di Matteo Veneri
Il gruppo di lavoro del programma mondiale anti-doping del tennis, comprendente i rappresentanti di Itf, Atp, Wta e i tornei del Grande Slam si è riunito due giorni fa, il 5 marzo, e ha stabilito l'introduzione immediata del passaporto biologico per i tennisti. Tutto ciò è conseguente al polverone alzatosi dopo le dichiarazioni dell'ex ciclista Lance Armstrong di poco più di un mese fa che ha fatto tornare in voga il tema della lotta al doping in tutti gli sport.
Il passaporto biologico è una tecnica antidoping che consiste nel tracciamento nel tempo dei parametri ematici dell'atleta. La squalifica per doping del tennista incorre nel caso in cui vengano rilevati andamenti anomali e ingiustificati di tali parametri rispetto al profilo tipico dell'atleta. Questa è dunque una tecnica indiretta che non rileva l'assunzione diretta del farmaco dopante, ma individua gli effetti anomali che tali sostanze inducono sull'organismo smascherandone così l'assunzione sul breve, medo e lungo termine.
L'introduzione del passaporto biologico incrementerà il numero di test del sangue per combattere maggiormente la lotta al doping nel mondo del tennis. Inoltre ci sarà un aumento dei test, specialmente fuori dalle competizioni, con ovviamente anche un incremento dei fondi destinati all'antidoping derivanti da tutti gli organi di governo del tennis amministrati dall'Itf.
La Commisione dei tornei dello Slam, Atp, Wta ed Itf si sono detti felici ed orgogliosi di questa scelta presa per allontanare i sospetti di doping dal mondo del tennis che è poco affetto da questa piaga. Anche molti tennisti si erano espressi in modo favorevole nei giorni scorsi parlando del passaporto biologico, che da oggi nel tennis è realtà.