Dopo l’Australian Open, Stanislas Wawrinka vince anche a Monte Carlo. I suoi trionfi mostrano agli inseguitori cosa bisogna fare per battere i più forti. Federer KO alla distanza.

Di Riccardo Bisti – 20 aprile 2014

 
Solitamente, i termini “Principe” e “Rivoluzionario” non vanno d’accordo. Eppure si addicono entrambi a Stanislas Wawrinka. Lo svizzero è il nuovo Principe di Monte Carlo, nel giorno in cui Alberto di Monaco concede lo scettro per qualche ora. Nel derby contro Roger Federer si è imposto (o meglio, ha dominato) alla distanza. “Stan” si è imposto col punteggio di 4-6 7-6 6-2, e raramente un punteggio ha rispecchiato così fedelmente il corso della partita. Federer ha giocato molto bene, mostrandosi leggermente superiore (e più bravo) fino a quando ha avuto benzina, ma quando la spia è andata in riserva non è più stato competitivo. Quando una combinazione servizio-smash ha dato a Wawrinka il secondo set, si è capito che il match era finito. Roger era troppo stanco, provato dalle fatiche (fisiche) del quarto contro Jo Wilfried Tsonga e gli sforzi mentali della semifinale contro Novak Djokovic. Davanti a tanti spettatori vip (oltre ai reali di Monaco c’erano anche Ricardo Kakà, Bob Sinclair, Paolo Maldini e altri), Federer è partito piuttosto bene, mettendo subito pressione al connazionale. Tuttavia, la prima chance l’aveva proprio Wawrinka, con palla break al quarto game. Federer la affrontava con aggressività: il suo dritto al volo non era definitivo, ma il passante di Wawrinka era fuori. La prima svolta arrivava al quinto game, quando un rovescio lungo spediva Federer sul 3-2 e servizio. Era il primo break subito da Wawrinka in tutto il torneo, dopo 29 turni di servizio. Continuando a giocare con intensità e aggressività, Federer manteneva il vantaggio e intascava il parziale in 42 minuti.
 
QUEL MALEDETTO MINIBREAK
Ancora più intensità nel secondo set. Appena Federer abbassava la percentuale di prime palle veniva punito (2-0 Wawrinka) ma trovava l’immediato controbreak a zero, in un game iniziato da una brutta ingenuità di Wawrinka e chiuso da uno splendido passante di rovescio. Nel game successivo c’era la possibilità di vedere il terzo break di fila, ma un paio di errori e l’aggressività di Federer tenevano il match in parità. Sul 3-2 c’era una breve interruzione per pioggia (senza che i giocatori dovessero uscire dal campo). Al rientro, la partita tornava sui binari dell’equilibrio e si protraeva fino al tie-break senza sussulti emotivi, mentre quelli tecnici erano davvero interessanti. Si sono visti diversi ottimi punti e una tattica garibaldina da parte di entrambi. Il tie-break era deciso da un solo mini-break, centrato da Wawrinka al secondo punto (rovescio steccato da Federer) e conservato fino alla fine. In altri tempi sarebbe stato più complicato, invece ha tenuto il braccio saldo. Il match cambiava radicalmente: un dritto in contropiede regalava il break già in avvio, Federer sembrava al lumicino delle energie e si è trovato rapidamente sullo 0-4. Si è leggermente ripreso nel finale, ma non aveva riserva sufficiente per tentare la rimonta. Wawrinka suggellava il successo con un terrificante dritto anomalo che colpiva la linea e volava via, laddove non sarebbe arrivato neanche Nadal. L’esultanza era contenuta, in rispetto all’amico-maestro che durante la premiazione non ha esitato a definire “Il più forte di sempre”. E poi, rivolgendosi verso di lui “Ti auguro di vivere una grande stagione, è sempre un onore giocare contro di te e grazie per tutto quello che fai per il tennis. Per me è una vittoria particolare”.
 
STAN CANCELLA L'ORDINE PRECOSTITUITO
Per un giorno, Wawrinka è il Principe di Monaco e la moglie Ilham (presente, in una delle sue rare apparizioni pubbliche) per qualche ora indossa i panni della Principessa Charlene. Tuttavia, è anche il Rivoluzionario che prende a sportellate l’ordine precostituito, da anni nelle mani dei soliti noti. Negli Slam, certo, ma anche nei Masters 1000. Basti pensare che 34 degli ultimi 36 tornei erano stati vinti dai Fab Four, con le sole eccezioni di Parigi Bercy (che però è condizionato dalla vicinanza con il Masters). Il successo di “Stanimal” a Monte Carlo vale quasi quanto quello in Australia, perché fa capire che i più forti non sono inarrivabili. E mostra a tutti gli altri le doti necessarie per infilarsi lassù. Qualcuno potrebbe obiettare che si è imposto senza battere né Nadal né Djokovic, ma non è colpa sua se hanno perso prima, ma soprattutto li aveva battuti entrambi in Australia. Tenendo conto che le sue precedenti finali Masters 1000 (Roma 2008 e Madrid 2013) erano giunte sulla terra battuta, c’è da tenerlo in considerazione per la stagione appena iniziata, Roland Garros compreso. I pezzi del puzzle si sono finalmente composti e non ha nessuna intenzione di staccarli. Federer perde col sorriso, felice di aver lasciato spazio a un amico, e si candida come possibile protagonista, anche se il calo fisico nel finale deve farlo riflettere. Il futuro è un’incognita: quale torneo salterà per la nascita del figlio? Ma davvero ne salterà uno?
 
MASTERS 1000 MONTE CARLO – FINALE
Stanislas Wawrinka (SUI) b. Roger Federer (SUI) 4-6 7-6 6-2