Pur tra mille difficoltà, il torneo di Parigi Bercy continua ad avere un buon seguito. Il merito è di una cultura, quella francese, in cui il tennis è radicato a prescindere dai risultati. 
Il pubblico francese spera ancora di infiammarsi per Richard Gasquet

Di Gianluca Roveda – 30 ottobre 2013

 
I francesi tengono molto al torneo di Parigi Bercy. Il restyling del calendario lo ha reso meno importante, meno decisivo. Forse anche meno prestigioso. Per questo motivo, gli organizzatori cercano di renderlo appetibile. Se il secondo campo non è un granchè (un semplice palestrone, con le riprese TV offuscate da una retina che protegge gli spettatori dalle pallate), ma sullo spettacolo non hanno badato a spese. L’ingresso dei giocatori è accompagnato da musica, luci puntate addosso, colori sfarzosi…sembrano quasi delle rockstar. Diciamo che Bercy tiene molto all’ego dei tennisti…E’ come se la federazione francese, che organizza questo torneo così come il Roland Garros, voglia offrire in questa settimana tutto quello che manca nello Slam primaverile. In effetti, per quanto sia glamour, il Roland Garros non offre granchè come attività extra-tennistiche. C’è una festa-dance alla vigilia, cui partecipano alcuni famosi DJ, ma per il resto c’è poco intrattenimento. Tutto è focalizzato sul tennis. Ma anche a Bercy la gente ama il gioco. Quando la musica si interrompe, il pubblico è molto coinvolto, soprattutto quando sono in campo i francesi. E spesso sono ripagati da ottime prestazioni. Non è un caso che in questo torneo abbiano giocato bene i vari Tsonga (campione nel 2008), Monfils e addirittura Michael Llodra, che al Palais Omnisport vanta una semifinale.
 
Parigi è anche una capitale del tennis mondiale. Ospita uno Slam, un Masters 1000 e un torneo WTA Premier. Oltre ad essere la sede dell’Accademia di Patrick Mouratoglu, una delle più ‘cool’ del momento. Soltanto Londra può vantare qualcosa del genere, con Wimbledon, le ATP Finals e il Queen’s. Tuttavia, la Francia è uno dei pochi paesi a non aver sofferto la crisi organizzativa. Ad oggi, resistono i vari tornei ATP di Montpellier, Marsiglia, Nizza e Metz. Senza contare il WTA di Strasburgo. I francesi sono appassionati: in tanti paesi, l’interesse per un torneo è spesso legato ai giocatori di casa. In Francia è diverso, il pubblico arriva fino alla fine, a prescindere dalla nazionalità dei giocatori. A livello Slam, la Francia non vince un titolo da 30 anni, da quando Yannick Noah vinse proprio al Roland Garros, ma parlare di crisi sarebbe fuori luogo. Intanto hanno vinto alcune Coppe Davis nel periodo (l’ultima nel 2001, mentre nel 2010 hanno raggiunto la finale), poi hanno avuto vari finalisti Slam (Leconte, Pioline, Clement, Tsonga). Attualmente, hanno una buonissima quantità di giocatori: ben nove tra i top-50 ATP. E poi, si sa, i francesi giocano bene a tennis. Sono tutti molto preparati sul piano tecnico, come ha testimoniato martedì notte il giovane Pierre Hugues Herbert, numero 189 ATP che ha giocato una signora partita contro Novak Djokovic.
 
Molto dipende dalla bravura degli allenatori. La FFT è molto rigorosa nella formazione, tanto che i tecnici devono superare dei test piuttosto duri per ottenere i vari riconoscimenti. C’è una cultura diversa, importante. Basta sfogliare le pagine dell’Equipe, il più importante quotidiano sportivo, e si troveranno numerosi articoli dedicati al tennis. Tutto questo ha portato le aziende ad investire: BNP Paribas, “lo” sponsor per eccellenza del mondo del tennis (ormai non si contano più gli eventi patrocinati), proviene dalla Francia. Così come è francese la Babolat, leader nel settore dell’attrezzatura. Insomma, l’interesse per il tennis è così radicato da essere dato per scontato. Anche per questo, i francesi stanno seguendo con apprensione la vicenda legata ai diritti TV del Roland Garros, che rischiano di lasciare la TV pubblica. Il tgorneo di Bercy è iniziato piuttosto male per i galletti. Monfils si è ritirato ancora prima di scendere in campo, Tsonga ha perso clamorosamente all’esordio, Paire ha fatto una brutta figura e ha pure insultato il pubblico. Mercoledì, Simon ha vinto per un pelo il derby contro Mahut, ma senza destare una grande impressione. Resta Richard Gasquet, in piena corsa per il Masters. Tuttavia, l’impressione è che il torneo continuerà ad avere seguito è successo. L’ATP non gli ha certo fatto un favore nel metterlo a ridosso del Masters, ma la cultura dei francesi saprà andare oltre. Anche grazie alle luci psichedeliche.