L’INTERVISTA. Quando Tommy Haas sembrava perso per il tennis di vertice, ci confidò che il 13 era il suo numero fortunato. “Vorrei il tredicesimo titolo ATP”. Detto fatto.
Tommy Haas vanta quattro semifinali nei tornei del Grande Slam
 
Battendo Roger Federer ad Halle, Tommy Haas è tornato tra i primi 50 del mondo. Il suo tennis elegante è ossigeno per gli appassionati del bel gesto. Sono gli stessi che lo attendono al varco a Wimbledon, dove 3 anni fa giunse in semifinale. Nonostante i suoi 34 anni, il tedescone ha una voglia matta di giocare. Lo aveva mostrato lo scorso fine agosto, quando rilasciò un’intervista esclusiva al nostro Lorenzo Baletti. Ve la proponiamo oggi, anche perché alcune dichiarazioni del buon Tommy si sono rivelate profetiche. (Ri. Bi.)
 
Di Lorenzo Baletti

 
Appendere la racchetta al chiodo? Dopo 15 anni di professionismo, Tommy Haas non ci pensa nemmeno. Non lo ferma neanche il caldo umidissimo di Bradenton in Florida, dove si allena dall’età di 13 anni alla corte di Nick Bollettieri. Dopo vent’anni mostra ancora la stessa determinazione e lo stesso impegno. Da bordo campo Bollettieri osserva per pochi secondi quello che è da sempre il suo pupillo, quindi entra in campo. L’apertura del dritto, la posizione dei piedi sul rovescio, il movimento alla risposta: l’ottantenne Nick corregge ancora Tommy come fosse una delle sue giovani promesse, e non un veterano del circuito. Eppure è stato numero 2 ATP nel 2002, prima che una serie di infortuni ne stroncasse l’ascesa. Un atleta in grado di collezionare 13 titoli ATP su tre superfici diverse, oltre a 9 finali tra cui spiccano quelle alle Olimpiadi di Sydney 2000 e a Roma 2002. Risultati a cui vanno aggiunti gli exploit nei tornei del Grande Slam: tre volte semifinalista agli Australian Open negli anni ’99, ’02 e ’07 ed una volta a Wimbledon nel 2009.
Nel frattempo si è sposato con l’attrice Sara Foster, dalla quale ha avuto una figlia, Valentina, nel Novembre 2010. Ha richiesto ed ottenuto la cittadinanza americana, conferitagli il 27 Gennaio 2010. Continua ad allenarsi, crede ancora di poter svolgere un ruolo da protagonista nel mondo del tennis. Sintomo di una voglia di risollevarsi non comune a tutti i 34enni. Lo avevamo incontrato qualche mese fa alla IMG Bollettieri Academy. Tra un allenamento e l’altro, ne era uscita una bella chiacchierata tra ricordi e aneddoti del passato.
  
– Alla tua età, qual è il segreto per mantenersi in forma e continuare ad allenarsi?
Non c’è un unico segreto. Bisogna sempre lavorare molto e con dedizione, per trovare la maniera di ritornare in forma ogni volta dopo un periodo di stop. E’ necessario trovare il giusto modo di allenarsi per rimanere ad alti livelli di gioco e di condizione fisica. E’ proprio questo il mio obiettivo: cercare di rimanere in forma il più possibile, prendermi cura del mio corpo e tenermi lontano dagli infortuni. Solo così potrò giocare al meglio.  
 
– Dove trovi le motivazioni per rimanere nel circuito?
Diventare un tennista è ciò che ho sempre sognato. Sono consapevole di aver ottenuto ottimi risultati, e ho la sensazione di potermi ripetere. In più ora sono diventato padre, e mi piace l’idea che mia figlia possa un giorno vedermi giocare. Per me lei è una grande motivazione. Poi il mio numero fortunato è il 13, fin’ora ho vinto 12 titoli, quindi sarei felice di poterne vincere un altro per arrivare così a 13.
 
– Qual è il tuo programma di allenamento quotidiano?
Dipende moltissimo da come mi sento fisicamente. Mediamente sto in campo attorno alle tre ore al giorno, poi in palestra per un’ora e mezza circa. Mi dedico molto anche alla fisioterapia e ai massaggi, almeno per un’altra ora e mezza. Alcuni giorni riesco a reggere questi ritmi mentre altri no, a seconda di quali sono le mie condizioni. Il metodo cambia se ho qualche settimana per allenarmi o se invece sto disputando un torneo. Ad esempio, dopo un match è meglio risparmiare energie per quello successivo piuttosto che ributtarsi in allenamenti intensi.
 
– Stai già pensando alla tua vita dopo il tennis?
Si. Ho già compiuto un grande primo passo diventando padre: dopo il ritiro voglio dedicare tutte le attenzioni a mia figlia e alla mia famiglia. Allo stesso tempo vorrei rimanere nel mondo del tennis, è la mia grande passione e mi spiacerebbe abbandonarla.
 
– I momenti migliori della tua carriera?
Innanzi tutto il momento più bello è stato quando sono riuscito a realizzare il sogno della mia vita: diventare un tennista professionista. Poi, tutte le volte che ho giocato contro un top player come Agassi, Sampras, Federer o Nadal. Quando affronti campioni del genere è sempre una sensazione incredibile, per me è stato un vero onore ed una grande soddisfazione poter giocare con loro e talvolta riuscire anche a batterli. Infine ogni volta che ho vinto un torneo o ottenuto buoni risultati in uno Slam, o ancora quando ho raggiunto i top 10 e poi i top 5 del mondo. Momenti che ricordo con estremo piacere.
 
