L’EDITORIALE – Qualche giorno fa c’è stata una polemica a distanza a seguito di un articolo pubblicato su “La Stampa”, dove Stefano Semeraro e Paolo Bertolucci parlavano della necessità di investire sul settore tecnico, menzionando anche SuperTennis. E’ giunta una replica di Giancarlo Baccini sul sito FIT. Lorenzo Cazzaniga dice la sua, supportato da numeri freddi ma onesti.Mi accorgo, da un tweet del collega Stefano Semeraro, che l’ex responsabile della comunicazione della Federazione Italiana Tennis, Giancarlo Baccini (*), è riesumato dalla sua pensione per dare degli “sciocchi servi” allo stesso Semeraro e a Paolo Bertolucci (*a proposito: con quale titolo Baccini scrive sulla rivista federale e ha un suo ufficio durante gli Internazionali d’Italia, al punto che Vincenzo Martucci, ex penna della Gazzetta mi diceva che per le sue attività di collaborazione con il torneo doveva fare riferimento a lui? Riceve forse Baccini degli emolumenti, rinunciando temporaneamente alla pensione?).

Ma qual è il motivo del contendere e di tanto livore? Un articolo apparso su La Stampa dove Semeraro sostiene che “Il tennis è sport difficile e costoso, il canale tv della FIT ci ha aiutato a vedere gratis in diretta i trionfi di Pennetta & Co., ma per ora non è servito a svezzare le eredi. È il momento di tornare a investire sul settore tecnico e sulla base – e forse persino la FIT lo ha capito, aprendo al tennis nelle scuole – altrimenti si rischia il fuori onda”. E Bertolucci che “la colpa non è tutta del presidente Binaghi, io però punterei meno sulla tv e più sul settore tecnico”, visto che non ci sono ricambi ad alto livello nel nostro tennis.

Apriti cielo! Giancarlo Baccini “in arte” Batch (e attenzione a non fare come succedeva a lui: in questo caso, un refuso nella citazione sarebbe indelicato) ha risposto, con il solito savoir faire: “Più realisti dei rispettivi re, Stefano Semeraro, commentatore del tennis per Eurosport, e Paolo Bertolucci, commentatore del tennis per Sky Italia, sostengono su “La Stampa” la fantasiosa tesi che i modesti risultati dei nostri atleti di vertice nel 2016 e l’apparente mancanza di ricambi siano una malattia che può essere curata chiudendo la tv federale “SuperTennis”. Non c’è niente da fare: ai servi sciocchi delle pay tv proprio non va giù il fatto che in Italia la gente possa godersi il grande tennis in televisione anche senza pagare”.

Va ricordato che il canale SuperTennis riceve un contributo di 4 milioni dalla Fit e 2 milioni dagli Internazionali d’Italia che finiscono nelle tasche della SportCast che, dalla sua creazione, ha avuto come amministratore delegato Giancarlo Baccini, prima che questi optasse per la pensione (ora l’a.d. è Francesco Soro). E il budget della Fit è composto da denari che provengono da varie fonti, tra le quali le tessere federali di ciascun praticante, la quota Fit sull’iscrizione di ciascun giocatore a qualsivoglia torneo e poi quelle tasse incassate dai circoli che, come abbiamo già espresso in altri articoli, sono un numero sorprendente e costantemente in crescita.

Ora, mi sembra doveroso fare chiarezza, in particolare sulla prima questione di questa querelle, dove sono i numeri a fornire un quadro esaustivo. Semeraro e Bertolucci parlano di mancanza di ricambi; Baccini ribatte parlando di “apparente mancanza di ricambi”. Ebbene, in pensione non si ha forse tempo per spulciare tutte le settimane la classifica ATP e allora lo facciamo noi per lui.

Lo informiamo dunque che nella classifica ATP under 21, il miglior italiano (se così si può definire, vista la sua formazione e la scelta attuale di allenamento) è Gianluigi Quinzi. Che però ha 27 giocatori della sua età o più giovani davanti a sé, e comunque è il numero 331 ATP. A seguirlo, Francisco Bahamonde (che abbiamo naturalizzato per chissà quale ragione), numero 54 under 21 e 450 ATP.

Se allarghiamo lo studio alla classifica under 25 (dopotutto le carriere ora durano di più e gli italiani, ma perché mai? maturano sempre tardi), il primo azzurro è Marco Cecchinato (23 anni e 9 mesi), numero 33 di questa speciale classifica e 140 al mondo. Sul quale però pende anche una squalifica della procura FIT per un caso scommesse che pare piuttosto evidente. Insomma, non proprio un esempio da seguire. Quindi Federico Gaio (24 anni e 4 mesi), n.178 ATP. Altri nei top 200 (duecento)? Nessuno.

