La vicenda è affascinante, bella da raccontare perchè avvolta da una solida struttura narrativa. Gli archivi raccontano che l'ultima partita di Potito Starace risale a tre anni fa, al Challenger di San Benedetto del Tronto. Perse contro Gianluca Naso, ma stava attraversando un periodo durissimo a causa della vicenda scommesse che lo ha visto oggetto di una persecuzione disciplinare e giudiziaria, poi risolta in un nulla di fatto: a parte la radiazione comminata dal Tribunale Federale il 6 agosto 2015, è stato assolto in ogni grado di giudizio, sia dalla giustizia sportiva che da quella ordinaria. Su di lui non è emerso nulla: chat, intercettazioni, contatti… niente di niente. Pur senza annunciare ufficialmente il ritiro, il campano ha smesso di giocare. Per un po' non ne ha voluto sapere di tennis, forse schifato da un mondo che gli ha voltato le spalle. Poi lo abbiamo visto nelle gare a squadre, infine interprete di una nuova passione: il padel. Oggi, a 36 anni e mezzo, Potito sogna di prendersi l'ultima rivincita: giocare gli Internazionali BNL d'Italia in doppio. Vincendo l'Open BNL di Napoli insieme a Flavio Cipolla, ha conquistato le pre-qualificazioni e lunedì hanno battuto i fratelli Virgili. Per azzannare una wild card agli Internazionali, devono vincere altre tre partite. Non sarà facile: Baldi-Pellegrino (avversari nei quarti) sono molto affiatati, così come gli eventuali avversari in semifinale (Ocleppo-Vavassori, recenti vincitori a Barletta). L'avventura è iniziata per gioco, con un semplice messaggio di Cipolla, in cui chiedeva a "Poto" se aveva voglia di accettare la sfida. I due sono amici sia dentro che fuori dal campo (l'anno scorso, su iniziativa del CONI Lazio, hanno regalato un sorriso ai detenuti del carcere di Rebibbia, palleggiando con loro), dunque non è stato difficile trovare l'intesa. Già che c'erano, hanno trovato anche le vittorie.
IL NUOVO STARACE
La suggestione è grande, vuoi per il senso di rivalsa e la voglia di rivincita, vuoi perché lui e Cipolla rappresentano un'ottima coppia. Insieme al romano ha vinto il suo ultimo titolo professionistico (Mestre 2015), senza dimenticare una storica partecipazione agli Internazionali. Correva l'anno 2008 quando Starace-Cipolla arrivavano nei quarti, battendo Karlovic-Wassen e, soprattutto, Clement-Llodra prima di sfidare i gemelli Bryan. Sono passati 10 anni e il destino potrebbe dare un'ultima chance a Potito, uno dei simboli dell'Italia tennistica degli ultimi 15 anni. In un'intervista di qualche giorno fa con Tennis Press, pur parlando di grandi motivazioni e del desiderio di “dare il massimo” al Foro Italico, ha lasciato intendere che il suo futuro è la STA Tennis Academy, progetto a cui tiene molto, aperto a Roma insieme a Stefano Tarallo e Adriano Albanesi. Piano piano, stanno emergendo giocatori interessanti come Giovanni Calvano e Pierdanio Lo Priore. È uno Starace diverso, quello di oggi. Barba lunga, sguardo rilassato, come se il tempo e le vicissitudini extra-tennistiche lo abbiano cambiato nel profondo. Visto che le sentenze hanno certificato come Potito non c'entrasse nulla con “L'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva” ipotizzata dal PM Roberto Di Martino, una qualificazione a Roma sarebbe una specie di indennizzo per una carriera lucchettata di forza nel 2015. Ogni tennista desidera chiudere alle sue condizioni. Nel caso di Starace, numero 27 ATP nel 2007, non è stato possibile. Prendersi una settimana di gloria sarebbe un modo per chiudere con il sorriso un'avventura durata 10 anni, condita da quattro finali ATP e tanti buoni risultati. Un'avventura che meriterebbe un lieto fine.
LE AMBIZIONI DI BRACCIALI
Nonostante abbia tre anni più di lui, l'altro protagonista della (dis)avventura che vi abbiamo raccontato nel dettaglio (e di cui vi descriveremo l'epilogo, con un'accurata analisi della sentenza del Tribunale di Cremona) nutre ancora ambizioni di natura internazionale. La scorsa settimana, Daniele Bracciali ha rimesso il naso in un torneo ATP, giocando a Istanbul in coppia con Malek Jaziri. Non è andata troppo bene, ma la settimana dopo è arrivato il primo successo dopo il suo “comeback”. Non è stato un successo banale: insieme a Gianluigi Quinzi (18 anni più giovane di lui), “Braccio” ha superato Donati-Bolelli al Challenger di Roma Garden, storico evento che precede gli Internazionali. Bracciali e Quinzi si sono imposti con un doppio 6-4: il prossimo test sarà interessante per comprendere l'attuale livello di Bracciali, visto che troveranno i fratelli Marin e Tomislav Draganja, teste di serie numero 4. A differenza di Starace, che ha scelto un basso profilo, elaborando in silenzio la rabbia per quanto gli è accaduto, Bracciali ha cercato di dare maggiore pubblicità possibile alla vicenda disciplinare e giudiziaria, convinto che le carte gli avrebbero dato ragione. È andata proprio così, e adesso spera di costruirsi un ultimo spicchio di carriera su buoni livelli. D'altra parte, il ritorno al top dei coetanei Bob e Mike Bryan non può che essere un buon incentivo. Due storie, due vite, due racconti che potrebbero avere un epilogo sereno, se non felice. Sicuramente diverso rispetto a quello auspicato da chi voleva spazzarli via, cancellandoli dal tennis e – ancora peggio – sotterrarne la memoria.