Eliminata nelle qualificazioni, riammessa come lucky loser, Ons Jabeur coglie il suo primo successo contro una top-10 e centra il terzo turno al Roland Garros. E' la prima tunisina ad andare così avanti, proprio nei giorni del Ramadan. “Adesso lo posso evitare, ma dovrò rispettarlo nei prossimi mesi”. L'aiuto dell'ITF e la base…in Slovacchia!

Quando Ons Jabeur ha raccolto una bandiera tunisina e ha preso a sventolarla sul Suzanne Lenglen, molti si sono ricordati che l'ultima lucky loser a raggiungere il terzo turno al Roland Garros era stata Gloria Pizzichini, ormai ventuno anni fa. Ma se Gloria veniva da Osimo, nelle Marche, e oggi fa la maestra di tennis a Imperia, qualsiasi racconto sulla Jabeur deve partire dalle sue origini. La Tunisia ha una modesta tradizione tennistica e, a causa delle abitudini arabe, non è certo il paese più adatto a produrre sportivi di livello. Prendete il Ramadam, la tradizione che impone ai musulmani di osservare il completo digiuno dall'alba al tramonto. Non il massimo, per un atleta. Il problema è che quest'anno cade dal 27 maggio al 24 giugno. Fortunatamente, Ons può far fruttare una norma che garantisce una parziale esenzione per tutti quelli che si trovano in viaggio. “Tuttavia, dovrò osservare i miei 30 giorni di digiuno prima del prossimo Ramadan. E' come un sistema di credito: se osservo il digiuno per due settimane, poi devo recuperare le altre due in seguito”. Quindi, nessun problema religioso. E nemmeno economico: se è vero che il successo su Dominika Cibulkova (seconda top-10 battuta in carriera, stordita a suon di palle corte) le ha garantito un maxi-assegno di 120.000 euro, quest'anno la Jabeur aveva già avuto la fortuna di rientrare tra i beneficiari del contributo assegnato dal Grand Slam Development Fund, fondo monetario garantito dall'ITF e finanziato dagli Slam, che dà una mano ai giocatori di varie aree geografiche. 50.000 dollari che le hanno cambiato la vita. “Per me è cambiato tutto – racconta – come prima cosa, posso evitare di pensare ai soldi, ma soltanto al tennis. Ringrazio l'ITF, sono onorata di far parte del programma, mi sta aiutando molto”. Il rapporto tra Ons e Parigi è speciale. Non solo per la vicinanza linguistica tra Tunisia e Francia, ma perché fu proprio al Roland Garros, nel 2011, che si rivelò al mondo vincendo la prova junior (dopo la finale del 2010). Come ogni giovane promessa, si pensava che potesse fare subito grandi cose anche nel circuito WTA.

LE MONTAGNE SLOVACCHE
“La verità è che ho avuto tanti problemi economici – racconta la Jabeur – non potevo permettermi di assumere le persone di cui avrei avuto bisogno. Poi ho ricevuto una proposta interessante da una buona accademia. Da quel momento, il 50% delle mie preoccupazioni è sparito e mi sono potuta concentrare soltanto sul tennis”. Il tennis non è lo sport più praticato in Tunisia, e non ha certamente la popolarità del calcio. La Jabeur ha iniziato a giocare a cinque anni, ma ben presto ha capito che i tornei nazionali le stavano stretti. Allora si è spostata a Menzah, dove ha frequentato una scuola sportiva, con campi da tennis a 5-10 minuti di distanza. “In questo modo, ho potuto allenarmi e studiare allo stesso tempo. Quando ho vinto il Roland Garros junior ho iniziato a crederci più di prima”. La Francia è diventata la sua seconda casa, quando ha trascorso un po' di tempo presso l'accademia di Patrick Mouratoglou prima di spostarsi in Slovacchia, attuale sede dei suoi allenamenti. Ed è curioso che abbia battuto proprio la Cibulkova. “Ma lei si allena a Bratislava, con la federazione, mentre io sto a Trnava. E' stato bello lavorare in montagna, sui Monti Tatra, con il preparatore atletico Maros Molner. Questo durante la preparazione. Nei primi mesi dell'anno sono rimasta soprattutto in Qatar, ma da quando è iniziata la stagione sul rosso, ho ripreso a trascorrere più tempo nel paese”. Grazie a queste novità, la sua carriera è cambiata: in febbraio è diventata la prima tennista araba a qualificarsi per il torneo di Dubai (in precedenza, c'erano state soltanto wild card) ed è diventata uno degli sportivi più noti del suo paese. Un paese che non si stanca mai di citare, di rappresentare, di onorare. “La bandiera in campo? La Tunisia è un piccolo paese, per me è normale, lo avevo già fatto in passato. Sono l'unica tunisina nel circuito ed è una strana sensazione. Ma non riguarda soltanto il paese: per me è bello rappresentare l'intero mondo arabo. Ho come la sensazione che il mio mondo stia diventando sempre più grande”.