L'anonimo primo turno tra Marcos Baghdatis e Stanislas Wawrinka passerà alla storia per le quattro racchette spaccate, a tempo di record, dal furioso cipriota. DI COSIMO MONGELLI
Lo show di Marcos Baghdatis
Di Cosimo Mongelli – 21 gennaio 2012
Doveva essere un secondo turno qualunque, quello tra il cipriota (ribattezzato “maltese” per i raffinati lettori di Repubblica) Marcos Baghdatis e lo svizzero Stanislas Wawrinka. Uno di quegli incontri che non seguiresti nemmeno sotto tortura, figurarsi (per chi segue gli Australian Open dall’Italia) puntando la sveglia a notte fonda con il rischio, magari ,di interrompere un sogno con Ana Ivanovic. Da una parte un talento gettato illo tempore alle ortiche e oramai irrecuperabile, dall’altra un noioso mestierante che, nazionalità in comune con Roger Federer a parte, non ha nulla di interessante per cui valga la pena perdere tempo di parlare. L’incontro procede come da noia e pronostico. Lo svizzero vince i primi due set senza nemmeno faticare più di tanto. Quando hai il cipriota come avversario, ti basta aspettare il passaggio a vuoto e il gioco, e il set è fatto.
Ci si aspetta un indolore e velocissimo terzo set. Ma, come il sole all’improvviso e anche meglio di un sogno con la Ivanovic, un dribbling di Messi o un assolo di Santana, il colpo di genio di Baghdatis. Durante il cambio campo, accomodatosi sulla sua sedia, guarda con aria schifata la sua racchetta blu dipinta di blu (probabilmente una Fisher pro n°1, camuffata in attesa della sponsorizzazione) e la disintegra al suolo con furia inaudita. Quale sarebbe la novità? ogni tennista che si rispetti almeno una volta nella carriera ha voluto provare quest’ebbrezza. Ma Baghdatis possiede, come scritto poc’anzi, un talento straordinario. E in quest’occasione non ne spreca nemmeno una goccia.
Dopo aver consegnato il fiero moncherino al raccattapalle, cosa fa? sfila dalla borsa un’altra racchetta e riduce anch’essa in brandelli. Ma, se deve essere capolavoro, che capolavoro sia. Mostrando un grande spirito ecologista, senza nemmeno buttar via il cellophane che le avvolge, disfa al suolo la terza e, per non farsi mancare nulla, pure la quarta. La quinta pare brutto (in fondo deve ancora giocare qualche scambio), e la preserva con cura.
Tutto questo con il pubblico in delirio e Wawrinka che, assorto nella sua impalpabilità da Forrest Gump, pare non accorgersi di nulla. Il povero giudice di sedia, alla fine, non può proprio fare a meno di affibbiare un warning a Marcos, nel frattempo in preda da una risata isterica, rivolgendogli uno sguardo malinconico misto a pietà e tenerezza. Nessuno si è illuso quando poi Baghdatis, in piena trance agonistica, ha vinto il terzo set. Nemmeno lui stesso si è illuso. Concludendo il calvario in un velocissimo quarto set.
Le uniche statistiche estrapolate da questo tristissimo incontro hanno riguardato e rincorso, ovviamente, i record di racchette rotte da parte di un giocatore durante una partita. E non potevano che venir fuori i nomi di Marat Safin e Goran Ivanisevic. Ma, cronometro alla mano, il primato del cipriota rimarrà inarrivabile. Come è inarrivabile la noia di chi ha commentato l’accaduto con un “Baghdatis è un cattivo esempio per i bambini”. Che possono effettivamente rimanere impressionati da questi gesti inconsulti mentre, alla playstation, fanno saltare in aria teste con gli sparatutto. E inarrivabile è pure la mancanza di ironia di chi, come Serena Williams, se n’è venuta fuori con un "Non avevo mai visto una cosa del genere. Wow! E' stato impressionante. Ma certo questo non è il metodo migliore per liberare la tua rabbia!”. Detto da una che, della racchetta, ha fatto sempre un uso improprio.
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