Anche a costo di essere crudeli con la brava Agnieszka Radwanska, in tanti si sono domandati dove si trovasse Roberta Vinci. Dove fosse la giocatrice che con i suoi tagli assassini ha mandato al manicomio Serena Williams, scippandole il Grand Slam. Roberta aveva già abbandonato Melbourne Park, sconfitta in un match rocambolesco al terzo turno. E così per l'americana è stato un gioco da ragazzi prendersi la settima finale all'Australian Open. Manco a dirlo, le precedenti sei le ha vinte tutte. 6-0 6-4 in poco più di un'ora, Radwanska abbattuta, cronaca limitata al minimo indispensabile. Più ci si avvicina al traguardo e più Serena si avvicina al top. Un livello irraggiungibile per tutte le altre, anche per una giocatrice che aveva vinto il Masters (in sua assenza, obviously) ed era ancora imbattuta nel 2016. Ma quando Serena aumenta i giri del motore non ce n'è. Oppure devi sperare in un miracolo. Non era aria, sin dal primo punto. Il primo set è stata una sparatoria. 24 punti a 7 in venti minuti, con un dato impressionante: il 75% dei punti complessivi di Serena (18) sono arrivati con un colpo vincente. Il tutto senza mettere a segno neanche un ace. Lo spettacolo era così avvilente che Jacopo Lo Monaco e Barbara Rossi, al commento per Eurosport, hanno provato a costruire la giocatrice perfetta prendendo i colpi migliori tra quelle in attività. “Questo robot riuscirebbe a batterla?” ha detto Jacopo. “Mah” ha sospirato Barbara. L'aneddoto rende l'idea di quanto sia scoraggiante affrontare Serena quando è “on fire”. Alla Radwanska va il merito di non essersi arresa (come la Sharapova due giorni fa) e di averci provato fino alla fine. Ma giocare contro Serena è frustrante: sai che nulla dipende da te. Le notizie, buone o cattive, nascono dall'altra parte della rete.
AGNIESZKA SALVA L'ONORE, MA SOLO QUELLO
Nel secondo set è successo qualcosa. Dopo aver vinto il primo game (con ovvia ovazione della Rod Laver Arena, non ancora esaurita), Aga si è trovata in svantaggio 3-1. Qualcuno aveva già l'occhio all'orologio per vedere se si sarebbe battuto qualche record di…brevità, quando Serena ha preso a sbagliare. La polacca è stata bravissima a capire il momento, allargare il gioco (per quanto possibile) e mettere l'americana nelle condizioni di sbagliare. Da peso piuma, non poteva permettersi di tirare chissà quanti winner. Con intelligenza, ha tirato qualche sassolino nella mente di Serena e per un po' l'ha disunita. Come sul 3-3 e 40-40, quando l'americana ha clamorosamente sbagliato la direzione di una facile volèe, si è rimessa nello scambio e lo ha addirittura perso. Al cambio di campo, il punteggio diceva 4-3 per la Radwanska. Ma era chiaro che sarebbe durata poco. L'americana non ha mostrato segni di debolezza o frustrazione, limitandosi a uno sguardo verso Patrick Mouratoglou dopo aver perso uno scambio combattuto. Ha riazzerato la mente e ha giocato gli ultimi tre game da dominatrice, sfruttando appieno il servizio e le mediocri seconde palle della Radwanska. Nell'ultimo game ha sparato tre ace consecutivi, una specie di indennizzo alla siccità del primo set, e ha chiuso con l'ennesimo schiaffo al volo. Tutto regolare, tutto perfetto. Sarà la finale Slam numero 26. Ad oggi ne ha vinte 21, segno di una forza mentale da GOAT in gonnella. Serena è troppo forte. E' una legge, un assioma.
AUSTRALIAN OPEN 2016 – SEMIFINALI DONNE
Serena Williams (USA) b. Agnieszka Radwanska (POL) 6-0 6-4