Intervista di Lorenzo Cazzaniga – 28 novembre 2014
Mauro Pinaffo, 39 anni, una decina passata ad occuparsi dell’evoluzione dei materiali nel mondo del tennis, soprattutto per conto del marchio Prince. Mauro era parte di quella squadra di abili ingegneri che, in un laboratorio di Treviso guidato dal dott. Roberto Gazzara, hanno progettato alcune delle più significative tecnologie tennistiche dell’ultimo decennio, prima che una gestione non propriamente esule da errori ha portato al quasi fallimento uno dei più prestigiosi brand della storia del nostro sport. Per sua fortuna, a fine 2013 Head cercava giusto un tecnico del suo spessore, finalmente convinti che il settore corde fosse abbastanza profittevole da meritare maggiori attenzioni. “Sono arrivato in Head a inizio 2013 e la percezione che avevo da fuori era quella di un brand che credeva poco nel settore corde. In realtà era così fino a tre anni fa, quando hanno cominciato a sviluppare il loro centro ricerche, a caccia di soluzioni innovative e in linea con le richieste di mercato. E il mio profilo si adattava bene alle loro esigenze”.
Che hanno portato all’attuale nuova collezione di corde, a partire dalla gamma dei tanto richiesti monofilamenti: su quali basi è stata creata?
“Abbiamo creato tre linee da abbinare a seconda della tipologia di utente: Tour, Performance e Team. La linea Tour è quella dedicata ai giocatori agonisti di ottimo livello, con braccio e fisico allenato, capaci di generare potenza e che desiderano soprattutto grande controllo, come la Hawk. La versione Touch è pensata per i giocatori amanti dell’Alu Power: i nostri test hanno stabilito che, nel range tipico di tensione dell’incordatura, tra i 20 e i 25 kg, la curva di deformazione diventa più lineare, quindi più elastica, con maggior comfort. Ecco perché l’abbiamo chiamata Touch”.
Però le maggiori particolarità le offre la Gravity.
“Vero. E’ un ibrido costituito da due monofili che massimizza il top spin e nasce dalla combinazione di corde che hanno forme totalmente diverse tra loro. Sulle verticali si monta lo spezzone triangolare con i vertici molto acuti (passando la mano sopra l’incordatura si avvertono nettamente gli spigoli n.d.r.) che consentono un grande attrito tra palla e piatto corde, mentre sulle orizzontali quello rotondo e sottile per un attrito ridotto tra le corde. Entrambi gli spezzoni sono stati progettati con materiali molto resistenti allo sfregamento, anche perché quello triangolare si muove in maniera tale che la sezione piatta appoggi sempre sulla corda rotonda. Questa soluzione permette alle corde verticali di muoversi con grande agio e soprattutto di ritornare rapidamente nella posizione originale. Le orizzontali invece, determinano la flessibilità del piatto corde e quindi l’angolo di uscita della palla: abbiamo utilizzato una corda più sottile per migliorare questa flessibilità e permettere un maggior angolo di uscita della palla. Combinato al maggior spin generato, la palla… sta sempre in campo!”
Se poi viene montata sulla nuova Speed in versione 16×16…
“… si raggiunge il massimo livello di spin con un piatto corde ancora più sensibile. Al principio l’angolo di uscita della palla è talmente superiore che necessita un certo periodo di adattamento per trovare gesti idonei e sicurezza negli impatti. Però, se si ha la dovuta pazienza e perseveranza, è una soluzione super”.
Resta poi la Lynx, forse la più adatta al classico giocatore agonista di club, da quarta categoria.
“Indubbiamente: fa parte della categoria Performance e la base è il classico poliestere con l’aggiunta di additivi. La sensazione di potenza e comfort è tale che non sembra nemmeno un monofilo. Seguendo questa tendenza, abbiamo abbassato anche il diametro della Hawk Touch disponibile in calibri 1.15, 1.20 e 1.25: attualmente calibri così sottili non sono molto popolari ma sono convinto che diventeranno un must”.
Non crede però che tanti giocatori di club montino corde non adatte al loro livello di gioco?
“Assolutamente, anzi è un argomento spesso oggetto di discussione. Troppi utilizzano monofilamenti troppo duri, che richiedono braccia e fisico molto allenati per resistere alle vibrazioni che trasmette l’impatto. E questo causa problemi fisici non indifferenti”.
Quindi certi utenti dovrebbero passare ai multifilamento?
“In Europa il 70% del mercato è costituito da monofilamenti, ma i multifilamenti (o i monopoli più confortevoli) potrebbero essere una scelta azzeccata. Noi abbiamo creato due multifilo ben distinti: nel segmento Tour, il Reflex MLT e in quello Performance il Velocity MLF. Il Reflex è un multifilo 100%: nella sezione abbiamo inserito tutti i microfilamenti che ci stavano, circa 1.300, immersi in una matrice di poliuretano, rivestita da un coating anch’esso in poliuretano e un materiale di basso attrito, per migliorare comfort e movimento delle corde verticali, prolungando il periodo in cui restano allineate. Non è una corda potentissima ma offre un ottimo comfort. La Velocity invece è costituita da mille filamenti con una corona esterna di filamenti più grossi e immersi in una matrice di nylon per una maggior vivacità e potenza”.
In molti si lamentano che le corde multifilamento si spostano tanto.
“Spesso accade dopo pochi minuti di gioco e se le corde non sono ben allineate perdono di efficacia e potenza. Per questo con la Reflex abbiamo voluto aumentare questo periodo di tempo”:
Ma quali sono le prossime evoluzioni che immagina nel settore corde?
“L’ideale sarebbe trovare una corda che combini le prestazioni di controllo e spin di un monofilamento con le proprietà di comfort di un multifilo. Però non siamo molto vicini a trovare questa soluzione. I professionisti vorranno comunque monofilamenti che mantengano più a lungo le loro caratteristiche, in maniera da poter tirare sempre più forte con traiettorie sempre più controllate. Ora non è così, al punto che i top players cambiano racchetta ogni sette game. Si tratta di un campo di ricerca molto ambito ma complicato.
Dopo quante ore, un giocatore di club dovrebbe cambiare le corde?
“Un monofilamento mantiene le sue caratteristiche circa 6-7 ore, mentre un multifilamento andrebbe cambiato ogni 4-5 ore perché le corde si spostano notevolmente perdendo di efficacia. A meno di non riallinearle dopo ogni scambio. Poi ci sono giocatori di club che non riescono ad avvertire differenze e vanno avanti fin quando la corda non si rompe, ma non è una scelta corretta”.
Attualmente vanno di moda gli ibridi: cosa ne pensa? Quale ibrido potrebbe consigliare sfruttando i suoi armeggi?
Trovo sia una scelta interessante perché si cerca di combinare le qualità dei monofilamenti con quelle dei multifilamento o del budello. Stiamo studiando nuove soluzioni che dovrebbero essere pronte per fine 2015. Ma potrei mettere la mano sul fuoco che una di queste sarà l’abbinamento tra il Sonic Pro per le verticali e il Velocity sulle orizzontali. Per chi cerca super rotazioni invece, consiglierei Hawk Touch e Reflex: ma bisogna avere un bel braccio…”