US OPEN – Per la nona volta in carriera, Roger Federer rimonta due set di svantaggio. La vittima è Gael Monfils, perfetto fino a quando ha avuto due matchpoint. Ma in quel momento è cambiato tutto.

Di Riccardo Bisti – 5 settembre 2014

 
Roger Federer avrà un solo dispiacere: le sessioni serali sono terminate. Quando l’Arthur Ashe Stadium accende le luci, diventa imbattibile. Rimontando due set a Gael Monfils, dopo aver cancellato due matchpoint, lo svizzero ha infilato la 26esima vittoria su 27 match notturni nell’impianto più grande del mondo. La simbiosi con questo campo, con la sua gente, si fa sempre più forte. “Siete stati fantastici, sembrava un clima da Coppa Davis” ha detto nell’intervista sul campo dopo il 4-6 3-6 6-4 7-5 6-2 che gli regala la 36esima semifinale Slam e una sfida a Marin Cilic, avversario ostico ma non certo impossibile, contro il quale non ha mai perso. Ok, un mese fa hanno dato vita a un match durissimo a Toronto (Federer bruciò sei matchpoint prima di imporsi), ma se gli avessero detto che avrebbe pescato il croato in semifinale, beh, avrebbe firmato al volo. Adesso sentirà una piacevole sensazione di onnipotenza, un senso di invulnerabilità. Capita quando annulli due matchpoint e poi domini alla distanza contro un avversario di cinque anni più giovane, che fa della fisicità un punto di forza. E allora vale la pena raccontare i due punti che potremmo ricordare a lungo. Sotto 4-5 nel quarto set, al momento di servire per rimanere in partita, si è trovato 15-40 a causa di alcuni errori dettati dalla fretta, dall’anima sempre più offensiva del suo tennis. Sul primo, il braccio ha tremato. Dopo un gran servizio, ha tirato uno schiaffo al volo un po’ tremebondo. In altre circostanze avrebbe lasciato andare il braccio. Buon per lui che Monfils abbia perso la misura del passante, tirandolo lungo di mezzo metro. Il punto ha ricordato il matchpoint per Elena Dementieva nella semifinale di Wimbledon 2009 contro Serena Williams, quando la volèe dell’americana toccò il nastro prima di morire nel campo della russa. Tanti sostengono che il destino non esista, che tutto venga scritto da noi. Ma come puoi non credere al fato se una palla finisce qualche centimetro più in là dopo tre ore di lotta?
 
LA RISATA ISTERICA DI MONFILS

Per chi ci crede, dunque, il destino aveva deciso così. Ha voluto ridare a Federer gloria americana dopo la terribile parentesi dello scorso anno. Scampato il primo pericolo, è stato sontuoso sul secondo matchpoint, cancellandolo con un dritto lungolinea in avanzamento. Un colpo dei suoi, di quelli che hanno fatto innamorare milioni di appassionati. In qualche modo, ha tenuto il servizio e si è issato sul 5-5. Il match era ancora aperto, ma lo spettatore attento ha capito in quell’istante che Federer avrebbe vinto. Lo ha capito osservando Monfils. Il francese si è messo a contemplare l’ovazione del pubblico, accompagnandola con un sorriso largo così, quasi isterico (foto a sinistra). In quel momento avrebbe voluto essere uno spettatore, non il protagonista (anzi, l’antiprotagonista). Avrebbe voluto essere in tribuna a tifare Roger, non in campo a sperare nella sua sconfitta. I due doppi falli consecutivi che hanno dato a Mr. Federer il 6-5 non hanno stupito nessuno. Il match era finito con quel passante fuori, che ha tolto luminosità alla t-shirt fosforescente di Gael. E pensare che fino a pochi minuti prima aveva espresso un tennis da fuochi d’artificio. Aiutato dalla condotta di Federer, sempre proteso verso la rete, trovava varchi interessanti su cui scaricare la sua potenza, soprattutto con il dritto. Nei primi due set, la metà campo di Federer sembrava quella di una squadra di Zdenek Zeman. Tante verticalizzazioni, ma anche paurosi buchi difensivi. E un maratoneta come Monfils, tanto veloce quanto esplosivo, c’è andato a nozze. E la gente si divertiva, con scambi a velocità supersoniche e decine di vincenti da entrambe due le parti. Nemmeno una storta alla caviglia in avvio di secondo set ha bloccato Monfils, praticamente perfetto nella prima ora di gioco.
 
SUPERATO NADAL
Ma se giocasse sempre così sarebbe fisso tra i top-5. “Al cambio di campo dopo la fine del secondo set, ho pensato che la strada per Gael fosse ancora lunga” ha detto Federer. Il calo è arrivato, puntuale, quando il servizio ha perso incisività. Il break di Federer in avvio di terzo è stato accompagnato da un urlo. A quel punto il match è entrato in bagarre, uscendo dagli schemi preconfezionati. Perso il terzo, Monfils ha prodotto il massimo sforzo nel quarto. Fino ai due matchpoint e quell’aria stralunata dopo aver incassato il 5-5. Federer ha saputo emozionare persino Stefan Edberg, solitamente molto freddo, che in più occasioni si è alzato dalla panchina. Il quinto set è stato una pura formalità, e ci ha fatto capire perchè Monfils ha giocato una sola semifinale Slam e ha vinto meno di quanto il suo tennis potrebbe esprimere. E’ incostante, inaffidabile, geniale ma anche folle. E’ così Federer festeggia il sorpasso su Nadal nella Race 2014, avvicinandosi a una prima posizione che fino a qualche mese fa sembrava utopia. E i numeri si aggiornano: nona semifinale allo Us Open, 36esima in uno Slam, 36esima vittoria contro un francese in uno Major (su 40 sfide) e 599esimo successo sul duro. Dovesse battere anche Cilic, sarebbe il primo nell’Era Open ad arrivare a 600. Per la nona volta in carriera, ha rimontato uno svantaggio di due set e ha portato a 23-19 il bilancio nei match al quinto, uno dei suoi pochi punti deboli. Tra l’altro, ha acciuffato Ivan Lendl e Pete Sampras come numero di semifinali a New York (9) preceduto soltanto da Jimmy Connors (14) e Andre Agassi (10). Cifre eccezionali che però passano in secondo piano di fronte alla gioia di un grande campione che, a 33 anni, continua a far sognare i suoi tifosi. Il sogno di centrare il 18esimo Slam non è così remoto, anche perchè non ha speso tantissimo: 3 ore e 20 minuti sono relativamente poche per cinque set, ma soprattutto è sceso a rete decine di volte, evitando le sabbie mobili dei duri scambi da fondo campo. Contro Cilic dovrà essere ancora più puntuale negli attacchi, ed evitare di guardare l’angolo del croato durante la partita. “Ero il primo tifoso di Ivanisevic quando ha vinto Wimbledon” ha detto. Per un pomeriggio, dovrà dimenticarsene. Peccato soltanto che le Night Session siano terminate.
 
US OPEN 2014 – UOMINI
Quarti di finale
Novak Djokovic (SRB) b. Andy Murray (GBR) 7-6 6-7 6-2 6-4
Kei Nishikori (GIA) b. Stan Wawrinka (SUI) 3-6 7-5 7-6 6-7 6-4
Marin Cilic (CRO) b. Tomas Berdych (CZE) 6-2 6-4 7-6
Roger Federer (SUI) b. Gael Monfils (FRA) 4-6 3-6 6-4 7-5 6-2
                        
Semifinali
Novak Djokovic (SRB) vs. Kei Nishikori (GIA)
Roger Federer (SUI) vs. Marin Cilic (CRO)