Murray conferma il ruolo di primo antagonista a Djokovic, superando Raonic dopo una dura rimonta. Il canadese va avanti 2 set a 1, ma al quinto resta senza benzina per un fastidio alla coscia. Andy avrà chance con 'Nole'? Il giorno di riposo in meno può incidere.La prima finale Slam di Milos Raonic può aspettare. Anzi, deve aspettare. Perché Andy Murray gli ha messo i bastoni fra le ruote portando in campo ancora una volta tutto il suo carisma, in una battaglia di quattro ore scandita da un doppio svantaggio, cancellato sia la prima sia la seconda volta. E così la seconda semifinale dell’Australian Open ha premiato il numero due del mondo, promosso 4-6 7-5 6-7 6-4 6-1 verso la sua quinta finale a Melbourne, con l’augurio che possa andare meglio delle precedenti. Oggi ha vinto di testa e fisico, contro un Raonic che ha giocato un tantino meglio nei primi tre set, sfruttando al massimo le poche occasioni transitate dalla sua metà campo, ma è mancato quando il match è entrato veramente nelle fasi calde, segno che non è ancora pronto per battere i migliori sulla lunga distanza. Il canadese è partito forte e ha strappato la battuta a Murray a zero nel game d’apertura, poi si è salvato da 0-40, ha attivato il servizio bomba, e il set praticamente è finito lì, mentre nel secondo Murray è gradualmente entrato nel match, ha sfiorato più volte il break fino a prenderselo nel momento più importante e siglare il 7-5. Tuttavia, non gli è bastato per frenare l’avversario, Raonic ha continuato a spingere su tutte le palle e nel successivo tie-break una seconda troppo tenera sull’1-2 ha obbligato Murray a incassare una gran risposta vincente e guardare il rivale prendersi il set. Ma nel quarto il match si è spostato verso i suoi termini, con più risposte, più scambi lunghi e più battaglia, e Raonic ha accusato. Ha iniziato a sbagliare di più, ha chiamato un paio di volte il fisioterapista per un fastidio alla coscia destra, e sul 3-3 ha perso il contatto. Murray gli ha strappato la battuta a zero, ha spostato l’inerzia dalla sua parte e poi ha dovuto lottare con sé stesso per portare a casa il set, ma una volta siglato il 2-2 è diventato tutto più facile. Raonic ha finito la benzina, il fastidio alla coscia l’ha limitato sempre di più, e per Murray è stato un dolce planare verso la finale. Prima 4-0, poi 6-2 col 38esimo colpo vincente (pochi in un match di 5 set), a firmare un piccolo record famigliare. Non è solo suo, ma va condiviso col fratello Jamie, in finale nel doppio per il terzo Slam consecutivo (ma non ha mai vinto): per la prima volta i due fratelli sono insieme in finale nello stesso Major.
QUANTE CHANCE CONTRO DJOKOVIC?
Secondo lo scozzese la chiave principale del suo successo è stata la riposta. “È sempre frustrante – ha detto – affrontare dei gradi battitori come Milos, ma piano piano ho iniziato a rispondere sempre più, poi lui nel quinto si muoveva molto meno”. Murray, tuttavia, non ha sottolineato un altro aspetto chiave del match: l’efficacia della sua prima di servizio. Alla vigilia della semifinale la sua media nel corso del torneo era stata di 59%, con un picco di 61 nei quarti contro Ferrer. Era già salito lì e l’ha fatto ancora, fino al più che dignitoso 68% di oggi. Si dice sempre che i migliori sappiano alzare il livello nel momento del bisogno, e questa ne è la dimostrazione, specialmente per un giocatore con Murray, la cui seconda di servizio è probabilmente il colpo meno sicuro dell’intero repertorio. Il pubblico australiano ha creduto in Raonic, anche solo per non vedere la quarta finale fra Murray e Djokovic negli ultimi nei sei anni, ma alla fine, a contendersi il titolo nella serata di domenica ci saranno ancora loro, coetanei con appena sette giorni di differenza all’anagrafe, prima testa di serie contro seconda. E le premesse lasciano immaginare un finale già visto, nel 2011, nel 2013 e nel 2015. Murray che ci prova, Djokovic che lo tiene a distanza e vince. “Per battere Novak le cose da fare sono tante, ma soprattutto non abbassare la guardia e giocare il mio tennis migliore”. Più o meno le stesse due che non gli sono riuscite nelle precedenti tre finali. Ce la farà stavolta? Mai dire mai, ma per quanto visto sin qui è poco probabile, e il calendario – da rivedere! – delle fasi finali dello Slam australiano non gli dà certo una mano. Djokovic, che ieri ha impiegato 2 ore e 19 per battere Federer, si presenterà alla finale rinfrescato da 24 ore di riposo in più, mentre lui che oggi è rimasto in campo 4 ore e 3 minuti – dovrà arrangiarsi con molto meno tempo, e fortuna che Raonic al quinto non ne aveva più, e gli ha permesso di risparmiare energie fisiche e mentali. Avrà comunque a disposizione due notti e quasi 48 ore, ma un giorno ‘gratis’ in più può avere il suo peso. Djokovic sembra non avere rivali già da solo, se poi gli altri non possono nemmeno partire alla pari…
AUSTRALIAN OPEN – Semifinale
Andy Murray (GBR) b. Milos Raonic (CAN) 4-6 7-5 6-7 6-4 6-1
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