Prima di affrontare Murray, lo aveva detto. “Potrebbe avere paura: sa che sono imprevedibile”. Detto fatto: 6-4 6-3 e interrotta la striscia vincente dello scozzese. Ok Nadal.
Andy Murray esce sconfitto dal Centrale di Montreal, dove aveva trionfato nel 2009
Di Riccardo Bisti – 9 agosto 2013
Ernests Gulbis si definisce “imprevedibile”. E’ l’aggettivo perfetto per rendere l’essenza di chi sa trovare punte vertiginose, ma anche rovinose cadute. Per fortuna sua (e del tennis) a Montreal ha trovato la forma ideale e ha messo fine alla striscia vincente di Andy Murray, che perdurava da 13 partite e comprendeva la marcia trionfale a Wimbledon. All’Uniprix Stadium, il lèttone si è imposto col punteggio di 6-4 6-3. Ha giocato con attenzione e ha saputo approfittare della cattiva giornata di Murray, ancora in fase di sbornia post-Wimbledon. Per carità, lo scozzese ha giocato male, però certe partite bisogna saperle vincere. E Gulbis lo sa fare. Ogni sua vittoria è una piccola gioia per i giornalisti, perchè il Principe Ernests sa sempre cosa dire. A differenza degli altri, non scollega bocca e cervello quando parla con i guardoni di professione. Prima di affrontare Murray, ha concesso un’esclusiva al cronista americano Erik Gudris. Si sono trovati dopo il successo contro Fognini, ma la zona interviste era piena di gente, allora hanno cercato un altro posto. E si sono incamminati. A un certo punto, Gulbis si è fermato davanti al bagno degli uomini. “Il posto giusto è qui” ha detto sorridendo, mentre spingeva una porta oscillante. Ernests Gulbis è questo, un mostro di spontaneità dove la normalità è robotizzata. Per la fortuna di entrambi, l’ATP ha procurato un ufficio angusto, dove tra sedie e scatoloni si è potuta svolgere l’intervista. Molti si sono lamentati del fatto che Fognini-Gulbis sia stato programmato su un campo senza telecamere. “Penso che sia una bella cosa – ha detto il lèttone – perchè se gioco bene è positivo per lo sport. Credo di poter offrire un gioco interessante. Io sono imprevedibile. Per esempio, se dovessi scegliere un giocatore da guardare, terrei fuori Gael Monfils. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma è meglio vedere chi può giocare bene e non un corridore che vive sugli errori degli altri. Credo di essere interessante per il gioco. Mi basterà entrare tra i primi 20 o i primi 10, e giocherò nei campi importanti”. Così, come se fosse facile.
Il pensiero del ritiro lo ha sfiorato in più di un’occasione. Dopo aver battuto Federer a Roma ed essere stato numero 21 (oggi è 38), lo scorso anno era franato fuori dai top-100. E così ha trascorso la fine del 2012 riflettendo su dove fosse e cosa volesse fare. “Tra ottobre e novembre ho giocato due challenger in mezzo al nulla – racconta Gulbis – inoltre ho dovuto giocare le qualificazioni perchè non mi hanno concesso una wild card. Allo stesso tempo è stata dura e deprimente”. Anche per questo, ha accettato con piacere l'invito offertogli al challenger di Bergamo. E non ha chiesto alcun ingaggio, come invece hanno fatto diversi colleghi meno noti (e meno forti) di lui. “In quel periodo, mentre ero a casa mia in Lettonia, mi domandavo: ‘Come ho fatto ad arrivare fino a qui?’. Non era rabbia, era delusione nei confronti di me stesso. Non volevo arrivare al punto di svegliarmi una mattina, a 30 anni di età, e rendermi conto di aver buttato via l’opportunità che Dio e l’universo mi hanno regalato”. Gulbis sa bene di avere talento e abilità importanti. “Buttare via tutto mi deluderebbe. Non volevo ridurmi in quella situazione. Allora ho deciso di spingere duro per i prossimi 4-5 anni”. Gulbis sa sempre sorprendere. Chi avrebbe mai pensato che avrebbe parlato del senso della vita in uno sgabuzzino di Montreal, peraltro dopo averci riflettuto in una casa di campagna? Eppure oggi fa sul serio, e ha eliminato alcune cattive abitudini che ne condizionavano il rendimento il campo. E ringrazia il coach, l’austriaco Gunther Bresnik, per avergli dato una mano in questo senso. “Nella mia prima carriera ho preso tutte le decisioni sbagliate possibili. Ma mi sono servite”.
Prima di affrontare Murray, gli hanno chiesto come avrebbe affrontato il il campione di Wimbledon. Non lo aveva mai battuto. “Non vedo l’ora di affrontarlo. La sfida con Fognini era molto più impegnativa sul piano della pressione. Mi serviva per trovare fiducia. L’ho trovata e la voglio portare sul campo. Molti la penseranno diversamente, ma io credo che Andy possa scendere in campo spaventato perchè sa che sono imprevedibile. In match come questi posso alzare il mio livello fino a diventare il migliore al mondo. Proverò a farlo anche stavolta”. C’è riuscito nel primo set, quando una risposta profonda sul set point ha costretto Murray all’errore. E ancora di più nel secondo: dopo aver subito il controbreak, ha messo il turbo e ha giocato alla grande fino alla vittoria finale. E al quarto da giocare contro Milos Raonic, che nella notte italiana ha superato Juan Martin Del Potro. Molti pensano che Gulbis sia un giocatore capriccioso, irritante. Altri ritengono che il suo temperamento offra emozioni e sia un toccasana per il tennis. Difficile immaginare cosa succederà oggi, figurarsi nei prossimi 4-5 anni. Ma vale la pena aspettare.
OK NADAL, FAVOLA POSPISIL
La giornata ha sorriso anche a Rafael Nadal: lo spagnolo ha superato Jerzy Janowicz, sconfitto 7-6 6-4 al termine di un match girato su pochi punti. Nel primo set, Nadal ha sciupato tre setpoint consecutivi sul 5-4 e si è fatto brekkare nel game successivo. Sul 6-5 e servizio, il polacco si è disunito e ha finito col cedere il tie-break. Tuttavia ha continuato a lottare, prendendo un break di vantaggio nel secondo set (3-0 per lui). Lo spagnolo non si è scomposto e ha completato una rimonta che gli apre prospettive interessanti: nei quarti se la vedrà con l’australiano Marinko Matosevic, uscito da un match molto duro contro Benoit Paire. Lo spagnolo non poteva chiedere di meglio, anche per le sue condizioni fisiche: “Ho potuto giocare gli ultimi due match senza limitazioni: spero di poter andare avanti così e dimenticarmi degli infortuni”. Prosegue l’avventura di Vasek Pospisil: il giovane canadese, salito al numero 71 ATP, viene dal successo al challenger di Vancouver e ha raccolto la prima vittoria su un top-10 battendo Tomas Berdych al termine di una lunga battaglia, chiusa col punteggio di 7-5 2-6 7-6. Con lui e Raonic, il paese della foglia d’acero punta a legittimare la semifinale in Coppa Davis: la trasferta in Serbia sembrava chiusa in partenza, ma la squalifica di Troicki, il poco tempo a disposizione per Djokovic e la crisi di Tipsarevic potrebbero cambiare le carte in tavola.
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