Tre giocatori spagnoli, anonimi, raccontano lo scandalo delle partite truccate. Ad ogni livello ci sarebbero incontri decisi a tavolini in cambio di migliaia di euro.
Secondo alcune "gole profonde", vendersi una partita in un challenger può fruttare fino a 20-30.000 euro
Di Riccardo Bisti – 8 ottobre 2013
Chissà se tra gli 007 della Tennis Integrity Unit c’è qualcuno che comprende bene lo spagnolo. Se anche non ci fosse, dovranno farsi tradurre una mini-inchiesta effettuata dal sito spagnolo “Punto de Break”, dove tre tennisti (anonimi) hanno raccontato, senza peli sulla lingua, la vergogna delle partite truccate. Tutti sanno che nei tornei minori succede di vendersi partite per qualche migliaio di euro. Laddove i tennisti faticano ad andare in pari, la necessità di soldi per finanziarsi l’attività va oltre l’onestà. E allora capita che un giocatore possa accettare un compenso per perdere apposta. Chi scommette sulla partita, dunque, va a botta sicura e intasca cifre importanti, in barba a onestà e morale. Lo sanno tutti, ma leggere testimonianze dirette è come un pugno nello stomaco. La crudezza dei racconti alimenta i dubbi e fa pensare a quanto marcio possa esserci. Il primo testimone entra a gamba tesa: “Si comprano e si vendono molte partite. Lo fanno perchè è l’unico modo per guadagnare soldi laddove circola poco denaro”. Poi, per essere preciso, sottolinea che i guadagni sono inesistenti. Semmai c’è il problema di coprire le spese. Chi segue il circuito minore lo sa bene. “Ci sono giocatori che perdono un sacco di soldi. Nel momento in cui si possono coprire le spese con le scommesse….si vendono le partite e perdono apposta”. Nacho Muhlenberg, il cronista che ha effettuato l’inchiesta, riferisce che il tono dell’interlocutore è un misto di rassegnazione e comprensione verso chi ruba. Dice di non avere a che fare con le scommesse, ma di comprendere chi lo fa. “In fondo, basterebbe poco per risolvere il problema: mettere l’ospitalità ai tornei da 10.000 dollari”. Che il problema fosse quello, lo aveva confernato Gianluca Naso in un’intervista con TennisBest. Il siciliano avrebbe addirittura accettato l’abolizione dei montepremi nei futures pur di avere l’ospitalità.
I tennisti di seconda fascia si sono trasformati in ragionieri. Vendersi una sola partita può essere risolutivo per settimane, forse per mesi. “Le partite si vendono per circa 3.000 euro. Il giocatore riceve i soldi in anticipo e poi perde”. A parlare è un altro giocatore, più giovane ma già cosciente di quello che succede. “Se scommetti online sulle tue sconfitte puoi guadagnare fino a 4.000 euro. Dipende dalla cifra che giochi”. Tornano alla mente gli italiani squalificati qualche anno fa: Di Mauro, Starace, Bracciali, Galimberti e il povero Federico Luzzi. Avevano commesso l’ingenuità di scommettere con la propria carta di credito, ma non avevano mai cercato di alterare i risultati. Soltanto Luzzi aveva scommesso pochi euro su una sua partita (e si era dato vincente). Hanno tutti ripreso a giocare, ad eccezione di Giorgio Galimberti che aveva perso in tutti i gradi di giudizio era era stato sanzionato con una multa di 35.000 dollari. Non l'ha pagata, e per questa ragione è stato radiato dall’ATP. Secondo la “gola profonda”, le partite truccate sono perfettamente studiate a tavolino, sia nel numero di set che nel loro svolgimento. “Nei futures succedono cose bestiali, ma mai come nei challenger. Lì ci sono le vacche grasse. A volte non è nemmeno il giocatore a trattare. Arrivano persone che si dedicano a questo, guadagnano un mucchio di soldi e ti dicono cosa fare. E circolano un mucchio di soldi: si parla di 20-30.000 euro a partita. Mica facile rinunciare a una cifra del genere, quando ti dicono: ‘Ok, però adesso devi perdere 6-2 6-2’”. Volendo credere a questi racconti, c’è una mafia che controlla alcuni giocatori. Gli stessi che perdendo un match intascano quanto prenderebbero in mesi di attività. Secondo il giocatore, nei challenger si scommette tantissimo e diversi giocatori si mettono d’accordo tra loro. "Ma si vendono partite anche nel circuito ATP! E molti casi non sono mai venuti alla luce!”. A suo dire, il tennis è corrotto e senza onore. Continua a parlare, come un fiume in piena. “Ci sono molti intrighi, soprattutto nei tabelloni di doppio. Adesso un po’ meno, perchè nemmeno le agenzie di scommesse sono stupide. Non vogliono perdere soldi: appena vedono che succede qualcosa di strano, chiudono i rubinetti e bloccano la scommessa”.