– Quali sono i giocatori che ti hanno messo più in difficoltà?
Ho affrontato tanti grandi giocatori. E’ stato molto difficile giocare con Hewitt quando era al meglio, con Sampras ed Agassi ad inizio carriera, o ancora con Federer, Nadal e Djokovic. Sono tutti campioni assoluti. Ma ricordo anche altri incontri duri contro tennisti ostici: Davydenko quando era nel miglior momento di forma, o ancora Safin e Blake. Tanti bei ricordi di partite molto combattute.
 
– A proposito di belle partite, quali match ricordi con più piacere?
Un paio di partite agli Us Open, quando ho vinto 7-6 al quinto con Blake agli ottavi nel 2007 o quando ho sconfitto Safin sempre 7-6 al quinto e sempre agli ottavi un anno prima. Poi tutti gli incontri di Coppa Davis, specialmente quelli in casa davanti al mio pubblico. Ancora, quando sul Campo Centrale di Wimbledon ho battuto Agassi nel 1998 al secondo turno, oppure gli ottavi del Roland Garros 2009 contro Federer. Ho perso, ma mi sono travato avanti due set a zero giocando un grande tennis. Infine, la semifinale di Wimbledon 2009 un'altra volta contro Roger, ancora una sconfitta ma una splendida emozione.
 
– Alcuni giocatori, su tutti Djokovic, hanno cambiato la propria alimentazione. Cosa ne pensi? Segui anche tu questa nuova moda?
Djokovic ha iniziato una nuova dieta perché era intollerante al glutine e aveva anche qualche allergia, mentre Fish perché era sovrappeso di parecchi chili. Molti seguono questo nuovo trend, è una buona cosa e se pensano che possa aiutarli ben per loro. Per me è difficile, ovviamente sto attento a quello mangio e faccio in modo che sia il più sano possibile, ma non seguo nessuna alimentazione particolare. A questi metodi estremi preferisco la vecchia scuola: allenarsi duramente, fare il proprio lavoro, ascoltare i bisogni del corpo ed assicurarsi che riceva dal cibo le energie necessarie. Ma se voglio un cheeseburger me lo mangio senza problemi, mi da fastidio l’idea che qualcuno ti segua come un’ombra per i tornei dicendoti cosa puoi mangiare e cosa no.
 
– Quale routine segui per mantenere viva la concentrazione durante un match?
Non seguo una vera e propria routine. La cosa più importante è giocare tanto, solo così si acquisiscono fiducia e capacità di concentrarsi. Durante una partita, nei momenti di crisi, bisogna focalizzarsi su ciò che sta riuscendo meglio in quella giornata e provare così a risollevare la fiducia. Non è facile, una partita può durare tanto, così come tutta la stagione. Bisogna mettere insieme tante piccole cose, è l’unico modo per tenere alta la concentrazione.
 
– E’ uscita la biografia di Nick Bollettieri. Che ricordi hai della tua vita con lui?

Negli ultimi vent’anni Nick per me è stato come un secondo padre, sono arrivato da ragazzino e lui mi ha accolto a casa sua. Abbiamo un ottimo rapporto, mi ha aiutato moltissimo negli anni, sia da un punto di vista tecnico che umano. Quando vivevo con lui ed uscivo la sera non potevo tornare a casa più tardi di mezzanotte, ma non sempre obbedivo. Ogni volta che rincasavo dovevo passare davanti alla sua stanza per andare in camera mia. Pensavo sempre che dormisse, di averla fatta franca, ma puntualmente sentivo la sua voce che diceva “Tommy”, come dire “ti ho beccato che sei tornato più tardi!”. Subito mi chiedeva dove ero stato e con chi, riempiendomi di domande per assicurarsi che non avessi fatto niente di stupido. Questo fa capire quanto lui ci tenesse a me, e quanto si impegnasse a tenermi lontano dalle cattive compagnie.
 
– Un aneddoto divertente su Nick?
Una volta, usciti dal ristorante, mi aveva detto di andare a prendere la macchina e portarla li davanti. Quando è salito ho notato che stava armeggiando con il suo cellulare, cercava di farci qualcosa. Si è innervosito e mi ha detto: “Tommy, controlla questo cavolo di cellulare, devi trovarmi un numero”. Appena me lo ha dato in mano mi sono accorto che non era il cellulare, ma il telecomando dell’aria condizionata!
 
 
TOMMY HAAS
 
Tommy Haas nasce in Germania, ad Amburgo, il 3 Aprile del 1978. All’età di 13 anni, nel 1991, decide di trasferirsi alla IMG Academy di Nick Bollettieri a Bradenton, in Florida, dove si stabilisce e prende residenza. Dotato di buoni colpi a rimbalzo, ha nel servizio e nella risposta le armi migliori, caratteristiche che gli fanno prediligere le superfici veloci. Sono 13 i titoli ATP vinti in carriera dal tedesco: 1999 – Memphis (indoor); 2001 – Stoccarda (indoor), Vienna (indoor), Long Island (cemento), Adelaide (cemento); 2004 – Los Angeles (cemento), Houston (terra); 2006 – Los Angeles (cemento), Memphis (indoor), Delray Beach (cemento); 2007 – Memphis (indoor); 2009 – Halle (erba); 2012 – Halle (erba). L’ex n. 2 del mondo vanta anche nove finali: 1997 – Lione (indoor); 1998 – Lione (indoor); 1999 – Grand Slam Cup (indoor), Stoccarda (terra), Auckland (cemento); 2000 – Vienna (indoor), Olimpiadi Sydeny (cemento), Monaco (terra); 2002 – Roma (terra). A tutto ciò si aggiungano le trenta apparizioni in Coppa Davis con la Germania, per un totale di 22 vittorie ed 8 sconfitte.