Il challenger di Bergamo ha scritto una piccola pagina di storia. Per la prima volta sul suolo italiano è stata applicata la regola del “no let”, istituita dall’ATP per dare più ritmo e velocità agli incontri. Si modifica una norma-base del tennis: il servizio che tocca il nastro non si ripete, ma si continua a giocare. La sensazione è che i giocatori non siano ancora pronti: si è visto nel match tra Davide Della Tommasina e il bergamasco Andrea Falgheri, peraltro teso e combattuto fino all’ultima palla. Su un servizio di Della Tommasina, la palla ha toccato il nastro e Falgheri l’ha lasciata passare, di puro istinto. “15-0” ha detto la giudice di sedia Cecilia Alberti. “Ah, giusto” ha risposto Falgheri con un sorriso ironico. Nella lunga giornata delle qualificazioni si sono visti altri episodi del genere: la sensazione è che il giocatore al servizio sia spesso avvantaggiato. Durante il torneo, il Supervisor Carmelo Di Dio distribuirà un questionario a giocatori, pubblico e addetti ai lavori per capire il gradimento della novità, istituita in via sperimentale per i primi tre mesi del 2013, esclusivamente nei tornei challenger. A fine marzo, l’ATP prenderà una decisione decisiva. Ascoltando qua e là le sensazioni dei giocatori, sembra che la regola non piaccia granchè. Ma forse è solo una questione di abitudine.
La lunga giornata di tennis ha fornito buone indicazioni per il futuro del nostro tennis: hanno passato il turno due dei tre baby più interessanti presenti in tabellone. Non ha avuto problemi Stefano Napolitano, mai in difficoltà contro Jacopo Locatelli. Il piemontese gioca un tennis ordinato e cerca di sfruttare al meglio le lunghe leve. Per fisico e stile di gioco ricorda – sia pure alla lontana – Juan Martin Del Potro. Andrà certamente rivisto contro avversari più ostici, magari già in questo torneo. Al secondo round se la vedrù con Pietro Rondoni (n. 1071 ATP), che presso la Palestra Italcementi di Bergamo ha colto un’ottima vittoria contro l’egiziano Mohamed Safwat, numero 4 del tabellone e 392esimo nel ranking ATP. Passa il turno anche Marco Cecchinato. Reduce da un torneo future in Israele, il siciliano che si allena nell’orbita di Riccardo Piatti (a Bergamo è seguito da Cristian Brandi) ha superato 6-3 6-4 il ticinese Riccardo Maiga. Tra i giovani italiani, Cecchinato è l’unico a tirare il rovescio a una mano e cercherà di entrare tra i top 400 (oggi è numero 403, suon best ranking) grazie al torneo di Bergamo. Ma gli obiettivi sono ben più ambiziosi. Battuta d’arresto per Matteo Donati, sconfitto in tre set dal compagno di allenamenti Viktor Galovic (i due si allenano a Bra sotto la guida di Massimo Puci) con il punteggio di 6-3 4-6 6-4. Ma i derby, si sa, sono sempre incontri particolari.Il challenger di Bergamo ha scritto una piccola pagina di storia. Per la prima volta sul suolo italiano è stata applicata la regola del “no let”, istituita dall’ATP per dare più ritmo e velocità agli incontri. Si modifica una norma-base del tennis: il servizio che tocca il nastro non si ripete, ma si continua a giocare. La sensazione è che i giocatori non siano ancora pronti: si è visto nel match tra Davide Della Tommasina e il bergamasco Andrea Falgheri, peraltro teso e combattuto fino all’ultima palla. Su un servizio di Della Tommasina, la palla ha toccato il nastro e Falgheri l’ha lasciata passare, di puro istinto. “15-0” ha detto la giudice di sedia Cecilia Alberti. “Ah, giusto” ha risposto Falgheri con un sorriso ironico. Nella lunga giornata delle qualificazioni si sono visti altri episodi del genere: la sensazione è che il giocatore al servizio sia spesso avvantaggiato. Durante il torneo, il Supervisor Carmelo Di Dio distribuirà un questionario a giocatori, pubblico e addetti ai lavori per capire il gradimento della novità, istituita in via sperimentale per i primi tre mesi del 2013, esclusivamente nei tornei challenger. A fine marzo, l’ATP prenderà una decisione decisiva. Ascoltando qua e là le sensazioni dei giocatori, sembra che la regola non piaccia granchè. Ma forse è solo una questione di abitudine.
La lunga giornata di tennis ha fornito buone indicazioni per il futuro del nostro tennis: hanno passato il turno due dei tre baby più interessanti presenti in tabellone. Non ha avuto problemi Stefano Napolitano, mai in difficoltà contro Jacopo Locatelli. Il piemontese gioca un tennis ordinato e cerca di sfruttare al meglio le lunghe leve. Per fisico e stile di gioco ricorda – sia pure alla lontana – Juan Martin Del Potro. Andrà certamente rivisto contro avversari più ostici, magari già in questo torneo. Al secondo round se la vedrù con Pietro Rondoni (n. 1071 ATP), che presso la Palestra Italcementi di Bergamo ha colto un’ottima vittoria contro l’egiziano Mohamed Safwat, numero 4 del tabellone e 392esimo nel ranking ATP. Passa il turno anche Marco Cecchinato. Reduce da un torneo future in Israele, il siciliano che si allena nell’orbita di Riccardo Piatti (a Bergamo è seguito da Cristian Brandi) ha superato 6-3 6-4 il ticinese Riccardo Maiga. Tra i giovani italiani, Cecchinato è l’unico a tirare il rovescio a una mano e cercherà di entrare tra i top 400 (oggi è numero 403, suon best ranking) grazie al torneo di Bergamo. Ma gli obiettivi sono ben più ambiziosi. Battuta d’arresto per Matteo Donati, sconfitto in tre set dal compagno di allenamenti Viktor Galovic (i due si allenano a Bra sotto la guida di Massimo Puci) con il punteggio di 6-3 4-6 6-4. Ma i derby, si sa, sono sempre incontri particolari.
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