Quello dei genitori è spesso il lavoro più difficile del mondo, soprattutto quando un figlio esprime buone doti a livello sportivo. Ecco alcuni consigli su come comportarsi in queste situazioni, senza diventare ossessiviHo lavorato con genitori meravigliosi che hanno contribuito in maniera decisiva al successo dei propri figli, ma sono stato anche testimone dell’inconsapevole sabotaggio perpetrato da molti di questi al futuro sportivo dei loro ragazzi. Se siete dei genitori entusiasti che vostro figlio possa avere una carriera sportiva, vi invito a fare un esame di coscienza. E se state facendo una delle tre cose che vi illustrerò di seguito, vi garantisco che vostro figlio non arriverà dove credete possa arrivare.
Molti degli atleti che ottengono i migliori risultati non hanno genitori ossessivi. Credo che questi abbiano una più alta comprensione del processo di sviluppo sportivo e per loro, porre le fondamenta, acquisire una serie di abilità e prendere dimestichezza con i tranelli della competizione, sono fattori più importanti delle vittorie. Tendono ad essere più rispettosi degli allenatori e pazienti in rapporto al processo di formazione. Invece, i genitori che non hanno esperienze agonistiche, non hanno mai sviluppato le abilità psicologiche che sono richieste ad un atleta. È possibile che questi stiano sperimentando l’agonismo attraverso il proprio figlio (fatto che può costituire un pendio molto scivoloso), o che credano che i loro ragazzi rappresentino una seconda chance per correggere gli errori di un proprio passato atletico non così illustre. Ad ogni modo, la cosa più importante è capire che i pre-adolescenti seguono tre motivazioni principali nel fare sport: divertirsi, socializzare e compiacere i propri genitori. Troppi bambini purtroppo, finiscono per curare semplicemente quest’ultimo aspetto. Raramente raggiungono l’alto livello e spesso finiscono per abbandonare il loro sport, in un gesto di ribellione verso i genitori. A fine gara, sento spesso che le prime parole di questo tipo di genitori sono valutazioni riguardo la competizione, quando dovrebbero semplicemente chiedere: «Ti sei divertito?» .
Una volta mi sono consultato con un papà ansioso riguardo l’allenamento della figlia infortunata. Il medico aveva raccomandato tre settimane di riposo ma il padre pensava fosse una cautela eccessiva e che la figlia avrebbe perso troppo terreno. All’epoca la bambina aveva 9 anni e dubito sia arrivata a fare sport oltre i 12 anni. C’è stato uno sbalorditivo incremento di infortuni di tipo ortopedico tra i ragazzi nell’ultimo decennio e questo per via della prematura specializzazione in una singola disciplina. I bambini sono allenati troppo spesso, troppo duramente, troppo ripetitivamente. I programmi di allenamento ignorano le linee guida ortopediche, preferendo invece compiacere i genitori mostrando risultati immediati. I bambini non presentano una base stabile su cui caricare un alto volume di lavoro. Se davvero si vuol far sviluppare un atleta sin dalla giovane età, bisogna fare proprio questo: lavorare su abilità, coordinazione, forza e agilità in relazione alla loro età. Un buon allenatore-genitore dovrebbe tenere in considerazione le tappe dello sviluppo, monitorando i carichi di lavoro, le pause e i recuperi, insegnando una corretta alimentazione e sviluppando adeguate capacità mentali.
Un bambino non si realizza in uno sport fino a quando non è adolescente. Al fine di capire quello in cui sono portati, dovrebbero provarne diversi. Una delle lezioni più difficili che dovrete imparare è che ci sarà un momento in cui saranno loro stessi a decidere se continuare o meno uno sport, e non ci sarà nulla che potrete fare per evitarlo. È un dato di fatto che le ore passate in macchina, le migliaia di euro spesi per la loro formazione tecnica e gli anni trascorsi assistendo a gare e allenamenti, non portano quasi mai da nessuna parte. Però i valori imparati con lo sport varranno più di qualsiasi altro premio; valori come sportività, onore, integrità, lavoro duro. Ma ricordatevi che le decisioni che prenderete come genitori avranno un effetto enorme non solo nello sviluppo atletico di vostro figlio, ma anche sulla sua salute, etica e benessere. Scegliete saggiamente.
Matt Russ, americano, dirige in Georgia The Sport Factory, associazione di coach professionisti in vari sport. Lui è head coach specializzato in running, triathlon ma soprattutto nella formazione di giovani atleti.
Circa l'autore
Post correlati
Ascolti tv: fra tennis e calcio c’è partita
Gli ultimi match di cartello di Serie A trasmessi in chiaro hanno registrato ascolti che tratteggiano una realtà, se...