A quasi due settimane dall'incidente di Flushing Meadows, Eugenie Bouchard si ritira da Tokyo e non si sa nulla delle sue condizioni. I tempi di recupero da una commozione cerebrale sono molto variabili. Il suo 2015 è finito? Alcuni dettagli sull'incidente. 

Silenzio.

Un silenzio assordante, coperto dall'esaltazione per le imprese di Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Sono passati 12 giorni da quanto Eugenie Bouchard è scivolata nello spogliatoio dello Us Open, battendo la testa e procurandosi una (lieve, si spera) commozione cerebrale. Ciò che preoccupa, al di là del forfait al torneo di Tokyo e ai dubbi sul futuro della stagione, è il silenzio assoluto sui social network. La canadese era diventata una star di Twitter, cinguettava in continuazione, su qualsiasi argomento. L'ultimo post (una faccina triste) risale a sabato 5 settembre, giorno dei forfait dal doppio e dal doppio misto. Il giorno dopo si è presentata a Flushing Meadows, in evidente stato confusionale, e si è ritirata anche dal singolare. I medici sostengono che i tempi di recupero sono molto variabili, poiché non esistono test specifici per capire se una commozione cerebrale è davvero risolta. TAC e risonanze magnetiche servono per escludere altri danni, ma l'unica diagnosi la possono dare i sintomi. Cambiamenti di personalità, sensibilità alla luce o al suono, nausea e vertigini. Non esistono farmaci specifici, se non un tipo di riposo tutto particolare, che esclude la fruizione di TV, videogiochi, telefono cellulare. E questo spiegherebbe il silenzio digitale della Bouchard. Di certo, il processo di recupero può essere piuttosto lento. E allora vale la pena fare un passo indietro e cercare di capire cosa è successo la sera di venerdì 4 settembre, dentro lo spogliatoio di Flushing Meadows. Perché nessuno ci ha detto com'è andata, salvo qualche imbarazzato (e imbarazzante) comunicato stampa privo di dettagli.


LO SPOGLIATOIO DI FLUSHING MEADOWS

Dopo aver giocato il doppio misto con Nick Kyrgios (e realizzato uno shooting per Vogue Magazine), la canadese ha tenuto una conferenza stampa alle 22.45 locali. Secondo Mary Jane Orman, la sua portavoce per conto di IMG, “Genie” avrebbe chiesto a una trainer di prepararle un bagno ghiacciato e che sarebbe tornata dopo la conferenza stampa. Lo spogliatoio femminile dello Us Open ha tre sezioni: lo spogliatoio vero e proprio, una stanza dedicata a stretching ed esercizi e una sala con bagni ghiacciati. Quando la Bouchard è entrata nella stanza degli esercizi per dirigersi verso il bagno ghiacciato, la luce era spenta e non sapeva come accenderla. A quel punto è scivolata sul pavimento che – apparentemente – era stato lavato dagli addetti alle pulizie. Probabilmente erano convinti che non sarebbe più entrato nessuno. La canadese ha battuto prima il gomito e poi la testa (la nuca), ma è riuscita a chiamare la madre e il suo agente, che l'hanno portata al pronto soccorso. Immediato il ritiro dal doppio, mentre ha provato fino all'ultimo a giocare il singolo. Domenica è andata a Flushing, ha provato a correre sul tapis roulant, ma era evidente che non ce l'avrebbe fatta. Sintomi? Problemi con la luce e i rumori. Dichiarazioni pubbliche? Zero.


ESISTONO RESPONSABILITA'?

Il tennis non è uno sport di contatto, dove le commozioni cerebrali sono abbastanza frequenti, per questo la vicenda è piuttosto grave. Potrebbero esserci gli estremi per un'azione giudiziaria, ma per ora non trapela nulla dal clan Bouchard, che pure arriva da una famiglia piuttosto litigiosa. Un paio d'anni fa, papà Michel ha perso una lunga battaglia legale con il fisco canadese in merito alla sua richiesta di detrarre dalle tasse le spese per gli allenamenti e lo sviluppo agonistico della figlia. Ma torniamo a quella sera. Secondo i transcripts ASAP, sempre molto precisi, è uscita dalla sala conferenze alle 22.59. Ipotizzando che sia andata subito negli spogliatoi, ci si domanda come mai la zona fosse del tutto incustodita. Un collaboratore di Genie ha parlato alla stampa in cambio dell'anonimato, raccontando la storia che vi abbiamo riportato nel paragrafo precedente. Qualcun altro sostiene che la stanza di allenamento (quella che conduce verso i bagni ghiacciati), un tempo, avesse avuto una moquette che è stata rimossa. Inutile dire che su un pavimento di moquette non sarebbe mai scivolata. Resosi conto della serietà del problema, l'hanno portata presso il Mount Sinai Hospital dove però non ha passato la notte. Da parte della USTA non ci sono state dichiarazioni di merito se non l'annuncio del forfait della giocatrice. (che peraltro avrebbe chiesto fino all'ultimo di giocare: ne avrebbe anche avuto il diritto, ma alla fine ha ascoltato i pareri dei medici e di chi le sta vicino). Oltre alla testa, Genie aveva dolori al collo e al gomito. “Non posso rispondere sulle responsabilità della USTA fino a quando non avrò altre informazioni – ha detto Chris Widmaier, portavoce della federazione americana – la domanda è corretta ma non posso fare commenti”. Chissà se la vicenda avrà ripercussioni. Nel frattempo Genie si trova a Montreal e difficilmente – secondo chi le sta vicino – potrà giocare altri tornei nel 2015.