Le nostre migliori promesse, alle quali sono state regalate tante wild card nei nostri Challenger (o meglio, acquisite dalla Fit in cambio di sovvenzioni economiche ai circoli organizzatori) navigano ancora più dietro: Matteo Donati è 208, Stefano Napolitano 227, Lorenzo Sonego 259, Gianluca Mager 336 (tutti sotto i 22 anni). Beninteso, sono convinto che almeno un paio di questi ragazzi possano diventare buoni professionisti, ma non mi pare il momento di far proclami, visti gli attuali risultati.

E in campo femminile? Oddio…
La miglior under 21 è Jasmine Paolini (20 anni e 6 mesi, seguita part-time da Renzo Furlan), numero 53 di questa classifica ma solo numero 303 WTA. A seguire, Jessica Pieri (19 anni e 3 mesi, numero 306 WTA), quindi Georgia Brescia (20 anni e 5 mesi, numero 434 WTA).

Ma spostiamoci nella classifica under 25 (che anche le nostre ragazze maturano più tardi, vero?). Ebbene, in un ranking che vede ai primi tre posti Garbine Muguruza, Simona Halep e Madison Keys (tutte già top 10 mondiali!), la prima azzurra (se così si può dire…) è Camila Giorgi (24 anni e 6 mesi), ormai reietta Fit ma comunque numero 27 di questa speciale classifica under 25 e n.68 WTA. Segue… nessuno. Perché dobbiamo scendere fino a Martina Caregaro (24 anni e 2 mesi), numero 154 del ranking under 25, numero 274 WTA.

In sostanza, parlare di apparente mancanza di ricambi vuol dire non essere aggiornati su quanto accade nel circuito. E Baccini lo conferma con quella sua esternazione che i freddi (ma onesti) numeri hanno sbriciolato.

Per quanto riguarda il canale SuperTennis, né Semeraro, né Bertolucci, ne hanno augurato la chiusura. E tantomeno lo farebbe il sottoscritto. Tuttavia, i risultati agonistici e le premesse future che i numeri qui sopra hanno ben evidenziato, fanno sembrare logica l’opportunità di ridurre le perdite di 6 milioni all’anno. Basterebbe qualche piccolo taglio, non certo nelle acquisizioni di diritti dei tornei (le uniche trasmissioni onestamente di ottima qualità), ma da altre produzioni che… diciamo… non credo possano puntare agli Oscar TV. Pensate solo cosa si potrebbe fare a livello di settore tecnico con uno-due milioni di quei sei che la tv federale riceve come contributo.

Magari avere, per un programma fondamentale come quello che assiste i giocatori over 18, non solo Umberto Rianna (per quanto bravo) e Gior Galim (alias Giorgio Galimberti, però impegnato part-time). A breve potrebbe essere ufficializzato un cambio di direzione tecnica (si parla addirittura di Filippo Volandri, ma non mi pare così convinto) ma servirebbe abbastanza a poco: cosa può fare un amministratore delegato di un’azienda che non c’è, soprattutto senza avere carta bianca e un piano di investimenti a breve, medio e lungo termine? Quello che in realtà manca sono coach preparati e formati a dovere che devono crescere i nostri migliori giovani dai 14 ai 18 anni. Lo stesso Rianna scuote la testa quando deve parlare degli over 18 perché gli arrivano giocatori con lacune tecniche, fisiche e mentali che non basta un coach di livello per trasformarli nei nuovi Fognini-Seppi (non dico Panatta-Barazzutti-Bertolucci) ma un vero e proprio miracolo. Sarebbe utile invece avere al Centro Tecnico 10-12 (ma ci si potrebbe accontentare di 6-8) coach di spessore che possano formarne degli altri e creare una sorta di catena che possa accompagnare nel migliore dei modi un giovane di talento dai tornei giovanili a quelli professionistici, senza pagare alcuna lacuna. Possibile? Per adesso difficile, se non ci sarà una mezza rivoluzione tecnica, che non mi sembra nelle priorità federali, viste che tutte le dichiarazioni dei dirigenti Fit sono sempre entusiastiche sul nostro movimento. In più, fin quando si dovranno trovare buoni maestri che siano disposti a lasciare un buon club per seguire dei giovanotti in giro per il mondo, magari lasciando a casa famiglia e affetti in cambio di una lauto stipendio di 1.600 euro al mese… Ma questo è un aspetto che affronteremo in altra sede.

La verità è che Semeraro e Bertolucci hanno evidenziato un problema che è sotto l’occhio di tutti, ma Baccini ha deciso per l’ennesima difesa ad oltranza della FIT, esattamente come faceva quando era il responsabile della comunicazione.

