“Non ho niente da perdere, perché ho già perso tutto”.
Il nome di Doug Adler non dirà molto dalle nostre parti, ma è ben noto negli Stati Uniti. 60 anni, ex giocatore di college e discreto professionista, aveva ottenuto un buona notorietà nelle vesti di commentatore TV per ESPN. In pochi secondi, tuttavia, la sua carriera professionale è stata distrutta. Licenziato in tronco da ESPN, si è visto rovinare la reputazione ed è stato vittima di un attacco di cuore, frutto dello stress e dell'angoscia dovute a un episodio che, a suo dire, è stato un grande “malinteso”. I fatti risalgono al gennaio 2017, quando era al microfono per commentare il secondo turno dell'Australian Open tra Venus Williams e la svizzera Stefanie Voegele. A un certo punto, con la Voegele in difficoltà nei turni di servizio, ha pronunciato queste parole. “Venus is all over her. And you’ll see Venus move in and put the guerrilla effect on, charging”. Traduzione: “Venus è su di lei. La vedrete entrare ed attivare l'effetto guerriglia, caricando”. Il termine “guerriglia” sta a rappresentare una battaglia combattuta da piccoli gruppi di soldati irregolari contro forze regolari, solitamente più numerose. È un termine che si trova in qualsiasi vocabolario. “Guerrilla Tennis” è un termine di nicchia, ma esistente. Nel 1995, gli allora grandi del tennis Pete Sampras e Andre Agassi realizzarono uno spot Nike in cui interrompevano il traffico in una strada di New York per mettere in scena un'improvvisata partita di tennis. Lo spot passò alla storia come “Guerrilla Tennis”. Da qui, il termine viene utilizzato come metafora di una strategia molto aggressiva, proiettata verso la rete per togliere il tempo all'avversario. Proprio quello che, secondo Adler, avrebbe fatto Venus Williams.
"GORILLA" O "GUERRILLA"?
Tuttavia, molti sostennero (e tuttora sostengono) che Adler avesse pronunciato la parola “gorilla”. Una sillaba di differenza che però avrebbe simboleggiato la volgarità e il razzismo di Adler nei confronti di un'atleta di colore. In pochi minuti, i social network hanno dato diffusione virale alla frase, scatenando la rabbia della comunità afroamericana. Adler fu immediatamente sospeso dal commento dell'Australian Open. In seguito, lo invitarono a scusarsi in diretta per mantenere il suo lavoro. Lui accettò, dicendo di aver scelto la parola sbagliata per descrivere il gioco di Venus e che non voleva offendere nessuno. Eppure, forse pressata dai messaggi che arrivavano sui social network, pochi giorni dopo lo ha licenziato. Ci si domanda se avrebbero avuto lo stesso comportamento con John McEnroe o Martina Navratilova. Come era prevedibile, a suo tempo nemmeno Venus Williams non ha manifestato solidarietà nei suoi confronti. “Presto attenzione soltanto a situazioni degne di nota”. Detto che Adler si era comunque scusato, resta da capire se avesse davvero detto “gorilla” o “guerrilla”. Convinto della sua buona fede, e nel tentativo di ripulire la sua immagine, Adler era arrivato a trascorrere anche 20 ore al giorno su Twitter. Oggi, tutti quasi tutti i filmati di quella diretta sono stati rimossi dalla rete. Lo stress e la tensione lo hanno portato ad avere un attacco di cuore. Adesso cerca giustizia: dopo averla annunciata un anno e mezzo fa, la citazione in giudizio nei confronti di ESPN per “ingiusto licenziamento” sta per essere esaminata dalla Corte Suprema di Los Angeles. Il processo inizierà lunedì prossimo.
IL CASO DI STEVE HARVEY
“Non avevano nessuna giusta causa per farlo e io non avevo fatto niente di sbagliato – ha detto Adler, ospite al “Today Show” della NBC – mi hanno ucciso professionalmente, mi hanno tolto qualsiasi possibilità. Hanno messo fine alla mia carriera, uccidendo la mia reputazione e il mio buon nome. Cos'altro avrei dovuto fare?”. Ma come ha reagito ESPN quando Adler, 60 anni, li ha portati in tribunale? Hanno deciso di rispondere colpo su colpo, negando ogni tipo di accusa e sostenendo di non aver nessun obbligo contrattuale nel continuare a far lavorare Adler, al di là di quello che aveva detto. Tuttavia, la giudice Elizabeth Feffer ha respinto ogni richiesta di archiviazione, sostenendo che c'è la possibilità di una chiusura “illecita” di un rapporto lavorativo ed è stato inflitto un “disagio emotivo” all'ex commentatore. C'è un passaggio che fa sperare Adler: ESPN non ha intrapreso nessuna azione nei confronti Steve Harvey, commentatore afroamericano che ha paragonato a dei “gorilla” la squadra di basket dei Golden State Warriors. Com'è possibile che nessuno se ne sia accorto? Nel frattempo, la vita di Adler è in standby umano e professionale. “Non riesco a trovare lavoro, incontro persone che non mi conoscono e la prima cosa che pensano è: 'ecco il razzista'” ha detto. Una consapevolezza ancora più dura da accettare perché lui non è estraneo a insulti e discriminazioni razziali: essendo ebreo e cresciuto nella zona del Griffith Park di Los Angeles, ha spesso ascoltato frasi e osservazioni discriminatorie. Per questo stesso odioso motivo – il razzismo – rischia di perdere tutto. Il processo al via lunedì avrà un valore che andrà ben oltre le migliaia di dollari in ballo.