Il 12 febbraio 1996, dopo una furiosa rincorsa, Thomas Muster ha coronato il sogno di diventare numero 1 del mondo. Per riuscirci, l'anno prima aveva vinto tutto il possibile (e anche di più) sulla terra battuta. Qualcuno aveva storto il naso, ma l'austriaco rispose con una frase che ha fatto storia. “Guardate che i punti ATP non si comprano al supermercato”. 20 anni e un giorno dopo, l'Austria ha scoperto di avere un potenziale top-5. Che Dominic Thiem fosse un gran bel giocatore, beh, si sapeva. Si parla di lui da tempo, da quando giunse in finale al Roland Garros junior (perse da Bjorn Fratangelo). Poi ha impiegato qualche anno per trovare il suo miglior tennis, ma adesso è maturo. Lo scorso anno ha vinto tre titoli ATP e a Buenos Aires ha fatto poker, battendo Rafael Nadal in semifinale e Nicolas Almagro in finale. In entrambi i match ha vinto 7-6 al terzo. Un risultato che vale ancora di più perché ottenuto lontanissimo da casa, in un luogo lontano dalla cultura e dalla mentalità austriaca. Il terrificante dritto a sventaglio con cui ha cancellato un matchpoint a Rafael Nadal è un grande biglietto da visita. Eppure con Muster non ha particolari rapporti. Anzi, fu proprio lui a mettere fine alla sua seconda carriera. Qualche anno fa lo batté al torneo ATP di Vienna, ultima apparizione dell'ex robot di Leibnitz. Il trofeo dell'Argentina Open gli è stato consegnato da Guillermo Coria, che è sicuro. “E' un potenziale numero 1. Quando metterà un po' di ordine nel suo gioco lo vedremo tra i primi 8. E quando Djokovic avrà un leggero calo, lui sarà pronto a lottare per la prima posizione”. Parole importanti per un ragazzo tranquillo, dal carattere “semplice”, come ama autodefinirsi. Tiene a precisarlo perché per anni si è allenato con il bad-boy Ernests Gulbis. Hanno condiviso lo stesso coach, quel Gunther Bresnik che tanti anni fa prese una decisione molto delicata: gli impose di lasciar perdere il rovescio a due mani per adottare la classica soluzione a una mano. Nel tennis di oggi, dove quasi tutti vengono impostati con il colpo bimane, è stata una mezza rivoluzione.
LE FATICHE DEL SOLDATO DOMINIC
“Ma in realtà è un vantaggio – dice Thiem – posso arrivare su più palle e ho a disposizione una maggiore varietà di rotazioni”. Qualcuno lo ha definito “Iron Man” per il modo in cui ha vinto il torneo, annullando matchpoint in due partite (aveva rischiato grosso anche al secondo turno contro Gastao Elias). L'affermazione, tuttavia, trova radici concrete nel passato di Dominic, nato il 3 settembre 1993 a Wiener Neudstadt, 45 chilometri a sud di Vienna. Per qualche tempo si è preso cura dei suoi muscoli un ex triathleta un po' svitato di nome Sepp Resnik. Lo faceva allenare nel bosco, in piena notte, facendolo cambiare tra gli alberi e sottoponendolo ad allenamenti degni di John Rambo o Rocky Balboa. Ogni giorno correva 15 chilometri, usava i rami degli alberi come pesi da portarsi dietro e attraversava stagni e ruscelli come se fosse in un centro di addestramento militare. A proposito, tra il 2014 e il 2015 il buon Dominic (soprannominato “Dominator”, proprio come l'ex giocatore Dominik Hrbaty) ha svolto il servizio militare in Austria. Sei mesi duri perché non ha avuto nessun trattamento di favore per essere un atleta professionista. “Anzi, forse mi hanno trattato peggio proprio per questo!”. Di sicuro, a causa delle chiamata alle armi, non ha potuto svolgere una buona preparazione invernale e per questo ha faticato nei primi tornei dell'anno scorso. Stavolta ha potuto lavorare nel modo giusto e si è visto al Buenos Aires Lawn Tennis Club, laddove vincono solo i latinos. L'ultimo non ispanico ad aggiudicarsi il titolo era stato Jay Berger nel 1986. Forse Coria ha esagerato, ma Thiem mette d'accordo un po' tutti. Piace la sua personalità, il suo gioco, il modo di stare in campo. Gioca bene dappertutto, come ha dimostrato in Australia con la semifinale a Brisbane (persa da Federer, che l'anno scorso lo aveva scelto come compagno di allenamento per la stagione sul rosso) e il terzo turno a Melbourne. Ma la sua superficie rimane la terra battuta, dove ha trascorso il 99% della sua gioventù (“Sia al coperto che all'aperto”). Forse non è l'erede di Muster, ma più passa il tempo e più gli assomiglia. E siamo certi che Dominic firmerebbe subito per avere una carriera come quella dell'illustre connazionale. Intanto riparte da Rio de Janeiro, dove se la vedrà al primo turno contro Pablo Andujar.