Il WTA di Eastbourne ha segnato il rientro di Laura Robson dopo 17 mesi di assenza per un guaio al polso. Predicano tutti pazienza, da Murray a Bollettieri, ma lei saprà restare calma? In fondo è la stessa che a 20 anni ha già cambiato 5-6 coach… 

17 mesi possono essere lunghi, soprattutto se hai 20 anni e tanta voglia di spaccare il mondo. Durante la sua eterna e frustrante assenza, Laura Robson ha avuto un solo momento di sollievo: "For Him Magazine" l'ha infilata nella top-100 delle donne più sexy del mondo, unica tennista nonostante la concorrenza sia piuttosto agguerrita. Per il resto, tante frustrazioni. Si è fatta male al polso a inizio 2014, ha provato con terapie conservative ma non c'è stato nulla da fare. Operazione, un'esperienza a Wimbledon come commentatrice, tanta fisioterapia e un rinvio dopo l'altro. Si sa che il polso è un punto molto delicato per i tennisti. Per informazioni, chiedere a Juan Martin Del Potro. Chissà, magari Laura e Juan Martin si sono scambiati qualche opinione: sono stati entrambi operati dallo stesso medico, quel Richard Berger che è considerato uno dei maggiori specialisti delle patologie alla mano. Ma se l'argentino ha appena cominciato l'ennesima riabilitazione, Laura ha finalmente ripreso la racchetta in mano. L'ha fatto in modo soft, alle qualificazioni del torneo WTA di Eastbourne, dove le hanno dato una wild card. La britannica è sparita dalla classifica mondiale in virtù dell'eterna assenza. Potrà giocare alcuni tornei con la classifica protetta e non avrà certo problemi di programmazione. Top-30 WTA a 19 anni, è un bel personaggio e i tornei faranno a gara per darle un invito. Ma la partita contro Daria Gavrilova, un perfido 6-1 6-0, le ha fatto capire che la strada è ancora lunga. Il vento carogna di Eastbourne non le ha dato una mano, specie nel trovare il ritmo al servizio. Ha commesso sette doppi falli e non sarà una ripresa facile. Il suo amico Andy Murray ha avuto più di un problema al polso nella sua carriera e le aveva fatto sapere che la salita sarà irta di ostacoli. “In un certo senso credo che finire la partita sia stata una vittoria – ha detto la Robson – per questo sono molto felice. Non mi aspetto di giocare il mio miglior tennis, ci vorrà un po' di tempo, tanti match, molto allenamento. Ma sono pienamente disposta ad affrontare tutti questi passaggi. Sono molto lontana dai livelli che avevo raggiunto prima dell'infortunio”.


TEMPI LUNGHI

Ogni epoca ha i suoi infortuni. Qualche anno fa andavano “di moda” i problemi alle anche, frutto della posizione frontale, esasperata, con cui quasi tutti i giocatori tirano il dritto. I nuovi attrezzi hanno accentuato la possibilità di imprimere rotazione alla palla, così il polso è diventato molto soggetto a infortuni. Come detto, il rientro della Robson è arrivato a 48 ore dalla terza operazione di Del Potro. Entrambi sono stati operati alla Mayo Clinic di Rochester, Minnesota. Il rinomato chirurgo non è sorpreso dalla problematica. Lo hanno cercato i giornalisti dell'Observer, si è rifiutato di commentare nello specifico il caso di Laura Robson, ma ha spiegato che per certe tipologie i tempi di recupero possono essere molto lunghi. “Ci vuole molto tempo per ritrovare certi ritmi. L'ultimo obiettivo è quello di giocare un torneo senza nemmeno pensare o ricordarsi l'infortunio. La strada può essere lunga e frustrante, perchè si scontra con l'impazienza del giocatore”. Se escludiamo il lavoro da commentatrice a Wimbledon, la Robson ha tenuto un profilo piuttosto basso. Non è stato facile, visto che i media britannici sanno essere molto pressanti. Si è rifugiata in Florida, presso la fu accademia di Nick Bollettieri, oggi di proprietà IMG. Ha lavorato duro in palestra e a darle un'occhiata c'era proprio Bollettieri. Il mitico coach americano ha un'opinione su tutti, figurarsi sulla Robson. “Ha lavorato in modo diligente – ha detto – credo che non sia mai stata così in forma sul piano fisico. Ha dedicato 2-3 ore al giorno alla palestra per sei giorni a settimana e non si è mai lamentata. Qualche tempo fa c'era qualche dubbio sulla sua condizione fisica, non certo sul suo tennis. Ma oggi è a posto”.


L'AUSPICIO DI MURRAY

Secondo Bollettieri, il compito più difficile per la nuova Robson sarà superare la paura. “I dottori possono dirti che è tutto ok e che non può succedere più niente, ma quando entri in campo la mente può fare brutti scherzi”. Dovesse superare l'ostacolo, la Robson avrebbe tutto per tornare su ottimi livelli. Ha un grande talento, mai messo in discussione. Nel 2012 ha messo fine alla carriera di Kim Clijsters allo Us Open e battè anche Na Li. A Eastbourne le hanno fatto giocare le qualificazioni, mentre a Wimbledon le hanno assegnato una wild card per il tabellone principale. Sarà importante non cadere in depressione se dovesse arrivare un'altra brutta sconfitta, come è probabile. Il suo amico Andy Murray, con cui ha vinto la medaglia d'argento al doppio misto olimpico, l'ha messa in guardia. “Sarà un rientro complicato per una serie di ragioni. Non giocare per 17 mesi arrugginisce, perdi la fiducia nei movimenti del corpo. Credo che il problema principale sarà di tipo mentale. Non so se lavora con qualcuno su questo aspetto, ma lei dovrà superare questo ostacolo e affrontarne tanti altri. Ha un talento incredibile, la conosco da quando aveva 14-15 anni. Si allena bene e ha una bella qualità: si circonda delle persone giuste. Credo che possa avere una carriera fantastica, ma ci vuole del tempo”. Al suo fianco c'è il coach venezuelano Mauricio Hadad, con cui colalbora dal marzo 2014 pur senza giocare match ufficiali. Chissà se Hadad (ex della Watson e membro del team Sharapova quando la russa vinse Wimbledon) sarà contenere le bizze di una giocatrice un po' capricciosa, che in pochi anni di carriera ha già cambiato diversi coach. La parola chiave sarà una, fondamentale: pazienza.  Ma Laura ce l'avrà?