Decimo titolo per il francese, che mette fine a una lunga serie negativa contro i migliori. Contro Berdych ha annullato un matchpoint, dopo i cinque nei quarti contro Tomic.
Tsonga ha vinto indoor sette dei suoi dieci titoli ATP
Di Riccardo Bisti – 24 febbraio 2013
Ci sono vittorie che vanno oltre i punti e i dollari in palio. Jo Wilfried Tsonga era davvero felice quando ha firmato l’ultimo punto del torneo ATP di Marsiglia, decimo in carriera e secondo nella città francese (dove si era imposto anche nel 2009). E’ un successo dai mille significati: la libidine di vincere in casa, certo, ma soprattutto la sensazione di essersi tolto un peso. Il francese è sempre un “candidato” quando si parla di grandi tornei. Durante ogni vigilia, si parla sempre dei Big Four e poi dei possibili outsider. Jo è sempre lì, insieme a Ferrer, Del Potro e Berdych. Eppure c’era un dato statistico che pesava come un macigno: veniva da 14 sconfitte consecutive contro i primi 8, come se il suo livello non fosse più adeguato. E l’ultima partecipazione al Masters era stata preoccupante, con tre sconfitte in altrettanti incontri. Per uno come lui, specialista del tennis indoor, era una mazzata. Il successo contro Berdych, quindi, gli toglie un peso enorme. E il modo in cui è maturato gli dà ancora più fiducia per i prossimi appuntamenti, a partire dal torneo di Dubai, dove esordirà contro l’amico Michael Llodra. Davanti a un pubblico appassionato e partecipe, Tsonga ha rischiato grosso contro un Berdych implacabile al servizio e a suo agio sui campi indoor. Un break al sesto game era sufficiente per regalargli il primo set, poi c’era grande equilibrio nel secondo. Scontato l’esito al tie-break, dove Berdych si è trovato 6-5. Matchpoint. Nel momento del bisogno, Tsonga ha chiesto e trovato aiuto dal servizio, tirando due ace consecutivi che hanno completamente rovesciato l’inerzia. Un minibreak gli dava il successo nel parziale e un break al terzo game era sufficiente per regalargli il decimo titolo in carriera, il quinto sul suolo francese.
“E’ un grande successo – ha detto Tsonga – sono rimasto in partita anche nei momenti di difficoltà e ho aspettato che arrivasse la mia opportunità. Sono molto felice, questo successo ha mostrato che sono sulla strada giusta. Il tabellone era molto impegnativo. Nel primo set lui ha giocato meglio, ma poi sono stato più bravo di lui. All’inizio ero troppo vicino alla linea di fondo”. E’ un successo importante, anche perchè Tsonga veniva da tre sconfitte consecutive contro il ceco. Ed è…simbolico anche per il modo in cui è maturato, poichè aveva cancellato addirittura cinque matchpoint anche nei quarti contro Bernard Tomic. Qualcuno, dall’alto, aveva deciso che Tsonga avrebbe vinto questo torneo. Non accadeva da Los Angeles 2010 che un giocatore si aggiudicasse un torneo ATP cancellando matchpoint in due diverse partite. “Questo successo è diverso da quello del 2009. Ho avuto qualche problema, ma ho dimostrato che il lavoro paga. Ho fatto tutto il possibile per essere al top, sottoponendomi a molti sacrifici”. Dopo le semifinali, Berdych aveva detto che avrebbe preferito Tsonga piuttosto che Simon. In fondo lo aveva battuto quattro volte su cinque e aveva un notevole vantaggio psicologico. Per due set, ha avuto ragione. Giocava un tennis impeccabile contro uno Tsonga in difficoltà con il dritto. Il match avrebbe potuto morire nel terzo game del secondo, quando il Cassius Clay del tennis ha fronteggiato una palla break. Ma si è aggrappato al servizio ed è rimasto in gara. Ancora una volta, il servizio gli ha dato una mano nel tie-break e gli ha consentito di intascare un successo fondamentale per il morale. Con il suo tennis garibaldino, nella tecnica ma anche nei gesti, Tsonga è un personaggio che fa bene al tennis. Sotto la guida di Roger Rasheed può provare ad avvicinarsi ai migliori e magari provare a raggiungere un’altra finale Slam da affiancare a quella – clamorosa – ottenuta cinque anni fa in Australia.
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