A un anno dall'exploit del 2014, Ernests Gulbis si ripresenta a Parigi senza coach e dopo aver dilapidato più di mezza stagione. La classifica rischia di crollare, ma lui se ne frega e ha vinto un discreto match contro Sjsling. A Parigi era esploso, a Parigi resterà a galla?  

E' passato un anno da quando Ernests Gulbis si presentava a Parigi dopo aver vinto Nizza e si apprestava a disputare il miglior Slam in carriera. Dando spettacolo, emozioni, con lo scalpo eccellente di Roger Federer negli ottavi e quello di Berdych, fatto a pezzi, nei quarti. Si arrese solo a Novak Djokovic in semifinale, peraltro dopo avergli portato via un set. La promessa sembrava finalmente mantenuta. La promessa di un ragazzo troppo ricco o forse troppo intelligente e colto per potersi dedicare al tennis. La promessa di un talento, cui interviste e comportamenti fuori dal campo (dai montepremi sperperati al casinò alle serate passate in teatro all'opera, anziché concentrarsi sulle partite) hanno sempre fatto discutere più dei suoi risultati. Ma era tutto troppo bello per essere vero. O tutto troppo scontato, per uno come Ernests. E non poteva essere altrimenti. Dopo aver concluso l'anno tra alti e bassi è arrivato il 2015 e mai inizio di stagione fu più disastroso. Due sole vittorie, contro Gimeno Traver e Dolgopolov, dieci sconfitte al primo turno (non considerando il bye, contro il quale non avrebbe potuto perdere nemmeno volendo) e la classifica costruitasi fatta letteralmente a pezzi. Il benservito a Thomas Enqvist, colui che avrebbe dovuto dargli una scossa, dopo soli 21 giorni di rapporto lavorativo. Era nei top ten. Dopo Nizza lo ritroviamo nei pressi della trentesima posizione.

C'E' ANCORA VITA IN GULBIS
Ed eccolo a Parigi, città che l'aveva consacrato 12 mesi fa, Parigi che rischia di compromettere la sua carriera ad alti livelli. Con l'ennesimo passo falso che potrebbe fargli perdere decine di posizioni. Hanno programmato il suo primo turno sul campo numero 1. L'avversario è il non irresistibile Sljsling, n. 166 al mondo. Un incontro che nessuno si azzarda a definire scontato. Nemmeno i bookies. Un incontro che in un mondo banalmente perfetto sarebbe un primo turno qualsiasi. Un incontro che per Gulbis è fondamentale. Serve un'iniezione di fiducia. Una scossa. E qualche segnale positivo arriva. C'è ancora vita nella testa e nelle velleità di Gulbis. Vittoria in tre set, nemmeno troppo sudata, riuscendo a rimanere lucido in quei momenti che avrebbero potuto farlo sparire, come sempre accaduto quest'anno, dal campo. Momenti quali le numerose palle break salvate ad inizio di secondo set e soprattutto nel terzo, quando, dopo aver dilapidato il break iniziale, si è visto trascinare al tiebreak, al cospetto di un avversario che cominciava a sperarci e di un pubblico che (senza motivo) ha cominciato a fischiarlo e tifare per Igor come fosse un transalpino qualsiasi. Ma Gulbis non è uscito dalla partita e nemmeno dal campo. Se non dopo aver vinto facilmente anche il Jeu Décisif. La strada non è nemmeno così in salita. Mercoledì altro turno alla sua portata, contro Nicolas Mahut. E un tabellone, in prospettiva, non proibitivo. Ora dipende solo e soltanto da lui. Il tennis per il lettone non sarà forse tutto, ma questo è l'ultimo treno per restarci. Se non da protagonista almeno non da comparsa. Di certo il buon umore è ritrovato. Dopo essersi presentato in ritardo alla conferenza stampa, si è scusato suscitando l'ilarità in sala. "Non ho vinto molte partite quest'anno, avevo bisogno di un lungo massaggio" .