E dunque, secondo voi, chi è il vero servo sciocco?

Post scriptum 1
A seguito della vicenda, Italia Oggi ha scritto un articolo a firma di Claudio Plazzotta che avrei voluto commentare dettagliatamente, ma è talmente privo di sostanza che risulterebbe un gioco perfino inutile. Basta leggere l’attacco “Il mondo del tennis, in Italia, ha dimensioni poco più grandi di un pollaio”. Chissà cosa penseranno tutti gli altri sport, tranne quei tre, forse quattro, che vantano un maggior numero di praticanti in Italia. Il resto è un maldestro tentativo di difendere quanto scritto da Baccini. Su Twitter, Claudio Plazzotta (@Claplaz) dice di sé: “Vivo e lavoro a Milano, scrivo e cerco alternative”. Ecco, magari continui a scrivere, ma cerchi alternative al tennis.

Post scriptum 2
Negli anni, ci siamo divertiti a conservare alcune citazioni di Giancarlo Baccini, nei confronti di giornalisti, a suo dire rei di attaccare ingiustamente la nostra Federazione. Eccone alcuni, tanto per capire l’eleganza del personaggio, per chi non lo conoscesse.
 
COME MOGGI
Quando Claudio Pistolesi e Simone Bolelli decisero di restituire la tessera Fit per la squalifica, Baccini apostrofò benevolmente il giocatore: «Sei come Moggi» (poi chiese scusa).
 
EX GRANDE RIVISTA
Febbraio 2004: il presidente Binaghi inviò per errore, a dirigenti e circoli, una e-mail privata, indirizzata a una sua dipendente in Federazione. Questo il testo: «Dear Sharon, puoi, per cortesia, fare un messaggio con una buona enfasi per la Santangelo (che non conosco) e inviarglielo con un telegramma? Appena perde bisognerà farlo anche a quella troia della Farina. Beh, però forse dovrei tenere un linguaggio un pò (sic) più presidenziale. Posso ancora migliorare molto. Saluti. Leon».
La vicenda, ovviamente, finì su tutti i giornali e, incredibilmente, il presidente rimase al suo posto. La rivista Il Tennis Italiano commentò la notizia duramente, affidandosi all’avvocato Anna Maria Bernardini De Pace. Baccini rispose su Supertennis definendo il giornale «una ex grande rivista, diretta da un ex piazzista di pubblicità, che dà spazio a una ex notizia». In altre occasioni Baccini sbagliò appositamente il nome di Enzo Anderloni, chiamandolo Lorenzo Anderlini. Enzo Anderloni attualmente lavora nell’ufficio comunicazione Fit.
 
LE CORNA DI BERTOLUCCI
Baccini, una volta che il capitano Paolo Bertolucci fu sostituito da Corrado Barazzutti, gli dedicò frasi di stima e riconoscenza. Come questa, datata settembre 2010: «A Panatta ha fatto il controcanto, naturalmente, l’antico sodale ed ex capitano di Davis Paolo Bertolucci, cioè l’artefice primo della retrocessione azzurra nel limbo della Serie B. Per la serie “senza vergogna”, i buoi hanno dunque approfittato dei due passanti-promozione sbagliati da Bolelli nel doppio di Svezia-Italia per tornare a dare del cornuto all’asino». Va ricordato che sulla sedia di capitano nell’ultima finale Davis raggiunta dall’Italia, c’era… Paolo Bertolucci.
 
QUEL RINCO DI TOMMASI
Particolare affetto e tatto, Baccini, ha sempre rivolto al decano del giornalismo tennistico italiano. Sul numero di settembre 2009 di Supertennis, Rino Tommasi viene definito Rinco Tomm-anti. Tomm-anti giacché accusato di essere anti-italiano. Rinco non pare abbisognare di esegesi. Altre volte omaggiato di epiteti come «il Vate-Rino» (nessuna assonanza con quell’attrezzo dotato di catenella?) o «vecchio trombone», Tommasi (77 anni) dedicò al giovane Baccini (65 anni a settembre) una sola, splendida replica: «In quanto a Baccini lui non ha nessuna responsabilità. Un presidente più attento di Binaghi non gli consentirebbe di fare un uso così personale del sito federale ma questo è un problema loro. Di Baccini ricordo solo una pianta di fiori che molti anni fa mi ha inviato a casa per ringraziarmi di avergli dato un incarico e uno stipendio in una rivista».
 
