltata. Come se non bastassero i forfait di Federer, il ritiro di Nadal e le piogge dei primi giorni, il 30 maggio 2016 passerà alla storia come il 25 maggio 1930 e il 30 maggio 2000, uniche due giornate in cui non era stato messo a referto neanche un quindici. E’ un danno per il pubblico, ma anche per il torneo. Essendo i biglietti inutilizzabili nei prossimi giorni (e il torneo è già in deficit numerico rispetto all’anno scorso), tutti i biglietti saranno rimborsati. La policy del Roland Garros è chiara: rimborso totale da 0 e 59 minuti di gioco, 50% da 60 a 120, nessun rimborso se si sono giocate almeno due ore. In questo lunedì umidiccio, non ci sono stati dubbi. Era da poco passata ora di pranzo quando hanno comunicato che non si sarebbe giocato. Per questo, non possiamo nemmeno riciclare la storica frase: “Cosa fanno i tennisti quando piove? Aspettano che smetta di piovere”. Niente di tutto questo: Guy Forget li ha mandati tutti in hotel, evitando una logorante giornata tra spogliatoi e players lounge. Per la terza volta in sette giorni, il povero Guy (che battesimo di fuoco come direttore del torneo…) ha improvvisato una conferenza stampa. Erano le 16.30 quando si è sottoposto alle domande dei giornalisti. Ancora una volta, l’argomento è stata la costruzione di un tetto sullo Chatrier, già ampiamente dibattuto la scorsa settimana. Non ci sono vie d’uscita: prima del 2020 non se ne parla. Però Forget ha voluto battere su questo argomento, come se volesse mettere pressione al Consiglio di Stato che in settembre deciderà se dare il via libera ai lavori. “Il tetto è una necessità – ha detto – oggi sono un po’ seccato, per non dire altro”. Sempre elegantissimo, dotato di un aplomb invidiabile, stavolta ha rischiato di perderlo. Soltanto una gag con John McEnroe su Eurosport gli ha restituito il buonumore, ma anche lì si parlava di un tetto retrattile. E anche lì, sia pure tra i sorrisi, ha sottolineato che dovremo aspettare almeno quattro anni. Non deve essere facile, per un direttore di torneo, assistere alle scene come quelle di lunedì, con migliaia di persone che cercavano rifugio nei (pochi) spazi coperti dell’impianto, sostanzialmente una parte di Piazza dei Moschettieri e l’esterno delle tribune del Suzanne Lenglen. Troppo poco, specie quando ci sono 30.000 persone racchiuse in otto ettari. “Sapevamo che oggi sarebbe stata terribile, ma è andata anche peggio del previsto. Per questo abbiamo rimandato i giocatori in hotel così presto”.
E così si riparte (o meglio, si dovrebbe ripartire) oggi, con il programma rivoluzionato: per mettersi in pari, i match sono spalmati su quattro campi e si partirà alle 11, anziché alle 14. La speranza è ultimare gli ottavi di entrambi i tabelloni e giocare i primi due quarti del tabellone maschile. Le donne destano meno preoccupazione in Forget (“Giocano 2 su 3 e sono abituate a giocare per due giorni di fila”), mentre è fondamentale far giocare il più possibile gli uomini per preservare il giorno di riposo tra un match e l’altro. “In casi estremi, tuttavia, potremmo anche far giocare due match in due giorni consecutivi. Per alcuni super atleti come Djokovic e Murray non dovrebbe essere un problema” ha detto Forget, il quale si è detto “abbastanza ottimista” in vista di martedì e della possibilità di offrire un po’ di tennis al pubblico. “In questo momento non siamo così indietro rispetto alle tempistiche previste, ma se dovessimo accumulare ancora più ritardo, è possibile che gli uomini possano giocare due match di fila. A quel punto sarebbe premiato il giocatore più resistente” Oltre ai tabelloni di singolare, tuttavia, sono stati rinviati oltre 50 match tra doppi e tornei giovanili. Per questo, l’ambizioso programma di oggi prevede la bellezza di 82 partite, tanto che su alcuni campi sono previsti addirittura sette match. Sembra impossibile che il programma si possa allineare, ma sarà fatto ogni tentativo. Come abbiamo detto in più occasioni, il Roland Garros è l’unico Slam senza un tetto retrattile. “Ma noi abbiamo iniziato a parlarne già 15 anni fa. E’ un processo lungo. Se nel nostro paese c’è qualcuno che dubita sulla necessità di espanderci e di modernizzare il nostro impianto, credo che in questi giorni abbiamo raggiunto la prova che è necessario farlo. E noi dobbiamo farlo”. Il messaggio è partito, forte è chiaro.