I tennisti controllano costantemente le quote delle partite. Sanno bene chi sono i giocatori più facili da coinvolgere nel giro. “Nei futures ci sono casi clamorosi, ma è difficile che ci siano delle sanzioni pesanti. Non puniranno i top-50 per casi di scommesse. E’ lo stesso che succede nel doping: non vogliono che si sappia di questa gente”. Lui parla tranquillamente, dice di essere fuori dal giro. Accuse specifiche non ne fa, ma dice che si tratta di un segreto di Pulcinella. Ribadisce che ogni tanto vengono trovati positivi alcuni giocatori all’antidoping, ma che si tratta di un’operazione per far credere alla gente che si sta lavorando per l’integrità dello sport. “Ma i veri colpevoli restano nell’anonimato. Al massimo aspettano di ritirarsi e poi scrivono un libro in cui raccontano tutto”. L’allusione a “Open” di Andre Agassi pare fin quasi ovvia. Ciò che colpisce è la totale rassegnazione. In fondo, chi ha parlato è rimasto anonimo e non ha fatto i nomi dei colpevoli. Sembrerebbe il profilo ideale della persona inattendibile. “La verità non viene alla luce perchè non conviene a nessuno. Chi potrebbe fare qualcosa, non lo fa perchè guadagna soldi grazie alle agenzie di scommesse: queste, infatti, pagano i diritti all’ITF in modo da veder pubblicati sul web le quote delle partite”. Entra in scena il terzo testimone, che sottolinea il concetto esposto qualche riga fa: “L’unico modo per risolvere il problema è impedire che i tennisti perdano così tanto denaro ogni settimana. Vanno in passivo anche quelli che arrivano in finale e in semifinale!”. E poi c’è il colpo di scena. “Vedi quel giocatore?” è un tennista come tanti, che si sta preparando a scendere in campo. “Due giorni fa, ha comprato la sua partita di primo turno. Ha dato 3.000 euro al suo avversario. E’ stata una partita scandalosa, non avrebbe mai potuto vincere in condizioni normali. E’ stato tutto premeditato”. L’inchiesta termina con il racconto della scena finale. Giocatori e giornalista si guardano in silenzio. Uno di loro inteviene. “E’ logico che i tennisti scommettano. Non è normale non farlo”. Fai un salto sul sito della Tennis Integrity Unit, dove leggi i provvedimenti. Quest’anno ci sono state due squalifiche (Yannick Ebbinghaus e Claudia Coppola) e una radiazione (Sergei Krotiouk). Nei due anni precedenti, sono arrivate due radiazioni (David Savic, di cui Federico Ferrero si è occupato nel dettaglio, e Daniel Koellerer) e la sospensione allo svedese Lucas Renard. A parte Koellerer, la cui storia è molto particolare, non si può neanche parlare di pesci piccoli. Sono moscerini. Ma poi, leggendo storie come queste, ci si domanda come sia possibile una tale discrepanza tra le voci che circolano (inquietanti, non solo nell’inchiesta di Punto de Break), e la quasi totale assenza di provvedimenti. C’è bisogno di una riflessione.
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