La terra battuta mette a nudo il logorio fisico di Federer. La freschezza di Tsonga lo travolge in tre set. Negli ultimi tredici Slam, ne ha vinto solo uno. In semifinale, il francese pesca Ferrer.
La tipica esultanza di Jo Wilfried Tsonga, semifinalista al Roland Garros
Di Riccardo Bisti – 5 giugno 2013
Roger Federer emana fascino e carisma. Anche in fase di declino, sa condizionare gli avversari. Ma se prima avveniva anche sul campo da tennis, adesso succede soltanto fuori. La paura della sua combinazione servizio-dritto è diventata semplice rispetto per un portamento regale ma non presuntuoso. Nel terzo set, dopo averlo centrato (involontariamente, s’intende) nell’ennesima palla break vincente, Jo Wilfried Tsonga si è prontamente scusato. Non era necessario. Anzi, ci stava un ruggito. Invece Jo, ragazzo educato e sensibile, si è subito preoccupato per il Re. Dentro di sé era esaltato, ma il rispetto per il campione ferito ha preso il sopravvento, anche nella consueta piroetta post-vittoria. E’ difficile trovare un appiglio positivo per il 7-5 6-3 6-3 che ha spedito il francese in semifinale e tenuto vive le speranze transalpine di vincere uno Slam 30 anni dopo Yannick Noah. Il tennis sta “invecchiando”, nel senso che sempre più ultratrentenni spadroneggiano, a partire da quel Tommy Haas che stupisce ogni giorno di più. 32 anni ad agosto, Federer dovrebbe sguazzare in questa situazione. Invece, nei 129 minuti di questo match, si è spesso avuta la sensazione che il logorio abbia fatto la differenza. A maggior ragione se vogliamo credere allo stesso Roger, che dice di non avere problemi fisici. Il servizio viaggia meno, il dritto è meno ficcante e soprattutto le gambe non volano più. La “danza” di Federer, spesso immortalata dalle telecamere, non è più quella di prima. Durante il match contro Simon è addirittura caduto da solo, immagine così stridente con il suo portamento. Il simbolo della sconfitta odierna è stata proprio la palla break che ha portato Tsonga sul 4-3 nel terzo set. Federer ha provato in tutti i modi a restare a galla, ma la demi-volèe era troppo lunga. Tsonga c’è arrivato e ha sparato un montante degno di Muhammad Alì, che ha violato i riflessi annebbiati dello svizzero.
Guai a intonare il De Profundis. L’esempio di Tommy Haas dimostra che le carriere possono ancora essere lunghe. E adesso arriva la stagione sull’erba, la più amata da Federer. “Penso già al torneo di Halle – ha detto mezzora dopo la sconfitta – in un certo senso, per me il Roland Garros è già passato. Adesso punto alla stagione sull’erba. Mi piace molto, anche perché è il decennale della mia prima vittoria a Wimbledon”. Federer l’ha presa bene, nessuno conosce meglio di lui i suoi limiti. Se è vero che ha 3 anni e mezzo meno di Haas, ha più tennis nelle gambe. Ha avuto tanti acciacchi, ma nessun infortunio che lo abbia tenuto fuori per mesi. E allora il fisico è un po’ logoro. Recuperare tra uno sforzo e l’altro è sempre più difficile. Il match contro Gilles Simon, con i suoi cinque set e tre ore di fatiche, è stato il prodromo al KO contro Cassius Tsonga. Roger è partito bene, prendendo un break di vantaggio e salendo fino al 4-3 e 40-15. Poi è finita la benzina. E il resto è stato un lento scivolare verso la sconfitta. Raramente, lo svizzero ha provato la sensazione di frustrazione durante una partita. Quel senso di impotenza, la consapevolezza di non avere le armi necessarie, gliel'aveva trasmesso solo Rafa Nadal. Stavolta era dovuto ai suoi limiti. Federer sa giocare bene sulla terra, ma è la superficie che meno si adatta a un fisico non più reattivo come prima. Adesso arriva l’erba e la musica potrebbe cambiare, anche sul piano fisico. Ma la tendenza è chiara: tra Wimbledon 2003 e Australian Open 2010, ha vinto 16 Slam su 27. Da allora, soltanto uno su tredici. Da qui al 2016, sarà dura fare tanto meglio.
Se la ride Tsonga, con la sua polo Adidas griffata Roland Garros, sempre più beniamino dei parigini. E apprezzato da tutti. Come fai a non voler bene a un ragazzone educato e dal tennis garibaldino? Il franco-congolese ha detto di aver preparato molto bene la partita con coach Roger Rasheed. Si sono guardati i filmati di alcuni Nadal-Federer e hanno preso spunto dallo spagnolo per cercare di far giocare Federer “Nel modo sbagliato. Sono sicuro che nessuno si aspettasse un exploit del genere da parte mia. Contro Federer, in Francia…è sicuramente una delle mie più belle vittorie. Ma il torneo non è finito, vorrei di più”. Per lui è la quinta semifinale Slam in carriera, la prima al Roland Garros. Nelle precedenti quattro, solo una volta si era spinto in finale. Accadde cinque anni fa in Australia, quando schiantò Nadal prima di cedere a Djokovic. Stavolta affronterà un altro spagnolo, quel David Ferrer che sul Campo Lenglen ha raccolto col cucchiaino un Tommy Robredo stremato dalle battaglie dei giorni scorsi. Un rapido 6-2 6-1 6-1 gli ha dato la terza semifinale consecutiva Slam, la quarta negli ultimi cinque tornei. Onestamente, “Ferru” meriterebbe un piazzamento in finale per la monumentale forza di volontà. Ma venerdì, sul Campo Chatrier, avrà tutti contro. I precedenti sono 3-1 per lui (esibizioni comprese), e nell’unico match su terra (Roma 2010) vinse in due set. Sarà il favorito, anche se i francesi si affidano alle doti di paragnosta del loro presidente federale, Jean Gachassin. A inizio anno, disse: “Me lo sento: il 2013 sarà l’anno buono per riportare uno Slam in Francia”. Chissà se hanno riferito la profezia a Tsonga…
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