I DELIRI BAVOSETTI DI MARTUCCI
Nel 2006 Baccini si era già premurato di impartire la sua benedizione alla firma del tennis della Gazzetta dello Sport Vincenzo Martucci. «Sulla Gazzetta, il solito Vincenzo Martucci spara la solita serie di cartucce a salve contro la FIT con il pretesto di rispondere a una lettera di Luca Ferrari, ex responsabile dell’ex PIA 10 della Lombardia. Tralasciamo per un momento la lettera e concentriamoci sulle cartucce a salve, tanto palesemente a salve da far ridere a crepapelle chiunque sappia qualcosina di tennis. Si tratta di deliri un po’ bavosetti che meriterebbero soltanto commiserazione se non risultassero offensivi verso delle giocatrici che tutto il mondo ci invidia». Fuoriuscito da Gazzetta, ora Martucci (che con Baccini condivide il fatto di aver conquistato la pensione) scrive per la Fit.
 
UN CERTO FEDERICO FERRERO
Qui invece (2009) è la volta dell’Unità e di Federico Ferrero, accolti calorosamente: «Per capire con chi abbiamo a che fare, turatevi il naso e leggete questo maleodorante articolo apparso oggi sull’Unità a firma di un certo Federico Ferrero». Per aver espresso pareri critici su Barazzutti e sulla Fit, Baccini chiese sia a Eurosport sia all’Unità che Ferrero fosse sollevato dal suo incarico (convinto di poterlo decidere).
 
LA MEZZA CALZETTA – UN TANTINO A GAMBA TESA
Nel 2008 Baccini si dedicò a rinsaldare i rapporti di amicizia e collaborazione con l’emittente detentrice dei diritti di tre Slam su quattro e di tutti i tornei WTA di livello, Eurosport. E contro un suo giornalista, reo di aver fatto il mestiere di giornalista, in un post da capolavoro. «Premetto che non ho visto il match in questione, dunque non sono in grado di esprimere alcun giudizio di merito sui fatti. Però in tanti mi stanno segnalando che è in corso un autentico linciaggio mediatico ai danni di Fabio Fognini, reo – pensate un po’!… – di essere stato seccamente battuto dal numero 18 del mondo, Gael Monfils, nel Masters Series di Madrid. C’è chi mi dice che nel linciaggio si sarebbero distinti, fra gli altri, i commentatori di SKY, a cominciare da Raffaella Reggi e Rino Tommasi, ma mi rifiuto di crederci. A sentirla una volta sola, magari di sfuggita, anche una frase severa può essere scambiata per una sciabolata selvaggia. Piuttosto, ho letto con i miei occhi, sul sito di Eurosport, un pezzo che definire disgustoso è poco. Lo ha scritto un certo Andrea Tabacco – una firma talmente sconosciuta che se non è uno pseudonimo ha quanto meno l’aria di esserlo – ed è così pieno di livore da lasciare a bocca aperta, anche perché uno si chiede come sia possibile che una testata di grande prestigio come Eurosport – che tanto ha contribuito al successo mondiale della nostra amata disciplina – possa incorrere in un infortunio grave come quello di farsi rappresentare da una mezza calzetta». Quella volta, come nella vicenda Bolelli, le cose non finirono bene: gli utenti del sito federale scaricarono una valanga di proteste contro Baccini, che fu costretto alla ritirata: «Beh, a leggere le reazioni di coloro che hanno visto il match mi rendo conto di essere entrato un tantino a gamba tesa, del che mi scuso con tutti».
 
COME EMILIO FEDE
Baccini mandò a stendere sulla rivista federale, storpiandone appositamente il nome à la Emilio Fede, “Lorenzo Anderlini”, il vicedirettore di Tennis Italiano, quando ancora faceva inchieste sull’operato della federazione. Inchieste che costarono una causa civile con richiesta di risarcimento milionaria. Sul numero successivo, Baccini rettificò “l’inescusabile errore di stampa” per aver chiamato così un collega che in realtà si chiama Enzo Anderloni. E che ora lavora per la Fit.
 
UBI, BLOGGER SFIGATO
“Leggendola (la lettera di Binaghi) non solo saprete qual è la verità ma capirete anche immediatamente come quell’articolo (quello della Ananasso su Repubblica), in realtà, sia soltanto una rimasticatura della peggior disinformazione invano ripetutamente tentata da quanti – loro sì – vivevano alle spalle del tennis italiano e oggi, dopo essere stati messi in condizione di non nuocere più, devono invece ingegnarsi per sbarcare il lunario“.  Solo che un conto è se il fango lo lancia (o meglio, tenta di lanciarlo) qualche disperato, e un conto è se lo fa un grande, autorevole giornale come “Repubblica” …  “Il testo dell’articolo pare infatti “incollato” dopo essere stato “copiato” dagli scritti di alcuni sfigatissimi blogger su blog più sfigati di loro. Gente che ce l’ha con la FIT perché magari non gli finanzia più i libri che scrive o l’ha addirittura rimossa dagli incarichi perché rubava”.